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Zenit racconta il Quarenghi con un 'intervista

In questi giorni, Zenit, agenzia di notizie specializzata nella copertura degli eventi del mondo cattolico, ha riportato l'intervista fatta al Co-Responsabile nazionale giovani, Tony Persico, sul seminario "Vittoria Quarenghi" che, quest'anno, si terrà a Maratea dal 28 Luglio al 4 Agosto. 

Cos’è il Seminario “Vittoria Quarenghi”?
Per gli amici è semplicemente il Quarenghi un appuntamento annuale aperto a tutti i giovani, con lo scopo di scoprire, approfondire, dibattere, cantare e testimoniare la cultura della vita. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Maratea, dalla Diocesi di Tursi-Lagonegro e dal Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI, si snoda nel corso di una settimana ricca di incontri e testimonianze. L’edizione di quest’anno è dedicata all’Iniziativa dei cittadini europei in difesa dell’embrione umano, e sarà l’occasione per conoscere da vicino le attività di volontariato e promozione culturale portate avanti dal Movimento per la Vita italiano. Un modo tutto speciale di impegnarsi al servizio degli altri fondato sulla difesa dei più indifesi: la madre in difficoltà, il bambino concepito, il malato terminale. Tutte persone che sempre più sono viste dalla società con rifiuto anziché con il desiderio dell’accoglienza.

Cosa significa il titolo di questa trentesima edizione?

Il titolo sintetizza in modo efficace l’impegno dei giovani prolife per la grande mobilitazione all’insegna dell’Iniziativa europea “Uno di noi”, una campagna che, come ha ricordato la portavoce del comitato italiano Maria Grazia Colombo, “pone al centro la persona, nella sua totalità e nel suo diritto a crescere, a vivere, a essere cittadino a pieno titolo del mondo”. La raccolta firme è ancora in corso e si può aderire attraverso il sito: www.firmaunodinoi.it. “L’embrione umano è uno di noi” sono le parole impiegate dal Comitato Nazionale di Bioetica quando nel ’96 si è pronunciato sull’identità e lo statuto dell’embrione. Da qui, da questa affermazione che ogni madre e ogni figlio sente innata, vogliamo intraprendere il nostro percorso per far ricordare come solo dalla difesa della vita si può costruire la vera pace, è questo il senso della frase di Paolo VI che accompagnerà i ragazzi.

Con tante emergenze sociali perché interessarsi alla bioetica?

Il perché della bioetica è racchiuso proprio nel binomio vita-pace... È facile al giorno d’oggi parlare di pace, invocando la fine delle povertà ed evocando l’orrore della guerra. Non è altrettanto facile parlare di difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, ma è questo quello che vogliamo fare con i ragazzi e le ragazze del “Quarenghi”. La relazione tra pace e vita ci è stata spiegata da una testimonial d’eccezione, Madre Teresa, che ritirando il premio Nobel non ha esitato a ricordare al mondo intero che “il più grande distruttore di pace nel mondo è l'aborto. Se una madre può uccidere il proprio figlio nella culla del suo grembo, chi potrà fermare me e te dall'ucciderci reciprocamente?” La suora di Calcutta non esitava a considerare proprio il bambino nel grembo materno “il più povero tra i poveri”.

E i giovani capiranno questo legame?
Sono sicuro di sì: non solo i giovani di oggi, ma anche i giovani delle generazioni che ci hanno preceduto. I giovani hanno da sempre quello sguardo limpido capace di scorgere la strada della pace come la strada dei più indifesi, dei piccoli e degli ultimi. Ogni generazione si è spesa, a suo modo, in questo grande percorso dell’umanità. Per i giovani oggi la sfida generazionale è ...

Puoi leggere l'intervista intera cliccando qui (prima parte) e qui. (seconda parte)
 
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