recensione di un film sul senso della vita visto da chi ha i capelli bianchi…
E' un film spagnolo del 2011 che fa sorridere, riflettere e anche piangere. Il film si apre con una scena nello studio di un direttore di banca, davanti a lui una coppia alla quale il direttore, dopo aver a lungo esaminato le sue carte, decide di negare il mutuo.
Purtroppo la testa di Emilio Garcia, il nostro direttore, non è più la stessa ed a volte non riesce a distinguere tra la realtà e la fantasia. Già perchè Emilio ha l'Alzheimer e la scena che abbiamo appena visto è esistita solo nella sua mente, che spesso indugia nel passato, mentre in realtà la coppia che ha di fronte è composta da suo figlio e sua moglie, che non chiedono un mutuo ma semplicemente che il vecchio mangi la sua cena.
Una volta nella casa di riposo la sua vicenda si incontra con quella di altri anziani ospiti, ognuno con la sua storia. Per tutto l'anno la loro vita scorre monotona, anche se Miguel non ha perso la voglia di fare scherzi e ne combina di tutti i colori facendoci ridere di gusto!
Il senso del film sta a mio avviso in due scene madri. La prima è il Natale, vediamo allora che la sala di aspetto e tutte le altre stanze, si riempiono di persone, i parenti in visita e questo riesce a trasformare completamente il luogo. Agli spettatori è impossibile non pensare che gli anziani non vanno abbandonati, ma accompagnati in questo loro ultimo viaggio...
L'altra è quella che vedete nella immagine. E' la storia di Modesto e Dolores. Per lui ormai la malattia ha raggiunto uno stadio avanzato e non riesce nemmeno a mangiare da solo. Dolores gli resta sempre accanto, con una dedizione che suscita anche aspri commenti da parte di alcuni ospiti che non riescono a capire perchè lei, in fondo sana, abbia deciso di spegnersi lentamente per stare a presso a lui che nemmeno la riconosce. Eppure notate quei segnetti accanto ai baffi? Ecco Modesto sta sorridendo e sorride ogni volta che lei gli ricorda una parola che si sono detti appena fidanzati in un tempo molto lontano in cui lui ora vive perennemente. E certo viene da pensare che a volte siamo noi i veri malati, perchè abbiamo dimenticato i nostri sogni e i nostri ricordi più belli.
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