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Anna e il suo "tunnel oscuro": morire con la RU486


Nessuno mi disse del pericolo, la mia vita è finita con quella pillola. Attente alle false libertà e soprattutto non decidete da sole: una nuova vita è un dono.

Il doppio test non lascia più alcun dubbio: incinta. Anna non vuole un figlio: università, genitori, lavoro, tante incertezze e tante paure. Anche Roberto ha le stesse paure, ha solo 24 anni. Ma sente da subito la responsabilità di essere padre, nonostante tutto. Litigano furiosamente e lei rimane sola con la sua decisione: abortire.

“La Spagna è molto più avanti dell’Italia e qui c’è la libertà di abortire con semplicità”, raccontano i medici ad Anna. “Non avrai nessun problema. Basterà assumere due pillole, una per bloccare la gravidanza e l’altra per espellere il feto, niente di complicato, al massimo quel piccolo fastidio come nelle giornate del ciclo”. Questa è tutta l’informazione che Anna ebbe prima di affrontare l’aborto con la RU486. Una cosa semplice e indolore, domani sarà tutto un brutto ricordo.

Così, Anna si fida, per ingenuità e per disperazione. Firma di essere stata accuratamente informata e prende la prima pillola, di cui ignora anche il nome. Due giorni dopo prende anche la seconda, senza porsi troppe domande.

Mifreprex e Misoprostol. Anna scopre i nomi delle due pillole in un modo terribile, ancora una volta in ospedale. «La mattina seguente ero sola in appartamento, il mio fidanzato neanche sapeva che stavo già mettendo in pratica il mio intento abortivo. Iniziai ad avere dolori lancinanti all’addome, a fare avanti e indietro dal bagno con una diarrea incontrollabile e una nausea terribile. Pensavo di morire. Caddi in uno stato di semi incoscienza e dopo alcune ore mi svegliai in un bagno di sangue. L’emorragia era inarrestabile, continuavo a perdere sangue, sentivo la vita uscire dal mio corpo, non ero mai stata tanto male.

Chiamai aiuto e tornai in ospedale, dove mi fecero una nuova ecografia ed ebbi la notizia che l’aborto era avvenuto "con successo". In realtà lì si celebrò il cuore vero del mio dramma. Le mie convinzioni ad una ad una sono tutte crollate, sono caduta in uno stato di depressione terribile, piango sempre e fatico a riprendere forza. Ora mi sento in colpa verso il mio fidanzato, che peraltro ho anche perso, e soprattutto verso quella creatura. Devo cominciare a ricostruire tutta la mia vita, ma so che questo ricordo non mi abbandonerà».

E il brutto ricordo non svanisce, neanche con il tempo. “Credevo che la RU486 fosse una conquista della scienza, così come la presentano i giornali. Invece la mia vita è finita con quella pillola, che ti dà l’illusione di non abortire mentre in realtà rischia di uccidere te oltre a tuo figlio”. Ma c’è in Anna la volontà di reagire al dolore terribile che ha vissuto e di uscire da quello che lei chiama “tunnel oscuro dal quale non riesco ad uscire”.

Volontà che matura con la diffusione sua testimonianza: “Non voglio che altre ragazze imbocchino la mia strada, devono sapere a cosa si va incontro. Vorrei dire solo questo: attente alle false libertà e soprattutto non decidete da sole, la vita, sin dal suo sbocciare, anche nel dramma si può trasformare in un dono. Io me ne sono accorta troppo tardi, ma per voi c’è ancora tempo”.

Fonte: Avvenire.it. Foto: Occhi bassi by ~ViOLeTjaniS

 
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