Dai giovani del Seminario Quarenghi gioia, speranza e accoglienza per testimoniare nelle nostre realtà, quanto sia bella la vita e quanto ne siamo innamorati.
La gioia. Il cuore che vibra. L'emozione enorme che solo chi condivide davvero tutto, mettendo in gioco anche se stesso, riesce a provare. Ho trovato questo e altro, altro ancora, mentre riaprivo la valigia che riportavo a casa dal Quarenghi, che quest’anno si è svolto a Maratea dal 28 luglio al 4 agosto. Una settimana splendida, una settimana in cui ho di nuovo visto quanto sia importante ritrovare il sorriso sui volti di chi ti è accanto. Una settimana in cui l'impossibile è diventato possibile, solo perché a sognare eravamo INSIEME.E mentre ripongo ciò che è nella valigia al suo posto, pronta a risfoderare tutto il prossimo anno capisco, capisco tutto. Capisco che niente è finito e che la valigia non va svuotata, ma ancora riempita. E che gli amici che ho incontrato o semplicemente rivisto non saranno vecchi ricordi sbiaditi, ma nuovi compagni di viaggio.
Alleati a cui proprio non saprò rinunciare in questa battaglia, dove la vittoria, almeno per una volta, non si avrà quando i "nemici" saranno morti, ma quando diventeranno nostri compagni. Dove la pace sarà data dalle risate rumorose e gioiose dei bambini che nasceranno. Dove tutti, ma proprio tutti, saremo chiamati a combattere in prima linea con le potentissime armi della speranza e dell'accoglienza.
"Si vis pacem, para bellum"... se vuoi la pace preparati alla guerra, diceva Augusto. "Se vuoi la pace, difendi la vita", abbiamo urlato noi giovani quarenghini. E ci crediamo, ci crediamo davvero! Il nostro Quarenghi, metafora del nostro impegno per la vita, dunque, è appena cominciato! Tutti uniti, in un’unica grande squadra, testimoniamo nelle nostre realtà, quanto sia bella la vita e quanto ne siamo innamorati.
(giovaniprolife/Ludovica Cerasuolo)
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