Il sempre puntuale e attento tempi.it ci informa dell’ennesima bestialità legata al diritto alla vita, ancora una volta calpestato e bistrattato.
Gli Ospedali Riuniti di Bergamo diovranno pagare 400 mila euro a una donna che aspettava un figlio con la spina bifida, per non essere stata informata correttamente "nell’ottica dell’esercizio del diritto di abortire".
È questa la decisione presa dal giudice della prima sezione civile del tribunale della città che ha sottolineato gli errori che ci sarebbero stati presso la struttura nella realizzazione di alcuni accertamenti che certificassero la buona salute del bambino. Il giudice afferma che alla madre non è stata fornita la documentazione fotografica sufficiente del feto "come necessario per la doverosa completezza dell’esame, e in particolare per poter escludere la diagnosi di mielomeningocele", cioè la spina bifida, una malformazione del midollo spinale che comporta la chiusura incompleta di alcune vertebre.
Vale per il magistrato il diritto di scelta ex ante, la madre avrebbe dovuto scegliere con libertà secondo una completa informazione. Fermo restando la motivazione ormai abusata del “grave pericolo per la salute psichica della donna”, con cui la 194 apre troppo liberamente la strada all’aborto.
Giovanna Sedda
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