Chiudo gli occhi e vedo gioia. Riporto la mia mente ai giorni del Quarenghi e vedo la gioia di una settimana che non scorderò facilmente, una settimana che mi ha cambiato, arricchito, salvato.
Sì, mi ha salvato, perché il Quarenghi era ciò di cui avevo bisogno, nel momento in cui ne avevo più bisogno. Quest’ultimo anno è stato un anno molto particolare, molto difficile, intriso di sofferenza, decisioni difficili, stravolgimenti, tragedie inaspettate che la vita ti mette davanti e che devi, volente o nolente, saper affrontare. È stato l’anno in cui ho perso, all’improvviso, mio papà. E quando mi si è presentata l’occasione di partecipare al Quarenghi estivo, all’inizio le mie intenzioni non erano affatto quelle di prendervi parte. Uscivo da un periodo difficile, stanco nel fisico e nell’animo, indaffarato tra i mille impegni universitari, cercando a piccoli passi di ricostruire la mia distrutta quotidianità.Sapevo bene quanto bella fosse l’esperienza del Quarenghi, avendovi preso parte lo scorso anno, eppure non mi sentivo pronto a riviverla, non mi sentivo carico, non mi sentivo adeguato. Il perché non lo so. So solo che questo sentimento di inadeguatezza negli ultimi mesi permeava ogni aspetto della mia vita: era come se mi sentissi privato della mia identità, privato di ogni certezza, pronto a sorridere agli altri ma terribilmente spento dentro.
Insomma, avevo preso la mia decisione di non partecipare al Quarenghi per questa volta, ed ero anche abbastanza convinto di questa scelta. E adesso sono fiero di dire che mai altra scelta sarebbe stata più sbagliata di questa. Per fortuna, a pochi giorni dal termine per le iscrizioni, ho cambiato idea. E questo grazie ad alcune persone speciali che, con la loro semplicità e spontaneità, hanno saputo darmi preziosi consigli, parole di vita, frasi semplici scritte velocemente in una chat eppure cariche di una forza capace di smuovere le montagne. Parole che mi hanno aperto gli occhi e mi hanno fatto vedere la gioia. Quella gioia che rivedo anche adesso chiudendo gli occhi e ripensando ai meravigliosi momenti trascorsi a Maratea, un’oasi di pace sospesa tra l’azzurro del cielo e il blu cobalto del mare, quel mare che tante volte mi sono fermato ad ammirare, estasiato dalla sua placida e silenziosa potenza, quel mare in cui mi sono tuffato dimenticando, anche se solo per una settimana, ogni problema del quotidiano.
E se la cornice del Quarenghi è stata meravigliosa, ancor più meravigliosi sono stati i protagonisti di questa favola. Più di 200 ragazzi da ogni parte di Italia, ognuno con il proprio bagaglio di esperienze, sogni, avventure, ognuno pronto a regalarti con un sorriso, una parola, un gesto, ma anche con un silenzio, un pezzo della sua vita. Ciascuna delle persone che ho conosciuto mi ha lasciato un tesoro inestimabile, molto più prezioso di qualsiasi gemma preziosa, un tesoro che porterò sempre nel cuore. Un tesoro di emozioni ma anche di riflessioni importanti, grazie alle relazioni che ci hanno accompagnato nel corso di tutta la settimana e che hanno lasciato, spero in tutti noi, un seme di speranza che, se coltivato nel modo giusto, darà meravigliosi germogli di vita.
E, qualora una location da sogno, persone speciali e relatori internazionali non vi bastino per decidere di venire al Quarenghi, vi consiglio vivamente di parteciparvi perché, al di là di ogni altro significato più profondo che ognuno di noi vi ritrova, questa settimana è innanzitutto una settimana di puro divertimento. Lo dimostrano le risate, l’allegria, la felicità che scandivano ogni giorno (e ogni notte) risuonando in tutto l’albergo. Lo dimostrano le interminabili partite a “lupus”, i giochi a squadre, i karaoke improvvisati, le dormite imbarazzanti (…) dopo notti insonni trascorse in un baleno. Lo dimostrano le lacrime che rigavano il volto di tanti di noi al momento della partenza. Ma quelle erano lacrime di gioia, la gioia di aver conosciuto tanti preziosi diamanti, lacrime che non avevano il significato di un addio ma solo di un arrivederci.
Perché l’esperienza del Movimento per la Vita non si limita alla settimana del Quarenghi, ma continua nella vita di tutti i giorni, con il nostro piccolo impegno personale nella difesa della vita. Tutti possiamo fare qualcosa, dai gesti più piccoli alle imprese più grandi, ma il contributo di ciascuno di noi è determinante. L’augurio che faccio ai futuri quarenghini è di vivere questa esperienza nel modo in cui l’ho fatto io, ovvero senza nessuna pretesa: non partite con la convinzione che questa settimana cambierà la vostra vita. Credetemi, lo farà senza che ve ne accorgiate, e i frutti che raccoglierete avranno un sapore ancora più dolce. Mettetevi in gioco, non abbiate riserve, siate voi stessi. E anche se vi trovate a vivere un periodo non proprio facile, cercate di staccare la spina da tutti i problemi durante quella settimana: ne uscirete rigenerati e più pronti ad affrontare la quotidianità.
Quarenghi 2015, la scelta che rifarei.
Ivan
Nessun commento:
Posta un commento