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65 anni fa la Convenzione ONU: aborto crimine contro l'umanità

Il documento ONU del 1948 dice che le "misure miranti a impedire le nascite" sono una forma di genocidio. Eppure Nazioni Unite e ONG continuano a diffondere aborto e sterilizzazione.


Quello che non molti sanno è invece che proprio la  “Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio” adottata dall’ONU nel ‘48 considera gli impedimenti alla nascita di nuovi individui in un gruppo una delle manifestazioni del genocidio. Questo significa che l’aborto è un elemento della definizione stessa del crimine di genocidio: un legame giuridico inscindibile.

L’art. 2 ci ricorda che “nella presente Convenzione, per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religiose, come tale: (a) uccisione di membri del gruppo; (b) lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo; (c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; (d) misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo; (e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.

L’art. 2 pone una pesante questione giuridica non solo sulla pratica dell’aborto ma anche delle sterilizzazioni che oltre a impedire le nascite rappresentano una lesione dell’integrità fisica. La domanda a questo punto sorge legittima: com’è possibile che aborto e sterilizzazione siano considerati strumenti di violenza costitutivi del reato di genocidio e al tempo stesso le Nazioni Unite rilascino il proprio consenso, e le proprie risorse, a ONG e conferenze regionali che promuovono aborto e sterilizzazione come strumenti di sviluppo?

Cosa rispondere a questa domanda alla luce dell'art. 3 che afferma che ad essere puniti oltre al genocidio sono anche "(b) l'intesa mirante a commettere genocidio; (c) l'incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio; (d) il tentativo di genocidio; (e) la complicità nel genocidio". C'è un corto circuito palese tra la Convenzione del '48 e le recenti scelte dell'ONU dettate forse più dalle pressioni di lobby e sponsor che dal diritto internazionale.

Cosa risponderemo ai leader dei paesi che oggi stanno faticosamente cercando la strada per il proprio sviluppo? Cosa risponderemo di fronte alla storia quando ci chiederanno perché le sovvenzioni internazionali per la diffusione dell'aborto e della sterilizzazione erano mirate a impedire le nascite solo in un preciso gruppo, cioè quello dei poveri e degli ultimi del mondo? Diamoci da fare per cambiare le risposte di oggi e costruire un domani all'insegna dell'autentica promozione della vita e della pace.
(TE/Giovani Prolife)

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