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Cheese. Il Quarenghi: tra impressione dei colori e impressione nell’anima.


 “Oh, ragazzi, chi è che scrive un articolo sul Quarenghi, finita la settimana?” La mia mano si alza quasi involontariamente. “Ok, allora fai tu un articolo di chiusura, Dani… va bene?” “Okok Giò, stai tranquilla”.

“Ok? Ok di cosa! Ma perché ti vai sempre a impelagare in queste faccende” chiede la mia parte coscienziosa, a quella incosciente.
Quella incosciente nemmeno risponde… pensa, ripensa e, meno incosciente di quel che sembra, capisce che è proprio impossibile: il Quarenghi a parole non si può raccontare.
È … trepidazione e gioia immensa. Occhiaie e sorrisi. Lacrime e abbracci. Mare e pensieri.
È Vita: elegante nella sua essenzialità, semplice perché autentica, meravigliosa perché fatta di storie, tante, impastate con amore.
Si vive e non si descrive. Si porta nel cuore come un puro e nostalgico presente.


Sapete, ho cominciato a sognare con questa squadra (dai grandi assenti, in foto) ormai qualche anno fa. Mi sono innamorata dell’affetto che supera i chilometri, della passione che guida ogni progetto e dei talenti, tanti e diversi, che messi insieme ogni volta fanno fiorire veri e propri miracoli. Ecco… li vedete quei sorrisi? Sono una scelta. La scelta di essere felici e di portare felicità, esattamente lì dove la Vita fa più male.
Io questo lo chiamo Amore… e ve lo assicuro: crea una gran dipendenza!





La testa però, devo dire la verità, l’ho persa completamente quando mi sono davvero resa conto di cosa volesse dire , seriamente, essere in movimento per la Vita. Incontrare, dialogare, ascoltare, parlare, scoprire, capire centinaia e centinaia di ragazzi ogni anno, nei contesti più vari. Con loro, crescere… maturare nella consapevolezza di una vocazione che ti sussurra chi sei.
Ho capito, nel tempo, che difendere la Vita è anche Ringraziare: per il dono che siete, per la Bellezza che portate dentro senza rendervene conto, e capire che di fronte a tutto questo non si può essere esenti dal gridare al mondo che la Vita è un’opportunità, da curare con consapevolezza e coraggio.
Ogni mamma lo deve sapere: il suo bambino, che magari ora non vuole e la spaventa, potrà farla felice e, prima ancora, essere felice… semplicemente perché avrà scelto di fargli vedere la luce del sole, e il sole, si sa, scioglie anche i ghiacci più persistenti.



Il Quarenghi, allora, diventa l’occasione e la cornice idillica dove tutto questo si condensa, moltiplica, contamina, arricchisce e rinnova. Ogni anno.
Si condensano le motivazioni per cui più quattro anni fa decisi di dedicare parte del mio tempo per far sì che ogni giovane potesse conoscere tutto ciò, che non è solo volontariato, ma è una filosofia di Vita: quasi un modo di stare al mondo.
Si moltiplicano, rinnovano e arricchiscono le amicizie e tutto ciò che esse portano con sé. Chiacchiere infinite che sfidano anche le notti più lunghe, risate libere e liberatorie (di quelle che può prenderti o mal di pancia o un crampo alla mascella -non è uno scherzo, l’ho personalmente sperimentato-) e l’intimità di storie che col passare dei giorni si raccontano, anche nelle piaghe più nascoste. L’uno si ritrova nell’altro…. e alla fine, a ripercorrerle insieme, quelle trame irripetibili e a volte fin troppo complesse, non sembrano nemmeno far così paura.
Il Quarenghi comincia laddove finisce ogni aspettativa, misera e o grandiosa che sia: è quello che ti accade tra la faccia disorientata dell’arrivo e i lacrimoni della partenza… esattamente la meraviglia di quel che mai t’aspettavi (… m’aspettavo).



E se non si può raccontare, questa settimana più unica che rara... allora, forse, questa è la foto esatta perché possiate capire, da voi, di cos’è fatto questo acceleratore di attimi ed emozioni.
Mi piace pensarlo esattamente così il Quarenghi: come un abbraccio, che silenzioso esce fuori dal tempo. Si basta a se stesso, perché lì, c’è tutto quello di cui ha bisogno: l’energia di due corpi che si stringono, l’incontro di due anime che si accolgono esattamente come sono e la consapevolezza che quello è un posto perfetto da abitare, anzi da Vivere.
Nessun timore, nessuna remora: solo l’autentico scambio di qualcosa che si comprende in piena empatia.

Ecco perché ogni anno mi sento di tornare verso casa, al momento della partenza per questo viaggio: tra quelle persone, tra le loro anime belle e i loro spiriti audaci e combattivi il mio cuore riposa… dà e riceve speranza. Il mio cervello si riossigena di aria e pensieri buoni e io… io faccio la scorta di meraviglia e incanto, perché non mi scordi di vederli pure dove, talvolta, non ne scorgo nemmeno un po’.



Clic. Istantanea di un frammento di Bellezza in un viaggio a “protezione 0 spalmata sopra al cuore”.
Siete la miglior conclusione che si possa desiderare per un articolo.
Basta così… voi siete più che abbastanza! <3

Daniela Sensini


Maratea 2015: Nati per vivere. Storie d’amore immenso.

Il Seminario Vittoria Quarenghi quest’anno ha avuto luogo tra il 26 luglio e il 2 agosto ad Acquafredda di Maratea, nell’Hotel “Villa del Mare” che, per la seconda volta, ha accettato di accogliere e sostenere l’evento. 

Vi abbiamo partecipato in circa duecento ragazzi provenienti dalle diverse regioni d’Italia, appartenenti ai vari Centri di Aiuto alla Vita regionali (CAV), movimenti giovani locali, membri di SOS VITA e vincitori del Concorso Europeo. Durante la settimana abbiamo potuto riflettere sul tema proposto, NATI PER VIVERE. STORIE D’AMORE IMMENSO, grazie all’aiuto di validi conferenzieri, quali Saverio Sgroi, educatore e giornalista, che ha aperto l’evento e Arturo Bongiovanni, avvocato. Importante, in particolare, è stata la presenza di due conferenzieri stranieri, Peggy Harsthon Presidente di Heartbeat International, che ci ha descritto il suo operato e l’impegno planetario di questa associazione americana, e Jean-Marie Le Méné, Presidente dell’associazione francese Jerome Lejeune, che hanno dato un respiro più ampio al seminario.

Efficace è stata la scelta di alternare le conferenze di stampo didattico a testimonianze, quali le storie provenienti dalle realtà dei CAV, riportate da Bruna Rigoni, Vicepresidente del Movimento per la Vita Italiano, e da Matteo e Cristina, entrambi volontari nei centri oltre che membri dell’Equipe Giovani; la storia di un ragazzo del Mali che a causa della guerra è dovuto fuggire dal suo paese e che ha raccontato il suo lungo e tremendo viaggio; e le storie dei ragazzi dell’Equipe del cuore che come ogni anno riescono a far commuovere e riflettere, storie della loro esperienza nel Movimento, storie della loro vita. Significativa inoltre la presenza del Presidente Onorario del MPV Italiano Carlo Casini e all’attuale Presidente Gian Luigi Gigli, che ha concluso il meeting lasciando a noi ragazzi la possibilità di fargli delle domande sui vari ambiti del Movimento e rivolgendo a tutti l’invito di impegnarsi attivamente nell’ambito che più ci si addice.

È stata una settimana molto intensa e ricca di spunti per crescere e per approfondire anche a livello tecnico conoscenze scientifiche e giuridiche, questo possibile soprattutto grazie agli interventi nella Summer School di Bioetica, dedicata ai ragazzi più grandi, dove hanno contribuito, in ambito medico, Giuseppe Grande, endocrinologo e Vicepresidente MPV Italiano, in ambito giuridico Carlo Casini e ancora altri relatori come Giuseppe Anzani, magistrato ed editorialista di Avvenire, e la stessa Peggy Harsthon.
Forse i momenti più importanti sono stati gli spazi per i lavori di gruppo dove abbiamo potuto confrontarci e condividere idee alcune volte anche opposte, dove abbiamo stretto amicizie nuove e consolidate quelle già createsi in precedenza, dove abbiamo pianto raccontando le nostre esperienze di vita, le difficoltà e i momenti belli, dove abbiamo trovato sempre qualcuno pronto ad ascoltarci.
Alla fine della settimana tutti avremmo voluto rimanere lì…Ci sono stati pianti e abbracci, tutti eravamo in qualche modo cambiati, cresciuti nelle idee e nelle relazioni.

Ogni volta vorremmo che il Quarenghi durasse per sempre… ma chi come me vi partecipa ormai da alcuni anni sa che in realtà è così, il Quarenghi non finisce certo quella settimana ma dura tutto l’anno, dura nelle amicizie forti che resistono negli anni e nonostante le grandi distanze, nei ricordi di una settimana ricca di emozioni forti e di incontri costruttivi… e soprattutto rimane lì dove ognuno di noi si impegna a difendere la vita in tutte le sue forme, ognuno secondo le sue capacità e nel suo ambito.

Anna














La Vita: questione di speranza, questione di amore.

Cos'è la vita? Forse qualcosa di troppo grande per immaginarlo, troppo astratto per dargli una definizione, troppo bella per descriverla a parole, troppo potente per poterla vincerle, troppo preziosa per non difenderla.

Eppure è tutto ciò che abbiamo, non possiamo toccarla, ma possiamo sentirla, possiamo percepire un flusso di energia e di forza che ci scorre dentro e ci rende invincibili, possiamo decidere se sfidarla, se proteggerla, se coltivarla o se lasciarla appassire. Possiamo decidere come sfruttare questo dono immenso che ci viene fatto fino a diventarne padroni. Ma spesso accade che l'egocentrismo, la superficialità, la spavalderia, l'incoscienza e la limitatezza che regnano tra gli uomini facciano perdere il senso del suo valore.

Ed eccoci qua, noi uomini così "padroni del mondo", così attaccati alle cose materiali, al superfluo, a tutto ciò che è inutile, ma ci fa sentire utili. In un certo senso, più abbiamo più siamo importanti.. Ma se spostiamo i nostri occhi oltre lo schermo di uno Smartphone, possiamo capire che nel mondo c'è qualcosa che non va, che deve essere salvato in qualche modo. E se è vero che l'amore salverà il mondo, c'è il rischio di cadere nel baratro. Amore e vita sono due termini che si incastrano perfettamente l'uno con l'altro, la vita è figlia dell'amore, e dove c'è amore c'è vita. Non sono forse le due parole più banali e scontate oggi? Facebook, Twitter, social networks, likes, follower. Sono queste le parole di tendenza!

Prima di partecipare al Quarenghi mi ero quasi dimenticata di quando avessi bisogno di abbracciare mia madre, di scherzare con mio padre, di essere il cosiddetto "bastone della vecchiaia" di mia nonna.. Mi ero dimenticata di quanto dai gesti più semplici possa nascere qualcosa di grande e immenso.. Sono serviti anni e anni di studio scientifico, di progresso tecnologico e di rivoluzioni industriali per avere tutti i comfort di oggi per cui saremmo disposti a spendere qualsiasi cifra per rimanere al passo con i tempi. Invece l'amore è gratuito, esiste da sempre, noi stessi siamo fatti d'amore, siamo figli dell'amore, la nostra vita è il regalo più bello che mai si possa ricevere, nemmeno quando da piccoli scartiamo sotto l'albero la barbie di Natale o la nuova pista per le micro-machines si riesce a provare una felicità simile a quella che mi ha invaso dopo aver trascorso una settimana a Maratea.

Una settimana di confronto, condivisione, apertura mentale, crescita personale, maturazione interiore e, a volte, anche commozione. Parlare di temi caldi, che a volte bruciano, perché sono dure realtà che conosciamo, ma ignoriamo. Ignoriamo che c'è un bimbo non tanto lontano da noi che sta morendo di fame e povertà, non ascoltiamo il grido di una madre sola e smarrita che non sa come garantire ai suoi figli un'esistenza dignitosa, e, ancora di più, voltiamo le spalle a quella ragazza che porta in grembo un qualcosa di incredibilmente meraviglioso quanto spaventoso per chi non sa, per chi non vuole, per chi teme, per chi non crede, per chi si arrende.
Se dovessi dire in una sola frase ciò che mi ha insegnato il Quarenghi direi "non ci arrendiamo, ma lottiamo insieme per difendere ciò che è giusto, ciò che di da la forza per ripartire; proteggiamo la vita, diffondiamo l'amore!" Grazie per avermi permesso di riassaporare il sale della vita che sta diventando sempre più insipida, grazie per avermi dato la certezza che, come me, nel mondo c'è chi ancora non ha perso la speranza ed è pronto a lottare!

Rachele

Stupore, meraviglia, futuro non sono parole per giovani?

Ci sono meraviglie che chiedono di essere cercate per poi essere coltivate e curate. Il nostro incontro è una di queste meraviglie. La settimana del Quarenghi ci porta ad essere cercatori di felicità, di pace, di amore, di vita. 

Credere nei giovani è una cosa importante, il futuro e la speranza siamo noi. Siamo noi che possiamo, adesso, piantare quei semi speciali. Quest'anno ho vissuto il Quarenghi con più consapevolezza, pronta a spiegare il perché ero lì, pronta a spiegare cosa mi spingeva ad amare così tanto la vita.

Difendere la Vita prima e dopo la nascita non è cosa facile, bisogna trovare la motivazione negli sguardi, nei sorrisi, nei gesti semplici ma soprattutto bisogna sapersi meravigliare e avere il mondo dentro. Cosa significa avere il mondo dentro? Significa che il nostro cuore è pronto a donare al mondo la nostra goccia di bene. Ognuno di noi può essere un piccolo albero baobab, l'albero baobab è l'albero della Vita ed è un simbolo Africano. Esso unisce il cielo alla terra e dona frutti e aiuta a curare alcune malattie. Insieme possiamo formare una foresta di piccoli baobab, ognuno potrebbe donare un po' di se, rendendo il mondo un posto migliore.

Spero che tanti altri giovani partecipino al prossimo Quarenghi, grazie a questa settimana ognuno di noi ha la possibilità di scoprirsi, di riflettere e di fare domande. Per me è stato bellissimo spiegare a molti cosa si fa nei Centri d'Aiuto alla Vita: è come quando preparate un dolce, magari il vostro dolce preferito, e decidete che è bello condividerlo perché probabilmente la persona che lo mangerà proverà la stessa vostra sensazione di gioia. Io mi sono sentita proprio così.

Buona Vita che il sole possa essere sempre dentro il vostro cuore.

Xenia

Quarenghi: gioia dell’amicizia per la vita.

Chiudo gli occhi e vedo gioia. Riporto la mia mente ai giorni del Quarenghi e vedo la gioia di una settimana che non scorderò facilmente, una settimana che mi ha cambiato, arricchito, salvato. 

Sì, mi ha salvato, perché il Quarenghi era ciò di cui avevo bisogno, nel momento in cui ne avevo più bisogno. Quest’ultimo anno è stato un anno molto particolare, molto difficile, intriso di sofferenza, decisioni difficili, stravolgimenti, tragedie inaspettate che la vita ti mette davanti e che devi, volente o nolente, saper affrontare. È stato l’anno in cui ho perso, all’improvviso, mio papà. E quando mi si è presentata l’occasione di partecipare al Quarenghi estivo, all’inizio le mie intenzioni non erano affatto quelle di prendervi parte. Uscivo da un periodo difficile, stanco nel fisico e nell’animo, indaffarato tra i mille impegni universitari, cercando a piccoli passi di ricostruire la mia distrutta quotidianità.

Sapevo bene quanto bella fosse l’esperienza del Quarenghi, avendovi preso parte lo scorso anno, eppure non mi sentivo pronto a riviverla, non mi sentivo carico, non mi sentivo adeguato. Il perché non lo so. So solo che questo sentimento di inadeguatezza negli ultimi mesi permeava ogni aspetto della mia vita: era come se mi sentissi privato della mia identità, privato di ogni certezza, pronto a sorridere agli altri ma terribilmente spento dentro.

Insomma, avevo preso la mia decisione di non partecipare al Quarenghi per questa volta, ed ero anche abbastanza convinto di questa scelta. E adesso sono fiero di dire che mai altra scelta sarebbe stata più sbagliata di questa. Per fortuna, a pochi giorni dal termine per le iscrizioni, ho cambiato idea. E questo grazie ad alcune persone speciali che, con la loro semplicità e spontaneità, hanno saputo darmi preziosi consigli, parole di vita, frasi semplici scritte velocemente in una chat eppure cariche di una forza capace di smuovere le montagne. Parole che mi hanno aperto gli occhi e mi hanno fatto vedere la gioia. Quella gioia che rivedo anche adesso chiudendo gli occhi e ripensando ai meravigliosi momenti trascorsi a Maratea, un’oasi di pace sospesa tra l’azzurro del cielo e il blu cobalto del mare, quel mare che tante volte mi sono fermato ad ammirare, estasiato dalla sua placida e silenziosa potenza, quel mare in cui mi sono tuffato dimenticando, anche se solo per una settimana, ogni problema del quotidiano.

E se la cornice del Quarenghi è stata meravigliosa, ancor più meravigliosi sono stati i protagonisti di questa favola. Più di 200 ragazzi da ogni parte di Italia, ognuno con il proprio bagaglio di esperienze, sogni, avventure, ognuno pronto a regalarti con un sorriso, una parola, un gesto, ma anche con un silenzio, un pezzo della sua vita. Ciascuna delle persone che ho conosciuto mi ha lasciato un tesoro inestimabile, molto più prezioso di qualsiasi gemma preziosa, un tesoro che porterò sempre nel cuore. Un tesoro di emozioni ma anche di riflessioni importanti, grazie alle relazioni che ci hanno accompagnato nel corso di tutta la settimana e che hanno lasciato, spero in tutti noi, un seme di speranza che, se coltivato nel modo giusto, darà meravigliosi germogli di vita.

E, qualora una location da sogno, persone speciali e relatori internazionali non vi bastino per decidere di venire al Quarenghi, vi consiglio vivamente di parteciparvi perché, al di là di ogni altro significato più profondo che ognuno di noi vi ritrova, questa settimana è innanzitutto una settimana di puro divertimento. Lo dimostrano le risate, l’allegria, la felicità che scandivano ogni giorno (e ogni notte) risuonando in tutto l’albergo. Lo dimostrano le interminabili partite a “lupus”, i giochi a squadre, i karaoke improvvisati, le dormite imbarazzanti (…) dopo notti insonni trascorse in un baleno. Lo dimostrano le lacrime che rigavano il volto di tanti di noi al momento della partenza. Ma quelle erano lacrime di gioia, la gioia di aver conosciuto tanti preziosi diamanti, lacrime che non avevano il significato di un addio ma solo di un arrivederci.

Perché l’esperienza del Movimento per la Vita non si limita alla settimana del Quarenghi, ma continua nella vita di tutti i giorni, con il nostro piccolo impegno personale nella difesa della vita. Tutti possiamo fare qualcosa, dai gesti più piccoli alle imprese più grandi, ma il contributo di ciascuno di noi è determinante. L’augurio che faccio ai futuri quarenghini è di vivere questa esperienza nel modo in cui l’ho fatto io, ovvero senza nessuna pretesa: non partite con la convinzione che questa settimana cambierà la vostra vita. Credetemi, lo farà senza che ve ne accorgiate, e i frutti che raccoglierete avranno un sapore ancora più dolce. Mettetevi in gioco, non abbiate riserve, siate voi stessi. E anche se vi trovate a vivere un periodo non proprio facile, cercate di staccare la spina da tutti i problemi durante quella settimana: ne uscirete rigenerati e più pronti ad affrontare la quotidianità.
Quarenghi 2015, la scelta che rifarei.

Ivan

L’accoglienza dell’altro: un impegno che parte dal quotidiano




La settimana di formazione dei giovani del Movimento Per la Vita si avvia alla conclusione. Non prima, però, di avere lasciato ai ragazzi importanti domande che li guideranno in una riflessione che non potrà fermarsi a queste giornate. L’accoglienza è uno stile di vita e non può racchiudersi in format prefissati, è crescita essa stessa. Per questo, il programma di formazione del Seminario Quarenghi spazia e abbraccia tutte le realtà che si possono incontrare nella vita quotidiana: dal bambino concepito, alla persona con malattie genetiche, al malato terminale, alla persona che incontriamo in autobus.

La giornata di venerdì è stata dedicata alla sempre più attuale riflessione sulla realtà dei rifugiati politici. Uomini e donne costretti a rinunciare alla propria vita nella propria scuola, città, nazione per mettersi in viaggio verso una possibilità di sopravvivenza. È la storia di Amara, 20 anni, che racconta la sua fuga dal Mali e dalla persecuzione dei jihadisti: “lì mi aspettava la morte sicura, il mare una morte probabile”. Amara arriva in Italia dopo un anno e mezzo di viaggio, intervallato da periodi di lavoro forzato, permanenza nel deserto, trasporti in condizioni disumane. Anche la richiesta di asilo politico non è scontata, ma Amara – ripete più volte- è stato fortunato. A Roma, Amara incontra la realtà del Sacro Cuore che si occupa, tra le altre attività, di rifugiati. Qui impara l’italiano e riesce a ottenere il diploma di terza media, poi studia informatica e si inserisce sempre più nella realtà romana. “Si tratta di esperienze di resurrezione di questi giovani” ci spiega Vittoria De Santis, volontaria all’interno del progetto missionario del Sacro Cuore, perché “ognuno diventa generatore di vita per l’altro”.

I ragazzi sono poi accompagnati in questo percorso di accoglienza a 360 gradi da Arturo Bongiovanni, giovane avvocato molto attivo nella diffusione del valore della vita nelle scuole secondarie. Arturo ha spiegato in modo rapido ma completo la legislazione sull’aborto e le sue inquietanti implicazioni e la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, nella sua impostazione e nelle sue modifiche per via giurisprudenziale, che purtroppo hanno molto marginalizzato le tutele che essa poneva inizialmente. In seguito, attraverso il riferimento a figure come Martin Luther King, Nelson Mandela e Don Lorenzo Milani, ha esortato i ragazzi a spendersi nella difesa e nel volontariato per la vita, mostrando come minoranze in apparenza insignificanti siano state, nella storia, artefici dei cambiamenti che hanno reso il mondo un po’ più giusto. Arturo ha concluso citando l’esempio di accoglienza della vita di Chiara Corbella, una madre coraggiosa che ha rinviato le cure per il tumore da cui era affetta per non compromettere la gravidanza in corso, riuscendo a salvare il suo bambino pur a prezzo della sua vita; Chiara è morta a soli ventotto anni ma con il sorriso sulle labbra.

Formare sé stessi: un esercizio di amore



Terza e quarta giornata del Quarenghi dedicate al relax e alla scoperta dell’altro e del volontariato prolife.
Il mercoledì è dedicato alla visita alla città di Paestum, con visita ai templi. Si tratta di un’importante occasione di crescita culturale ma anche relazionale: già sul pullman verso la città partenopea, le relazioni iniziano a diventare più profonde. Gli sguardi diventano più complici, si inizia a comunicare sé stessi altro. In serata la comunicazione diventa spirituale con la preghiera ecumenica di Taizè, un importante e toccante momento di raccoglimento e di meditazione.
Il giovedì si apre con un’esperienza laboratoriale. Il responsabile giovani, Tony Persico, guida i ragazzi alla conoscenza del volontariato attraverso l’utilizzo del das. I ragazzi si trovano a modellare il das, similitudine di sé stessi, in virtù dell’altro che ci sta accanto e in particolare in relazione alla donna che affronta una gravidanza difficile. In maniera “virtuale” i ragazzi sperimentano cosa significa smussare gli angoli, plasmare sé stessi in virtù degli altri, da materia informe fino ad arrivare al ferro di cavallo, che accoglie in un abbraccio e a culla che accoglie, protegge ma lascia autonomia.
La mattinata prosegue con la testimonianza dell’Equipe giovani del Movimento Per la Vita, organizzatori dell’evento Quarenghi. Ognuno porta la testimonianza del proprio servizio nelle diverse realtà regionali all’interno dei Centri di Aiuto alla Vita, delle Case di Accoglienza, dei Movimenti Per la Vita. I ragazzi hanno poi spazio per fare delle domande ai giovani dell’Equipe e lo fanno con l’entusiasmo che caratterizza la loro età.

Emozione e protagonismo le due parole che caratterizzano queste giornate, nell’attesa della formazione vera e propria che riprende domani con l’intervento di Arturo Bongiovanni e con la testimonianza di un ragazzo rifugiato che racconterà ai ragazzi la sua partenza, il viaggio e l’arrivo in Italia. Perché l’accoglienza diventi uno stile di vita e non una riflessione teorica, distaccata dalla quotidianità.

Segni di speranza: Le Méné a Maratea




Seconda giornata del Seminario Quarenghi. Si inizia la mattinata con un tema scottante: malattie genetiche, diagnosi ed eugenetica. L’intervento di Jean-Marie Le Méné, Presidente della Fondazione Jérôme Lejeune, è dedicato al racconto della figura di Lejeune, genetista, e attivista francese, scopritore della causa della sindrome di Down.
La relazione di Le Méné, dal titolo “Cosa c’è da fare? Medicina o eugenetica? L'attualità della testimonianza di Jérôme_Lejeune” presenta innanzitutto la vicenda umana, di successo e tragedia di Lejeune: scoprì le cause genetiche e la non ereditarietà della Sindrome di Down. Questo -afferma Le Méné- ha cambiato la prospettiva, perché ha decolpevolizzato le famiglie: non si tratta di “geni cattivi” dei genitori ma di fenomeni genetici di natura incidentale.
Tuttavia la sua scoperta ha aperto la strada alla diagnosi precoce della malattia e alla diffusione allarmante dell’aborto dei bambini down: ad oggi il 97 % in Francia dei bambini a cui è diagnosticata la sindrome non vede la luce.
Lejeune –racconta Le Méné- si sentiva chiamato in prima persona a difendere i bambini affetti da trisomia 21, arrivando ad affermare di avere una sola opportunità per aiutare i bambini affetti da trisomia 21 e i genitori: curarli. Nella sua attività di ricerca, affermò più volte che se si impegnassero le stesse risorse economie di quelle destinati agli aborti, la trisomia 21 avrebbe già una cura e che da un punto di vista tecnico, è meno difficile trovare una cura per la trisomia 21 che mandare un uomo sulla luna. Il suo lavoro fu ostacolato dallo Stato francese, che tagliò i fondi della sua ricerca a causa della sua posizione contraria all’aborto. Questo non ha, però, fermato Lejeune che si è impegnato in prima persona nel ricercare fondi privati.

Jérôme Lejeune, la ricerca, la scoperta, la contrapposizione a una società che non rispetta l’uomo. Tutti segni di speranza. Che non muoiono, neanche con la morte del ricercatore francese. Oggi la Fondazione Lejeune ha ripreso il lavoro del genetista, continuando la ricerca su malattie quali la Trisomia 21, Williams-Beuren, X-fragile, sindrome del grido del gatto, Smith Magenis, monosomie, ritardi mentali ecc. Ancora la Fondazione si pone a servizio dei malati e delle loro famiglie, attraverso il perseguimento di tre obiettivi: cercare, prendersi cura, difendere. È il primo finanziatore in Francia per quanto riguarda la ricerca sulle malattie genetiche e si occupa di difesa della vita a tutto tondo: dalla pressione per l’abolizione della ricerca sugli embrioni, al contrasto all’ eutanasia, alla promozione dell’accoglienza della vita umana quando malata. Segni di speranza. Come i giovani che ascoltano, coinvolti, la storia di amore immenso di Lejeune.

Maratea: al via la 33esima edizione del Seminario V. Quarenghi



Inizia ufficialmente l’edizione 2015 del Seminario V. Quarenghi, nella bellissima località di Acquafredda di Maratea. Circa duecento giovani, tra i 16 e i 30 anni, provenienti da tutte le Regioni d’Italia, si sono ritrovati presso l’Hotel Villa del Mare, per dare il via alla settimana di formazione e di vacanza animata dal gruppo giovani del Movimento Per la Vita Italiano.

Il Life happening inizia ufficialmente in mattinata, con l’intervento di Saverio Sgroi, educatore e giornalista, dell’Associazione Cogito et Volo, che presenta una relazione dal titolo evocativo: “Il nostro posto è aldilà delle stelle”. L’intervento si cala in maniera puntuale nel tema del Quarenghi: “Nati per vivere, Storie di amore immenso”, che richiama il protagonismo dei giovani nell’essere autori attivi della propria storia. Sgroi offre ai giovani la chiave per poter vivere con lo sguardo verso l’alto (e verso l’altro): l’amore, che ci mette in contatto con l’infinito e con l’eterno. L’apertura al mistero e al trascendente ci mette di fronte anche ai limiti dell’altro, quasi in un fenomeno contraddittorio. La contraddizione si risolve nell’amore stesso, che ci porta “aldilà delle stelle”. Sgroi termina con due inviti ai giovani: credere nel “per sempre” e non farsi rubare la speranza, presi dalla convinzione che “non si può fare nulla”, solo così i giovani possono essere reali protagonisti delle proprie vite e della società in cui vivono.

La seconda parte della mattinata vede come protagonista l’intervento di Peggy Harsthon, Presidente di Heartbeat International, la federazione americana dei Centri di Aiuto alla Vita, che ha come titolo “Da chi posso prendere esempio? Servire la vita con amore: un impegno planetario”. La relazione apre ancora di più il concetto di protagonismo dei ragazzi, ampliando lo sguardo alla realtà americana e alla specifica visione planetaria dell’Associazione. 
Heartbeat International è, infatti, un network di 2000 associazioni con sedi in tutto il mondo, tra cui i CAV e le case di accoglienza italiani. Heartbeat nasce come associazione umanitaria ed è poi diventata un’associazione cristiana di tipo ecumenico. Suo scopo principale è contrastare l’aborto, non in termini di negazione ma di mani che si tendono all’altro, nell’accoglienza della donna e delle sue difficoltà. In questo modo non si aiuta solo la donna ma la famiglia e la società intera. La Harshton presenta ai ragazzi le diverse realtà dei CAV a livello mondiale: Stati Uniti, America Latina, Africa, Australia, Asia e la realtà della “SOS Vita Americana”, la Option Line, un numero verde attivo 24 h su 24 dedicato alle donne che affrontano una gravidanza complicata da diversi fattori. I numeri di donne aiutate presentano in maniera inequivocabile la grandezza del lavoro della realtà prolife: ogni anno le risposte date alle donne sono più di 240.000 e i bambini salvati grazie a questa linea verde sono 3000 ogni settimana, che significa salvare una vita ogni 4 minuti!


La mattinata si conclude con i gruppi di lavoro: i giovani vengono organizzati e guidati in un approfondimento delle tematiche della mattinata dai ragazzi dell’Equipe giovani del Movimento Per la Vita, sulle questioni che sono sorte in platea durante le relazioni. Il pomeriggio è, poi,  dedicato alla vacanza, nel bellissimo golfo che ospita i ragazzi.
 
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