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Papa Francesco: volontari prolife occasione di speranza e rinascita.

“Voi, aderenti al Movimento per la vita, in quarant’anni di attività avete cercato di imitare il buon samaritano. Dinanzi a varie forme di minacce alla vita umana, vi siete accostati alle fragilità del prossimo, vi siete dati da fare affinché nella società non siano esclusi e scartati quanti vivono in condizioni di precarietà. Mediante l’opera capillare dei ‘Centri di aiuto alla vita’, diffusi in tutta Italia, siete stati occasione di speranza e di rinascita per tante persone”.

Queste le parole di papa Francesco al Movimento per la vita (Mpv), ricevendo oggi in udienza i partecipanti al 35° Convegno nazionale dei Centro di aiuto alla vita, in corso a Roma. “Vi ringrazio – ha aggiunto – per il bene che avete fatto e che fate con tanto amore, e v’incoraggio a proseguire con fiducia su questa strada, continuando a essere buoni samaritani! Non stancatevi di operare per la tutela delle persone più indifese, che hanno diritto di nascere alla vita, come anche di quante chiedono un’esistenza più sana e dignitosa.In particolare, c’è bisogno di lavorare, a diversi livelli e con perseveranza, nella promozione e nella difesa della famiglia, prima risorsa della società, soprattutto in riferimento al dono dei figli e all’affermazione della dignità della donna. A questo proposito, mi piace sottolineare che nella vostra attività, voi avete sempre accolto tutti a prescindere dalla religione e dalla nazionalità. Il numero rilevante di donne, specialmente immigrate, che si rivolgono ai vostri centri dimostra che quando viene offerto un sostegno concreto, la donna, nonostante problemi e condizionamenti, è in grado di far trionfare dentro di sé il senso dell’amore, della vita e della maternità”.

“Per i discepoli di Cristo, aiutare la vita umana ferita significa andare incontro alle persone che sono nel bisogno, mettersi al loro fianco, farsi carico della loro fragilità e del loro dolore, perché possano risollevarsi”. “Nelle dinamiche esistenziali – ha ricordato il Papa – tutto è in relazione, e occorre nutrire sensibilità personale e sociale sia verso l’accoglienza di una nuova vita sia verso quelle situazioni di povertà e di sfruttamento che colpiscono le persone più deboli e svantaggiate”. “Quante famiglie – ha aggiunto Bergoglio – sono vulnerabili a motivo della povertà, della malattia, della mancanza di lavoro e di una casa! Quanti anziani patiscono il peso della sofferenza e della solitudine! Quanti giovani sono smarriti, minacciati dalle dipendenze e da altre schiavitù, e attendono di ritrovare fiducia nella vita! Queste persone, ferite nel corpo e nello spirito, sono icone di quell’uomo del Vangelo che, percorrendo la strada da Gerusalemme a Gerico, incappò nei briganti che lo derubarono e lo percossero”. E “su quella strada, che attraversa il deserto della vita, anche nel nostro tempo ci sono ancora tanti feriti, a causa dei briganti di oggi, che li spogliano non solo degli averi, ma anche della loro dignità”.

Fonte: Sir

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Davide: il mio Quarenghi e la meraviglia della Vita.

Ogni anno per una settimana d'estate, tra il mare ed il cielo, dall'alba al tramonto si accende una stella bellissima : Il Quarenghi. Può sembrare un evento come tanti altri,  ma non è cosi perché nasconde un qualcosa di unico e profondo  da  accorgertene  solamente quando lo vivi. 

Maratea, una località con un bel clima,  un'acqua cristallina, una bella location ed una natura incontaminata che fa' da cornice ad una esperienza che ti porta senza accorgertene, in un'altra dimensione, contrastante dalla realtà spesso triste e grigia del mondo in cui viviamo. Mai avrei pensato che in questo mondo spento dagli egoismi, dalla mancanza di valori autentici, potesse esistere una luce di speranza capace di illuminare, dare colore e sapore ai cuori delle persone che lo vivono.

Se io stia esagerando? Non penso, perchè vi giuro che l'esagerazione a parole non basterebbe per descrivere tutte le emozioni che questo evento trasmette ogni anno, se potessi farei un balletto per comunicarvi la felicità che ho ricevuto. Sono 200 i ragazzi  venuti  da ogni angolo della penisola, per urlare il loro “Nati per vivere” .  Tra questi c'è  chi non poteva fare a meno di ritornare dall'anno precedente, chi è venuto per caso o per sentito dire e chi è venuto con una buona dose di scetticismo.  La cosa sicura è che ognuno di questi è ritornato a casa con qualcosa in piu' nella valigia, una ricchezza da  portare per un lungo periodo della vita. Alcuni sono entrati con un'idea ben precisa ed  usciti  con una nuova, chi era indeciso  è uscito determinato, chi era disinteressato  ha capito l'importanza di intervenire nelle tematiche che sono state trattate anche nella vita di tutti i giorni.

“Nati per vivere”, questo è lo slogan proposto e sono anche le   parole giuste da utilizzare per racchiudere il significato  profondo che ha trasmesso ad ogni persona questo Quarenghi. 2015.
Nati per vivere la vita e  le sue bellezze ,le emozioni e le ricchezze che da ogni uomo possiamo ricevere. E' da qui che nasce la dignità  di vivere di un uomo, perchè oltre che ad avere il  diritto a godere delle bellezze della vita, come abbiamo fatto noi in questa settimana, ogni uomo   rappresenta una ricchezza irriproducibile  per l'umanità, grazie al suo carattere unico. Il piu' grande insegnamento è stato questo.

Sono stati giorni di confronto sulle problematiche relative agli attacchi alla dignità della vita umana come l'aborto e l'eutanasia, tutti problemi che suscitano ad ognuno di noi  notevoli difficoltà nel comprenderne la giustizia o meno. Spesso non ci pronunciamo, rimaniamo indifferenti  perchè siamo influenzati da quella cultura dello scarto, dettata dall'egoismo, dell'indifferenza  che ci chiude  gli occhi verso gli altri. Ma  il miracolo del Quarenghi è che  ci ha fatto aprire gli occhi, esaudendo i dubbi spesso  in una maniera spontanea e naturale, non con lunghi sermoni, ma spontaneamente, con la condivisione di momenti autentici ed unici. Difatti ai  dubbi  qui la risposta è presente. Le soluzioni, per esempio, sono presenti nelle “storie di amore immenso” raccontante da uomini che hanno dedicato la propria vita e messo tutta la propria dedizione per la difesa della vita altrui, sentendosi responsabili della difesa della dignità di ogni individuo, offesa ed oltraggiata. Ma le risposte ai tuoi dubbi  le trovi solamente  lasciandoti andare nella condivisione di momenti autentici  per coglierne il significato profondo  che magari non riuscivi a capire a causa della solitudine collettiva cui è soggetto il nostro mondo, nonostante sia abitato da 7 miliardi di individui.

L'ingrediente che rende speciale l'esperienza del Quarenghi è principalmente uno solo, siamo noi, con il nostro essere se stessi, gettando via le maschera, in nome nell'unicità che ognuno di noi porta e che, come il Quarenghi ha insegnato, è ricchezza per gli altri senza se  e senza ma. Senti, alla fine del Quarenghi, la ricchezza della vita di ogni persona, grazie ai momenti condivisi, alle  emozioni trasmesse, alle loro storie e parole ed il tuo pensiero si sposterà, quasi meccanicamente a quei problemi che limitano la nascita di queste ricchezze per l'umanità, la nascita di una vita.
Se prima eri accecato dalla cultura dell'egoismo e dell'individualismo, sentirai amplificata nel tuo cuore la certezza che gettare un bambino, gettare una vita è un abominio, una perdita di una ricchezza che mai, dico mai, verrà riprodotta, la ricchezza dell'essere di ogni uomo indipendentemente dallo stato fisico o mentale in cui si trova. Capirai che l'uomo non può essere utilizzato come un mezzo perchè ha un fine.

“Storie di un amore immenso” è Peggy (di Heartbeat International) con il suo impegno nel salvare migliaia di vite all'anno nel mondo, penso ad Hamara ed alla sua avventura dall'Africa alla ricerca della vita, oltraggiata e soppressa nel suo paese, penso alla storia di Le Jeune, raccontataci dal Presidente della Fondazione a lui dedicata, Le Méné: uno scienziato che ha combattuto portandosi contro corrente  per la difesa della Vita dei più deboli, arrivando a sacrificare anche la sua carriera.

Ma le “storie di  amore immenso” siamo anche noi perché dalle riflessioni è emerso di quanto amore  siamo capaci di donare. Alla  bellissima proposta di Tony di modellare un oggetto con il pongo, da donare al prossimo sono emersi pensieri nobilissimi dettati solamente dalla nostra profondità, ognuno caratterizzato da un significato diverso e proprio. C'è chi ha fatto un ancora per donare la stabilità nel mare tempestoso  della vita, chi ha fatto un fiore per donare bellezza, chi ha fatto una mano nel significato di donare se stessi. Sono questi i momenti autentici, i momenti semplici ma profondi di cui parlavo prima che  arricchiscono e lasciano il segno.

Ragazzi provenienti  dal Nord come dal profondo Sud della Penisola, a rappresentare che l'Italia, nonostante tutto e tutti, è unita per la battaglia della vita, per combattere chi vuole rendere il mondo grigio, senza colori né sapore. Dopo le emozioni che sono nate da questa esperienza, la voglia di colorare e dare sapore al mondo con  emozioni vere è presente ed è forte. Le rivoluzioni le fanno i figli e il MPV, le organizzazioni PRO-LIFE e noi, nonostante rappresentiamo una minoranza, siamo una scintilla nelle tenebre che può trasformarsi in un fuoco grandissimo capace di divampare, alimentato con il vento “dell'amore immenso” che ognuno di noi possiede.. Il Quarenghi è un'emozione, una speranza che ci da' forza e che  insegna che possono distruggere un fiore, ma non  impedire alla primavera di fiorire.
Quarenghi ti ringrazio di avermi stupito...

Davide

Seminario Quarenghi: il posto del Cuore.

Inizia con questo post il racconto del Quarenghi 2015. Dopo la comunicazione istituzionale, che vi ha raccontato il Seminario in maniera il più possibile oggettiva, ecco a voi le parole dei ragazzi. Parole che cercano di delineare sentimenti e che lasciano emozioni in chi il Quarenghi l'ha vissuto e in chi, proprio attraverso le parole di questi giovani, le vivrà. Buon viaggio tra i giovani prolife!

Il Quarenghi... E pensare che all'inizio la mia intenzione era di non andarci. Il fatto di non conoscere nessuno; il fatto di non sapere minimamente cosa fosse e di cosa si parlasse in quel "seminario". 
Ecco. Stavo per fare l'errore più grande della mia vita. Il Quarenghi è vita, allegria, gioia. Un'insieme di emozioni che riempiono il cuore e ti fanno stare bene. Le tematiche sono state fantastiche ma soprattutto le persone. Anzi. Gli Amici. Persone davvero stupende. Con un Cuore, con la C maiuscola.

Non credo di aver mai conosciuto persone così diverse tra loro, magari con dialetti diversi (bellissimi), ma così unite dallo stesso desiderio di vivere e rispettare la vita fin dall'inizio.
Non credo che dimenticherò mai questa esperienza fantastica. Ho imparato, mi sono divertito. 
Il Quarenghi... solo storie d'amore immenso.

Nicola, Perugia.

Keep calm and... prepara la valigia per il Quarenghi!



Se siete ancora indecisi a partecipare alla spumeggiante settimana del Life Happening Vittoria Quarenghi, oggi abbiamo deciso di darvi 5 buoni motivi per preparare le valigie e venire a Maratea, così da condividere con noi una settimana che, ve lo promettiamo, e ne siamo già certi, sarà indimenticabile!

1) Cambiare meta “turistica”… e non pentirsene.

La solita vacanza è bella, sì, confortevole, anche… ma volete mettere l’adrenalina di scoprire qualcosa di nuovo, che è vero all’inizio può far anche un po’ timore, ma poi vi restituisce più di quanto credete?
Il Quarenghi per il 70% dei ragazzi che vi partecipano è proprio questo: un “tuffo” in qualcosa di nuovo e inaspettato… tanti sorrisi e condivisioni importanti nel corso di una settimana, che a quanto dicono, passa sempre troppo in fretta.

2) Relax in una location da sogno, a un prezzo davvero accessibile.
Villa del Mare è una chicca sulla scogliera, e vi accoglierà nel migliore dei modi, dal 26 Luglio al 2 Agosto. Senza dubbio un’eccellenza del settore, a servizio di un seminario importante come il Quarenghi. La formazione, ci piace ancora di più, se coniugata con autentici momenti di spensieratezza e relax: crediamo che sia questo il giusto mix! Cerchiamo semplicemente di creare le condizioni più favorevoli possibili per un vero momento di crescita personale, e per questo non trascuriamo nemmeno quelle economiche.

3) Nuove amicizie, e non solo su facebook!
Ve la ricordate, quella dinamica relazionale fatta di condivisione, di complicità, di belle emozioni, che poi si trasformano, nel tempo, in ricordi che segnano una vita? Ecco... sì, parlo di quella! Parlo dell’amicizia che spesso trovi per caso, e nonostante i chilometri, spesso rimane viva e profonda! Non ci credete? Vi invitiamo a provare! (Nel frattempo, scusatemi, ma prima di continuare devo telefonare alla mia amica campana: non vediamo l’ora di rincontrarci proprio a Maratea)

4) Trovare del tempo per fermarsi senza interrompere il proprio cammino.

Ammettiamolo, a volte ne abbiamo bisogno: desideriamo tanto qualche giorno di serenità e distensione per prenderci del tempo e riflettere su quello che non ci fa dormire poi così sereni la notte. Ve lo assicuriamo: il Quarenghi è l’occasione adatta per fare tutto ciò, sostenuti da un clima costruttivo e collaborativo, attento alle proprie esigenze e sensibile alle tante vite che si incontrano. Chi ha già partecipato vi potrà raccontare di cammini che si incrociano, si arricchiscono, e riprendono in una corsa ancor più spensierata di prima. Non abbiate timore a chiedere! Le esperienze come queste sono fatte anche per essere condivise.

5) Tornare a casa e cominciare a ri-credere che il mondo non fa così tanto schifo!

Non abbiamo alcun segreto, ma abbiamo una sola certezza: se deciderete di unirvi a noi, per Domenica 2 Agosto avrete scoperto che il “segreto” siete esattamente voi e come decidete di guardare e abbracciare il mondo. E capirete, anche, che quelle spese sino ad ora sono solo belle parole dal tono apologetico! Noi proviamo a testimoniarvi lo stupore e la meraviglia che qualcun altro ci ha donato in precedenza, e di questa sappiamo che saprete farne vero tesoro, come più riterrete opportuno.

Che dirvi di più, ragazzi? Noi cominciamo a pensare cosa mettere in valigia (che è sempre un “grosso problema”, da non sottovalutare :P )… ma voi, prima ancora, non scordate di iscrivervi eh!
Vi aspettiamo tutti a Maratea: siamo già pronti ad accogliervi con un bel sorriso! 

Per info e iscrizioni: seminarioquarenghi.blogspot.it

Daniela S.

Idee per un post Quarenghi



Il periodo successivo al Quarenghi è sempre stato usato come un periodo di riflessione, per registrare i buoni risultati e per capire come migliorare le cose andate meno bene.

La prima riflessione deriva dai luoghi in cui il Life Happening si è svolto: il Polo universitario di Novoli e il monastero benedettino di S.Marta. Abbiamo scelto S.Marta, il posto in cui 40 anni fa fu fondato il primo Cav d’Italia, perché volevamo che i partecipanti respirassero il “clima” di quegli amici fiorentini che dettero il primo impulso alla nostra esperienza. È importante che l’Equipe giovani capisca di far parte di una storia di amicizia oltre che di un impegno pro vita.

L’altro luogo scelto è il Polo universitario di Novoli, in cui si è svolta la conferenza "Obiezione di coscienza, nulla da obiettare?", questo ci indica il nostro dovere di prendere sul serio l’essere studenti, come ricordato da S.E. Mons.Mario Meini e la prof.ssa Assuntina Morresi, dobbiamo essere, prima di tutto, validi studenti per ottenere quella formazione personale che ci farà essere dei professionisti apprezzati. Non siamo “collezionisti” di attestati di partecipazione ad eventi pro life, ma siamo persone che vogliono formarsi.

Grazie al concorso scolastico europeo e a professori sensibili alle nostre tematiche, i nostri gruppi giovani locali possono entrare nelle scuole secondarie per dare input di bioetica a studenti liceali. Dal confronto con i ragazzi ci accorgiamo di quanto questo scambio sia importante, il Mpv non può delegare questa responsabilità di formazione.
Ma accanto a questo impegno consolidato, è necessario riscoprire il lavoro dei Movit, gruppi universitari del Mpv, e valutare l’opportunità di fondarne altri, dato che, attualmente, ne esistono 3 in tutta Italia. Perché fondare altri Movit? Per calare ciò in cui crediamo nel nostro presente di studenti e provare ad avvicinare ai nostri valori giovani di altri ambienti. L' Università è il luogo dell'alta formazione, sede primaria della ricerca scientifica, dove tutte le idee si dovrebbero confrontare senza nessun pregiudizio, ecco perché è qui che dovremmo essere più presenti! Purtroppo in passato, e per nostra responsabilità e per diffidenza di alcuni docenti, non siamo stati capaci di far sentire le nostre idee in questo luogo. I Movit cercano di smuovere l’inerzia e devono diventare “ruote motrici” del cambiamento culturale; per farlo devono essere fondati nelle città universitarie, hanno senso solo se sono realmente collegati agli atenei, se offrono formazione nelle università e per gli studenti universitari, cercando di coinvolgere docenti, dottorandi e altri gruppi studenteschi. L’obiettivo è riflettere scientificamente sulle grandi sfide della bioetica e non occuparsi di rappresentanza studentesca. Il desiderio di potenziare i Movit non dovrà essere a discapito dei gruppi giovanili locali che continueranno a formare giovani fra 18 e 35 anni (liceali, neolaureati e coloro che hanno deciso di non intraprendere percorsi universitari) e a collaborare coi cav e i mpv locali. Insomma fondare altri Movit non è una svolta elitaria; siano consapevoli che il nostro gruppo giovani debba essere lievito per il popolo della Vita e non per una giovane élite.

Marco Alimenti

In viaggio con i braccialetti rossi: dal dolore alla gioia.


Insieme a Daniela scopriamo perché siamo così prolife, così innamorati della vita. Da "Braccialetti rossi" alla domanda di senso: perché a me il dono e il dovere di aiutare ad aprire il cuor?

In piena kermesse Sanremese, si distinguono due tipologie di persone: chi di Sanremo ne ha solo ribrezzo e chi, invece, guardandolo, si improvvisa esperto critico musicale e magari anche l’Enzo Miccio della situazione (nonostante, magari, la mattina si vesta a occhi chiusi dal sonno, accorgendosi poi, sotto la luce del sole, di aver combinato un bel disastro). Confesso: quest’anno mi sento di appartenere spudoratamente alla seconda categoria. 

Ma, se è vero che l’essere umano è fatto per elevarsi al Bello, al Bene, allora, con questo articolo, voglio consapevolmente sublimare questo primordiale istinto femminile in qualcosa di migliore, che possa aver un senso più profondo di una dipendenza twitteromane ad un hashtag come #Sanremo2015.

Il merito di questo mio slancio, però, devo ammetterlo, non è del tutto mio. La motivazione vera è che appena ho sentito nel web la nuova sigla di Braccialetti Rossi, composta e cantata da Niccolò Agliardi e la sua band (pressoché sconosciuta prima dell’esordio della fiction), ho avuto un flusso di pensieri infiniti. Belli, brutti, forti, volati via e ripresi per un istante… ma comunque troppi per non imprimerne almeno qualcuno su un foglio, di carta, word o internet che sia.
Braccialetti Rossi, per chi ancora non la conoscesse, è la famosa fiction di Rai1 che ha sbancato parlando proprio di quello che più l’umanità vuole nascondersi: la potenza infinita del dolore che si abbraccia con l’amore.  

Non avete letto male… avete, spero, capito benissimo: scrivo “vuole nascondersi” non a caso. Alla prima opportunità possibile, infatti, di provare a capire questo intreccio complicato eppure salvifico, subito non si perde occasione: lo share televisivo conferma alla grande.
Viaggia sulla stessa intensità la sigla di queste puntate, dal testo tanto semplice quanto evocativo, dalla musicalità tanto carica eppure quasi silenziosa, tra i pensieri che si fanno avanti.  Passo passo si apre una finestra nel tempo, e mentre, magari, stai guidando in una strada di campagna che non finisce più, tra le curve attorcigliate, ti ritrovi dove mai avresti pensato ….

«Ci sono anch’io ai bordi del campo
ad alzare un saluto
ho corso per tutta la notte per dirti
che il buio è diverso dal vuoto»

Ti ritrovi, infatti, tra mura vecchie, dal profumo aspro di storia e Vita che si fondono… proprio lì, in quel luogo, lottano ferocemente.
Lotta la Vita, contro la morte.
Lotta la storia, per un nuovo sorriso.
Lotta un volontario, per una nuova mamma con in braccio il suo bambino.

Sì, mi ritrovo tra le mura di un CAV, che più caro di altri, mi insegna ogni volta come “alzare un saluto” è la discrezione e la dolcezza necessaria per accogliere chi crede che ci sia unica via nei confronti di una gravidanza inaspettata o problematica. Eppure una volontaria è lì, ad ascoltare, a capire e comprendere, ad ingegnarsi nell’allontanare il peso del pregiudizio e delle paure. Corre per giorni, per mesi a volte: telefona, scrive, contatta e  non si dà pace fino a che non riesce a trovare l’alternativa giusta per fa sì che tra i sogni di quella donna, (sì, quella che aveva visto paurosa e intimorita raccontarsi di fronte a lei) possa esserci anche il bimbo che il suo grembo ha già deciso di custodire. 

Il buio è diverso dal vuoto: hai ragione, caro Niccolò… forse non le conosci le nostre operatrici CAV, ma pensa un po’… loro di questa frase ne hanno fatto filosofia di vita. E ci credono talmente tanto che ogni giorno cercano di squarciare il buio di tutte le mamme che incontrano esattamente provando a far sì che, con un bimbo, venga alla luce. La luce riempie, scalda, accarezza… come potrà farlo una nuova vita, che piccola e fragile, tra le nostre braccia griderà al mondo di esserci. Se quella Vita, quel suono non riempie il vuoto, il silenzio, la disperazione... ditemi voi cosa potrà farlo in migliore.
Io, nel dubbio, vi dico che di vuoti riempiti da gioia profonda, ad oggi, ho avuto la fortuna di vederne parecchi.
  
«È tutta per te,
è una cascata di pioggia scura:
non smettere affatto di piangere forte
che il bene si avvera».

La macchina continua ad andare: le mie mani sono sul volante eppure penso che la pioggia scura, in questi anni mi ha bagnato i vestiti, la pelle e a volte le ossa.
Non solo a me.
Rivedo i volti di ragazzi che in qualche notte d’estate, d’inverno, a bordo piscina, o con email chilometriche mi hanno raccontato di quanto freddo abbiano sentito sotto alla tempesta, troppo spesso soli e incompresi. La pioggia, che non dà mai troppo preavviso prima di scendere, se non altro nasconde le lacrime. I veri duri all’inizio non sanno ma proprio in quelle lacrime, subito asciugate per paura che qualcuno le veda, c’è il principio della rinascita più autentica.

Certo che il bene si avvera, prima o poi, caro Niccolò. Essenzialmente siamo noi il bene, ma se lo decidiamo dopo esserci accolti nella maniera più incondizionata!
Ecco che il sole piano pianino si fa vivo: bisogna pazientare un po’, ma questo “farabutto”, in realtà, si rende conto di essere così bello che a volte è un po’ “prima donna”. Armiamoci di pazienza: ne vale davvero la pena.
La campagna che ho intorno, comunque, sembra non ascoltare i miei pensieri: nel momento in cui penso alla luce, nuvoloni grigi si avvicinano (o sono io che vado verso di loro?). Porteranno vento e pioggia, ancora… questa volta, però, solo fuori di me. Non importa, perché io lo so. Lo so, che l’arcobaleno, prima o poi, splenderà delicato e lucente….nel frattempo sorrido.

«E non sai quanta bellezza
sta negli occhi disperati,
stropicciati come te»

No che non lo sai: non lo sai perché la testa è troppo confusa, i pensieri troppo pesanti e tu persa nel vuoto della rabbia mista a indecisione.  Serve qualcuno che, casualmente (o provvidenzialmente, come preferisci) arrivi di fronte a te e, con impatto misuratamente irruento o delicato, ti dica che il tuo viso rigato dalle lacrime, con qualche cicatrice (visibile o meno), è bellissimo così come è. È la carta vincente per far vedere al mondo che puoi realizzare qualcosa di grande, perché più di tanti hai capito cosa vuol dire sentire l’assenza di un senso leggero che ringrazia per una nuova giornata, che è felice anche per poco.
Hai capito o no, mamma in preda al panico e alla rabbia perchè dentro di te non batte più un solo cuore, ma due?  Hai capito, giovane dal sentore di un futuro tradito e aspettative negate? Hai nelle tue vene tutta la forza necessaria per prendere in mano la situazione e lavorare perché la tua Vita possa farsi meravigliosa.
Credici, perché puoi…e infondo infondo lo sai anche !

«Ci sono anch’io
in questo concerto di spine e di perle
tu ridi per quando hai tenuto la faccia
composta davanti alle sberle»
Sono quasi a casa mentre Agliardi canta questo verso e quando me ne rendo conto sul mio volto si distende un sorriso.
Sì, caro Niccolò, anche questa volta hai ragione. Si ride molto più di gusto dopo essere stati a lungo col broncio. È una risata leggera, che ne sa di una felicità sottile e vulnerabile: esattamente come ogni cosa preziosa. La Vita è strana e le sue sberle, come le chiami tu, fanno davvero male a volte. Ho visto troppi ragazzi feriti e mamme sfregiate da ciò che non meritavano, e sono ancora troppo pochi gli anni di servizio che conto in questo volontariato, per un numero così grande. La mia accoglienza in un ascolto empatico e in braccia aperte alle loro si è chiesta più e più volte cosa io potessi fare di fronte a tanto dolore… perché a me il dono e dovere di aiutarle ad aprire il loro cuore e cercare un cammino di accettazione, perdono e risoluzione?

Forse, Niccolò, hai ragione ancora una volta, ci dovevo essere anche io in questo concerto di spine di perle, dove la Vita è perfezione e distruzione al tempo stesso. Ci dovevo essere perché siamo fatti non solo per noi stessi, ma anche per gli altri. Ci uniscono fili invisibili, destini che si intrecciano e il bisogno assoluto di essere accolti per ciò che siamo davvero, anche nella nostra più assoluta fragilità! E allora, sì, “ci sono anche io”: promesso, mia cara Vita.
E’ una promessa quella di servirti per un sorriso, senza risparmiarsi neppure una lacrima! Che siano giovani, mamme o giovani mamme!

Quando inizia un’altra canzone mi rendo conto che questo viaggio, oggi, è stato molto più lungo del solito, ma fortunatamente sono arrivata a casa in tempo. Mi piace troppo questa canzone! È così semplice che apre mondi infiniti di immaginazione e di appropriazione… è un binario sul tempo, in avanti o all’indietro, come decidiamo di percorrerlo (oltre che essere un ottimo disintossicante di qualità alla mia dipendenza).

Grazie, Niccolò, per il regalo che mi hai fatto, con questo testo e questo ritmo incalzante… e scusami se non ho ricordato neanche per attimo i tuoi (e i miei) amati braccialetti rossi (che ogni domenica mi fanno comprendere l’importanza di avere sempre un pacchetto di fazzoletti a portata di mano).
È che …la tua storia, la loro storia, forse somiglia un po’ alla nostra: a quella di chi non smette di credere che per sorridere pienamente alla Vita, anche nei momenti peggiori, non bisogna né fuggire né nascondersi, ma solo avere il coraggio di afferrare la mano che è tesa vicino a noi e cominciare a rialzarsi, camminare e correre insieme.
D’altronde io mi ricordo, sai, (solo i testi delle canzoni, per le cose importanti necessito di almeno una ventina di post-it sparsi per casa): eri sempre te che in passato cantavi…

“Io non ho finito!”

Neanche noi, Niccolò… neanche noi!

Daniela S.

(Foto Dawn Ashley: happiness CC)



Buone notizie da Genova


Tornano gli angeli del fango. Ed è una bella notizia

A volte la realtà è in grado di stupirci, di mostrarci cose che non avevamo proprio pensato possibili. 
Sto parlando degli angeli del fango, quei ragazzi di Genova che stanno dando una mano a ripulire la loro città, alluvionata in seguito al nubifragio dei giorni scorsi. 

Sì, siamo d'accordo: non è una cosa nuova. Il termine "angeli del fango" fu coniato per quei ragazzi che diedero una mano nell'alluvione del' 1966 a Firenze. E anche allora fu un fenomeno stupefacente. 

Sì, d'accordo: forse non c'è niente di eroico nel saltare le lezioni a scuola (ammesso e non concesso che la scuola sia agibile). Forse questi ragazzi, senza scuola, senza discoteca né motorino, non trovano niente di più divertente che spalare fango per le strade deserte. Forse per loro è un passatempo come un altro, un passatempo allegro da fare tutti insieme. 

Ma nondimeno, sono stupito. 
Stupito da questa generazione, la mia, la nostra generazione. 
Questi ragazzi cui non si dà un quattrino, tutti presi a smanettare sui loro perfidi touchscreen a scrivere scemenze alle persone lontane, anziché parlare con chi hanno vicino, ci stanno meravigliando. 
Dalla generazione del 1966 forse ce lo potevamo aspettare: talmente impegnati socialmente e politicamente, sia al liceo che nelle università; sarebbe stato una vera contraddizione restare con le mani in mano. 
Ma questa generazione sta dando ai propri detrattori una grande lezione. 


La lezione è questa. 
«Voi pensate che noi siamo una generazione perduta, tra divertimenti facili e l'onnipotente internet che divora i nostri cervelli. Forse è vero che questa roba ci nuoce, anzi è senz'altro vero; e lo sappiamo bene, lo sappiamo meglio di voi. 
Quel che non è vero è che siamo una generazione perduta. 
Se ci buttiamo su giochi stupidi, sui social network e ci chiudiamo alla realtà, è perché riteniamo che quei giochi, quei social, siano molto più veri di quello che c'è là fuori. 
E non perché non sappiamo che è una comunicazione virtuale: lo sappiamo bene. Ma è una comunicazione tra persone vere, cioè noi. Forse non sarà per sempre, ma ancora per un po', noi siamo veri. 
E abbiamo bisogno di messaggi veri, di sfide vere, di obiettivi chiari. Lontani dal trambusto, dalle proteste, dalle critiche spietate. 
Dateci questo: dateci un obiettivo, qualcosa di vero, di sano, di bello da fare. E noi ci tufferemo dentro a questa cosa. 
Abbandoneremo la nostra pigrizia e la nostra noia: cancelleremo tutte le nostre distrazioni. 
Che bello! Finalmente qualcosa da fare. E vedrete come saremo bravi a farla. »
Fine della lezione. 

Ecco quindi che questa generazione, così poco intellettuale, forse lo è perché ha nel cuore la sfiducia in un mondo migliore, in una società più interessante, più stimolante. La sfiducia in un mondo che non hanno creato loro, così come internet. 
Ma date loro un obiettivo vero, e vi sapranno sorprendere. 
Mostrate loro una avventura da vivere, un mondo nuovo da seguire, e lasceranno tutto per andarci. 

Un grazie sentito ai ragazzi di Genova: state segnando un punto a favore della nostra generazione. 

V per Vita



Meeting 2014: parlano di noi





L'edizione odierna di AVVENIRE riporta una intervista ai giovani presenti allo Stand del Movimento per la Vita al Meeting di Rimini. 
La riportiamo integralmente. 



Vai allo stand del Movimento per la vi­ta e scopri una bella storia mai rac­contata degli ultimi giorni di san Gio­vanni Paolo II. Il racconto è risuonato più volte in questi giorni nelle parole di Martina Frassoldati, di Finale Emilia, e di Ludovica Cerasuolo, di Eboli, nel Salernitano, giovani animatrici dello stand a Rimini, che si sono trovate a proporre a tante persone in questi giorni il “progetto Gemma”, un’iniziativa che il Movimento porta avanti da tempo: 160 eu­ro donati lungo 18 mesi per “adottare” una mamma con il bambino in grembo che - per via di difficoltà essenzialmente economiche - rischia di intraprendere invece la strada do­lorosa dell’aborto. Ebbene, come Martina e Ludovica hanno raccontato, questo proget­to ha avuto un sostenitore importante, im­portantissimo e riservatissimo, tanto che non si era mai saputo prima: Giovanni Paolo II interesse, hanno detto che si faranno sentire».
Tanti piccoli Meeting nel Meeting, alla Fiera di Rimini: allo stand del Movimento per la Vita si sono susseguiti tan­ti con un lascito deciso alla fine dei suoi gior­ni ha sostenuto dieci progetti Gemma. Il bello però è nel pro­sieguo di questa storia, e che cioè uno di que­sti parti si è poi rivela­to gemellare, mentre un’altra donna che pensava di abortire perché il marito era senza lavoro, nel giro di poco tempo non solo ha messo al mondo un bambino, ma avendo nel frattempo an­che trovato un lavoro suo marito ha potuto mettere al mondo un’altra creatura. Cosic­ché, allo stand del Movimento per la Vita la raccontano così: Giovanni Paolo II ha soste­nuto 10 progetti Gemma e ne ha finanziati 12. Quasi un altro “miracolo”, insomma.
Martina e Ludovica sorridono, nonostante la loro giovane età: «Tanta gente ha mostra­to incontri, in questi giorni, per promuove­re una cultura della vi­ta e i tanti modi per so­stenerla: i Centri di aiu­to alla vita, le case di accoglienza (al centro di un incontro di testimonianze tenutosi mercoledì), l’obiezione di coscienza, la cam­pagna di firme 'Uno di Noi' per il Parlamento Europeo e, appunto, i progetti Gemma. Ieri ne hanno parlato in un incontro del pome­riggio Erika e Franco Vitali, una coppia che ha appena deciso di devolvere i regali per i 50 anni di matrimonio a un progetto Gem­ma. Solo che, altra sovrabbondanza, i regali sono stati più del previsto e di progetti ne so­no stati finanziati due. A seguire, ieri sera, ultimo appuntamento di questa settimana allo stand, un incontro con lo psichiatra Alessandro Meluzzi, a parlare di gender. Tanta gente per confrontarsi con lui su quello che è soprattutto un problema culturale, una 'testimonianza da portare', prima ancora che una legge discutibile anti­omofobia da approvare o contrastare. Una te­stimonianza a favore della vita e della fami­glia fondata sul matrimonio in grado di pro­muoverla.
Pino Morandini, ex consigliere regionale del Trentino e promotore in questa veste di cir­ca 80 progetti Gemma 'approvati all’una­nimità' è vicepresidente vicario del Movi­mento per la vita e responsabile dello stand: «Sono fiducioso - dice - i frutti di tanto inte­resse suscitato in tante persone, come ab­biamo imparato dopo tante edizioni del Mee­ting, si vedono lungo tutto l’arco dell’anno».


Seminario Quarenghi: bioetica per i giovani.

Torna l’appuntamento annuale aperto a tutti i giovani, con lo scopo di scoprire, approfondire, dibattere, cantare e testimoniare la cultura della vita. 

L’iniziativa ospitata quest’anno dalla regione Calabria si svolgerà a Scalea, in provincia di Cosenza, dal 27 luglio al 3 agosto 2014. La 31° edizione, dedicata al tema della famiglia come elemento irrinunciabile di promozione e difesa della vita, sarà l’occasione per conoscere da vicino le attività del Movimento per la Vita italiano. Come ogni anno la settimana sarà piena di incontri con esponenti del mondo scientifico e della cultura, di testimonianze preziose “raccolte sul campo”, oltre che di laboratori per mettersi alla prova, condividere e progettare insieme. Un modo tutto speciale di impegnarsi al servizio degli altri fondato sulla difesa dei più indifesi: la madre in difficoltà, il bambino concepito, il malato rifiutato. Tutte persone che sempre più sono viste dalla società come “scarti” anziché con il desiderio dell’accoglienza.

Particolare attenzione sarà dedicata all’ideologia del gender che pretende di annullare la famiglia naturale per sostituirla con un modello relativizzato. Un dibattito che si fa sempre più concreto ella vita quotidiana dei giovani trasformando le istituzioni in terreno di scontro mettendo a repentaglio la normale associazione educativa tra scuola e famiglia. Vogliamo al contrario riscoprire insieme la bellezza della famiglia, della dimensione relazionale e procreativa, ricordando le parole di Madre Teresa: ognuno di noi è al mondo “per amare ed essere amato”. Il seminario Quarenghi rappresenta insieme un momento di formazione e anche una proposta di impegno: ogni anno l’incontro dei giovani ha portato frutti di speranza. Nelle città che hanno ospitato il seminario sono nati Centri di Aiuto alla Vita, iniziative di sostegno alle mamme in difficoltà, gruppi universitari impegnati nel mondo accademico. Senza contare i numerosi gesti di impegno quotidiano che hanno fatto la differenza nella vita di tante mamme e anche dei loro bambini.

La recente festa per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II ci ricorda come promozione della famiglia e difesa della vita rappresentano un binomio inscindibile. Per Papa Roncalli la famiglia « è e deve essere considerata il nucleo naturale ed essenziale della società». Giovanni Paolo II, nella enciclica Evangelium Vitae sottolinea, come  «La famiglia è chiamata in causa nell'intero arco di esistenza dei suoi membri, dalla nascita alla morte. Essa è veramente “il santuario della vita, il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un'autentica crescita umana”. Per questo, determinante e insostituibile è il ruolo della famiglia nel costruire la cultura della vita» (EV92).

Info e aggiornamenti:
http://seminarioquarenghi.blogspot.it

La strada dell’amore: appuntamento a Macerata.

La strada dell’amore per il tesoro della vita: giovani in movimento…. per la Vita!

Stanchi delle solite giornate monotone?  Avete tra i 16 e 35 anni? Avete a cuore il tema della vita?
Se la risposta è sì a tutte e tre le domande, fatevi furbi e partecipate con noi al seminario  di formAzione e divertimento dedicato proprio alla Vita, alla sua difesa, al suo senso… e perché no, anche al nostro.

Questo seminario, organizzato dai giovani marchigiani del Movimento Per la Vita, che si svolgerà dal 25 al 27 aprile a Macerata, presso la Domus San Giuliano, è un’occasione eccezionale per divertirsi crescendo e guardando in faccia problematiche troppo spesso offuscate e traviate.
In quest’occasione avrete modo di ascoltare conoscere relatori che collaboreranno con noi per fornirvi ottimi spunti di riflessione e formazione: Arturo Buongiovanni, Giovanna Sedda, Andrea Violi, Erika Cherubini e Tony E. Persico… questi sono solo i nomi delle grandi persone che potrete conoscere.

Laboratori e conferenze vi apriranno gli occhi su un mondo talvolta dimenticato, e sul quale, questa volta i giovani marchigiani e non solo, hanno deciso di scommettere. Che altro dirvi, se non invitarvi, in conclusione, ad un esperienza nuova, di cui sicuramente rimarrete stupiti? Ragazzi, marchigiani e delle regioni limitrofe, io  e anche lo staff che questi giorni è all’opera per far sì che un sogno come questo si possa avverare, vi aspetto. Ah, mi raccomando: portate con voi del buon umore, un po’ di voglia di mettervi in gioco e l’entusiasmo della vostra età… al resto penseremo noi!

Per maggiori info relative al seminario e all’iscrizione consultate la pagina fb MpV Giovani Marche, lì troverete tutto il necessario.

Giovani prolife.

TV: Braccialetti rossi a guardia del cuore.

Tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno che faccia la guardia al nostro cuore e aver bisogno non è essere piccoli ma significa crescere e sapete perché?

Perché se tutti avessimo la consapevolezza del nostro bisogno, se apprezzassimo la cura del nostro bisogno, allora sì che sapremmo donarci liberamente agli altri. Non so quanti di voi abbiano visto in televisione la fiction Braccialetti Rossi, storia di sei ragazzi (Leo , Vale, Tony , Rocco, Davide e Cris) che per diverse cause si incontrano in ospedale, fra loro non nasce una semplice amicizia ma nasce una vera e propria cura reciproca, per cura intendo quella sensazione che sentiamo quando fingiamo di dormire e sentiamo una persona, a noi vicina, che ci rimbocca la coperta per non farci prendere freddo e in quel momento ci si sente speciali.

Essere speciali per qualcuno è importante, sentirsi una parte fondamentale di un rapporto per poter ricevere e donare tenerezza, calore, affetto, in una sola parola: Amore. Sei ragazzi con problemi diversi e con vite diverse ma con una cosa in comune : l’amore per la vita, la voglia di sognare e sperare insieme. Bisognerebbe apprezzare le stelle, la luna, i sorrisi, il sole… tutte le meraviglie che la vita ci dona, proprio come questi ragazzi fanno insieme nonostante le loro difficoltà e problematiche.

La Vita è ricca di attimi da non perdere, attimi in cui le persone possono sbagliare o fare la cosa giusta ,piangere, arrabbiarsi, ridere, innamorarsi perdutamente, trovare un amico, danzare a piedi nudi,cantare, dipingere e persino sdraiarsi a riflettere. I protagonisti di braccialetti rossi hanno espresso benissimo la bellezza di questi attimi, la bellezza della Vita. Il più bel regalo che possiamo farci è quello di promettere, a noi stessi, di non dare mai per scontato l’opportunità che la vita ci dona facendoci vivere questi attimi. Ci sono persone arrabbiate con la vita e passano il tempo a demoralizzarsi a urlare contro il mondo.

Bisognerebbe rispondere sottovoce a questo urlo, rispondere così: hei, ma lo sai che sei speciale? Lo sai che ti è stato fatto un regalo chiamato vita? Basta veramente poco per cambiare il pensiero negativo in pensiero positivo, pratichiamo l’amore tutti insieme, sussurriamo tutti insieme, insieme siamo tutto!

 Watanka - Xenia Esposto Nardini

Il Natale dei volontari prolife


L’esperienza della fede e lo stile dell’impegno prolife.

C’è un “modo” di essere volontari prolife? E il Natale può aiutarci a scoprire gli ingredienti dell’impegno per la vita? Cerchiamo di rispondere a entrambe queste domande. “Est modus in rebus”, diceva il motto latino, sottintendendo che il “modo” di fare le cose finiva con influenzare non solo l’azione ma anche i risultati. Questo è ancor più valido per il nostro volontariato che entra in contatto con situazioni intime, delicate ed estremamente sensibili.

Possiamo dire che esiste un modo di essere volontari prolife. Lo “stile” del nostro volontariato esige che i nostri gesti e le nostre scelte siano sempre coerenti con la sacralità della vita che affermiamo e con l’accoglienza della vita per cui ci impegniamo. Come può il Natale aiutare quanti credono a crescere nel nostro volontariato? Ciò è possibile se siamo disponibile a imparare qualcosa dalla scuola del Natale. Ciò che occorre è prendere esempio dal “modo di fare” di Dio stesso che ama la vita umana e l’ha scelta come sua manifestazione.

Quella di Gesù è una vera e propria “lezione di stile” che scegliamo di ripercorrere attraverso le parole di Pietro di Celle. Gesù viene nell’umiltà “verso di noi e non contro di noi; per salvare e non per giudicare; per visitarci nella pace e non per condannare nel furore”. Ecco allora la ricetta impegnarsi per essere al fianco delle vite in pericolo, mamme, figli, malati, anziani, e non contro. Impegnarsi per salvare e non per giudicare, cercare la ricomposizione sociale nella pace e non nella condanna.

Chissà allora se illuminati da questo esempio non ci capiterà anche a noi, infine, di scorgere nel volto del bambino non nato, del malato, di chiunque aiutiamo, il volto stesso di Gesù. Ecco quel giorno sarebbe Natale, ancora e ancora. Come dice San Girolamo, commentando il Salmo 95, saremo allora felici come “chi ha Betlemme nel suo cuore, nel cui cuore cioè Cristo nasce ogni giorno!”. E questo è il nostro augurio migliore.

TE/Giovani Prolife

Giovani verso l’Europa (Strasburgo arriviamo)!


Conto alla rovescia per più di cento ragazzi che partiranno per Strasburgo, grazie al Movimento Per la Vita che li ha premiati nella XXVI° edizione del Concorso scolastico europeo intitolato “Uno di noi”.
La riflessione parte dall’iniziativa che ha visto il MPV impegnato da Novembre 2012 per un anno, per la raccolta di firme destinata a far riconoscere il bambino concepito come persona umana, chiedendo all’Unione europea di interrompere i finanziamenti alle ricerche che si servono di cellule staminali embrionale.
E con questa intenzione partono anche i ragazzi, che si incontreranno a Milano dalle diverse regioni italiane e da lì si dirigeranno verso Strasburgo. L’impegno dei giovani inizierà proprio dal viaggio, in cui si stileranno gli emendamenti che verranno poi discussi nella simulazione di seduta parlamentare al Consiglio d’Europa, e dai quali deriverà un documento finale ufficiale.
Le giornate saranno organizzate secondo il seguente programma: dibattito tra i giovani e votazione sui temi del XXVI° Concorso Europeo “Uno di noi, la persona umana nel cuore dell’Europa”, cineforum alla Borsa di Strasburgo, Spiegazione delle dinamiche parlamentari europee presso la sala Schuman del Parlamento Europeo, incontro con le varie personalità europee: Dott. Leone Rizzo, funzionario DG Comm, On. Joseph Daul, presidente del gruppo del Partito Popolare Europeo, e naturalmente On. Carlo Casini, Presidente del MPV che vivrà le giornate con i giovani (ed è grazie a lui che è possibile quest’esperienza).
Non mancheranno  naturalmente i momenti di svago e di divertimento: passeggiate per i mercatini di Natale, visite alle famose cioccolaterie di Strasburgo o alla Petite France, giro della città in battello e non ultimo, anche se a conclusione del viaggio, la cena di gala al ristorante “Ancienne Douane”.
Insomma, non ci resta che mettere le ultime cose in valigia e… allons-y!

Giovanna Sedda

Mamma dell'anno: "ho aiutato mia figlia ad abortire"

La mamma premiata in Mississipi si dice orgogliosa: "ha scelto da sola". Sicuramente ha scelto la solitudine.


Solo pochi giorni fa abbiamo raccontato la testimonianza italiana di una mamma e una figlia, entrambe incinte che hanno abortito insieme (leggi qui). Un episodio che ancora una volta riporta all’attenzione il ruolo decisivo della famiglia, delle mamme in particolare, nella scelta delle ragazze di fronte ad un figlio inatteso. La storia di oggi viene dall’altra parte dell’oceano, dagli USA, a parlare è la “mamma dell’anno”. E la storia riguarda l'unica clinica per aborti ancora in attività nello Stato del Mississipi, dopo che le normative in materia sono state rese più stringenti (ne abbiamo parlato qui).

La mamma dell’anno racconta orgogliosamente come la sua figlia (quindicenne) sia giunta alla scelta dell’aborto decidendo “tutto da sola”... Eppure il ruolo della madre è per sua stessa ammissione cruciale. La mamma infatti non ha elemosinato infatti di raccontare la sua dura esperienza di ragazza madre. Così sempre perché la figlia decidesse tutto da sola, la mamma racconta come ha aiutato la figlia a finanziare il suo aborto, iniziando a lavorare come assistente della clinica il giorno stesso dell’intervento.

Alla fine c’è spazio anche per la figlia che alla domanda “ti senti triste” non può che rispondere ovviamente con un sì, nonostante la mamma avesse descritto l’esperienza dell’aborto con toni orgogliosi parlando di “empowerment” femminile e altri argomenti simili. Alla quindicenne Kayla rimane solo la confusa consolazione che “lo spirito della mancata bambina, a cui ho dato il nome di Mariah, andrà nel grembo di un’altra mamma che è pronta ad accoglierla”.

Fa riflettere che una scelta tanto contraria alla vita non possa far a meno di un appiglio di sacralità, in qualche modo di vita, di immortalità. Questo perché nella realtà, - come scrive la Mazzantini in “Non ti muovere” - le persone che muoiono non sappiamo dove vanno, sappiamo dove rimangono. E non mancano anche da noi medici abortisti che dicono alle loro pazienti, “questo bambino tornerà quando sarai più pronta”. Ma se una scelta ha bisogno di essere mascherata con una simile ridicola illusione può essere giusta? Autentica? Forse le madri di queste giovani mamme dovrebbero iniziare a fare le nonne con buona pace del titolo di “mamma dell’anno”.

Leggi di più su: liveactionnews.org
Leggi il post della "mamma dell'anno": helastabortionclinic.wordpress.com

(TE/Giovani Prolife. Foto: sarahwynne)

Quarenghi: obiezione di coscienza, dal “No alle armi” al “Sì alla Vita”.


Seconda giornata di formazione per i duecento ragazzi riuniti a Maratea per partecipare al Seminario Quarenghi. La tematica affrontata oggi è tra le più interessanti e attuali per il mondo prolife: l’obiezione di coscienza. Ad intervenire sull’argomento, la Dott.sa Marina Casini, ricercatrice presso l’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica di Roma.

“Viviamo un epoca in cui tolleranza e libertà trionfano e campeggiano, ma quando si parla di obiezione di coscienza questo non vale più” ha affermato la Dott.sa Casini, evidenziando l’esistenza di un “controsenso sui diritti individuali”. L’obiezione di coscienza coinvolge coscienza individuale e collettiva, rispondendo alla limitazione del diritto di libertà individuale dell’operatore sanitario e rivolgendosi a valori sociali quali l’accoglienza e il rispetto della dignità umana.

Obiezione militare e sanitaria si legano nel titolo dell’intervento “Dal no alle armi al sì alla vita” come nella comune volontà di non collaborare alla distruzione della vita umana. Obiezione non è qui sinonimo di astensione ma è azione concreta di promozione dei veri diritti umani, perché- come ci ha ricordato la Casini “dove c’è violenza non c’è pace e non c’è accoglienza”.

L’obiettore di coscienza è dunque operatore di pace e di giustizia e con la sua azione realizza appieno la sua vocazione professionale, che è quella di accogliere e difendere la vita incondizionatamente. Per questo, la figura dell’obiettore va sostenuta, difesa e promossa e costruisce lo spazio privilegiato dove portare avanti l’attenzione culturale nei confronti della tutela del bambino concepito e non ancora nato. L’obiezione diventa anche impegno per ognuno di noi, nelle diverse professioni e nelle diverse realtà: anche nella promozione della iniziativa popolare Uno di noi, che è stata definita “obiezione di coscienza dei cittadini d’Europa”.

L’entusiasmo dei ragazzi alla conclusione dell’intervento dimostra come le nuove generazioni abbiano il desiderio di interrogarsi e di impegnarsi in prima persona, come emerso anche dal confronto avvenuto in mattinata.



Grande commozione dei ragazzi anche per l’intervento-testimonianza di Enzo Martusciello, responsabile del Sermig -Servizio Missionario Giovani – di Napoli. Martusciello ha raccontato la sua esperienza all’interno del gruppo, fatto di persone che condividono lo stesso sogno: “sconfiggere la fame con opere di giustizia e di sviluppo, vivere la solidarietà verso i più poveri e dare una speciale attenzione ai giovani cercando insieme a loro le vie della pace”. Da lui, l’invito ai giovani del Quarenghi a “crescere nell’amore, cioè nel dono di sé stessi”.

Zenit racconta il Quarenghi con un 'intervista

In questi giorni, Zenit, agenzia di notizie specializzata nella copertura degli eventi del mondo cattolico, ha riportato l'intervista fatta al Co-Responsabile nazionale giovani, Tony Persico, sul seminario "Vittoria Quarenghi" che, quest'anno, si terrà a Maratea dal 28 Luglio al 4 Agosto. 

Cos’è il Seminario “Vittoria Quarenghi”?
Per gli amici è semplicemente il Quarenghi un appuntamento annuale aperto a tutti i giovani, con lo scopo di scoprire, approfondire, dibattere, cantare e testimoniare la cultura della vita. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Maratea, dalla Diocesi di Tursi-Lagonegro e dal Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI, si snoda nel corso di una settimana ricca di incontri e testimonianze. L’edizione di quest’anno è dedicata all’Iniziativa dei cittadini europei in difesa dell’embrione umano, e sarà l’occasione per conoscere da vicino le attività di volontariato e promozione culturale portate avanti dal Movimento per la Vita italiano. Un modo tutto speciale di impegnarsi al servizio degli altri fondato sulla difesa dei più indifesi: la madre in difficoltà, il bambino concepito, il malato terminale. Tutte persone che sempre più sono viste dalla società con rifiuto anziché con il desiderio dell’accoglienza.

Cosa significa il titolo di questa trentesima edizione?

Il titolo sintetizza in modo efficace l’impegno dei giovani prolife per la grande mobilitazione all’insegna dell’Iniziativa europea “Uno di noi”, una campagna che, come ha ricordato la portavoce del comitato italiano Maria Grazia Colombo, “pone al centro la persona, nella sua totalità e nel suo diritto a crescere, a vivere, a essere cittadino a pieno titolo del mondo”. La raccolta firme è ancora in corso e si può aderire attraverso il sito: www.firmaunodinoi.it. “L’embrione umano è uno di noi” sono le parole impiegate dal Comitato Nazionale di Bioetica quando nel ’96 si è pronunciato sull’identità e lo statuto dell’embrione. Da qui, da questa affermazione che ogni madre e ogni figlio sente innata, vogliamo intraprendere il nostro percorso per far ricordare come solo dalla difesa della vita si può costruire la vera pace, è questo il senso della frase di Paolo VI che accompagnerà i ragazzi.

Con tante emergenze sociali perché interessarsi alla bioetica?

Il perché della bioetica è racchiuso proprio nel binomio vita-pace... È facile al giorno d’oggi parlare di pace, invocando la fine delle povertà ed evocando l’orrore della guerra. Non è altrettanto facile parlare di difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, ma è questo quello che vogliamo fare con i ragazzi e le ragazze del “Quarenghi”. La relazione tra pace e vita ci è stata spiegata da una testimonial d’eccezione, Madre Teresa, che ritirando il premio Nobel non ha esitato a ricordare al mondo intero che “il più grande distruttore di pace nel mondo è l'aborto. Se una madre può uccidere il proprio figlio nella culla del suo grembo, chi potrà fermare me e te dall'ucciderci reciprocamente?” La suora di Calcutta non esitava a considerare proprio il bambino nel grembo materno “il più povero tra i poveri”.

E i giovani capiranno questo legame?
Sono sicuro di sì: non solo i giovani di oggi, ma anche i giovani delle generazioni che ci hanno preceduto. I giovani hanno da sempre quello sguardo limpido capace di scorgere la strada della pace come la strada dei più indifesi, dei piccoli e degli ultimi. Ogni generazione si è spesa, a suo modo, in questo grande percorso dell’umanità. Per i giovani oggi la sfida generazionale è ...

Puoi leggere l'intervista intera cliccando qui (prima parte) e qui. (seconda parte)
 
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