Le storie sono per tutti vincoli di riflessione. La testimonianza di
vita vissuta ci impone una condizione di rispetto e ci permette di
leggere appieno l’emozione dei protagonisti.
Oggi raccontiamo la storia di Paulo e Felipe, due gemelli cileni di 29
anni, come loro l’hanno raccontata al canale Cna.
La storia di due sì,
detti da una sola persona, Rosa Silva, madre dei due.
Rosa che abitava nella città cilena di Laguinillas de Casablanca, scopre
nel 1984 di aspettare un figlio. Il suo lavoro in ospedale gli aveva
però imposto l’esposizione dei raggi x, cosa che in gravidanza è molto
nociva.
E così, partendo da questa considerazione, il medico che la
seguiva le fece numerosi controlli e le disse che, in effetti qualcosa
non andava: il bambino ha tre braccia, e i suoi piedi sono come
intrappolati. Ha pure due teste”. Naturalmente, la soluzione proposta è
sempre la stessa, abortire.
Ma Rosa non ci sta, nemmeno davanti a questa
preoccupante descrizione. I dottori insistettero molto per l’aborto
terapeutico, speigandole i grandi rischi per la sua stessa vita. Ma Rosa
non cedette. Portò avanti la gravidanza e partorì Felipe, perfettamente
sano.
Però arrivò la complicanza: non si riusciva ad estrarre la placenta
dal ventre della donna. I dottori le proposero un raschiamento, ma lei
rifiutò. Sentiva che c’era qualcun altro. Paulo nacque dopo 17 minuti.
Con il raschiamento sarebbe probabilmente nato morto.
Oggi Felipe e Paulo sono felici, e hanno deciso di “girare” il loro sì a
Dio. Senza sapere uno dell’altro, hanno infatti, entrambi maturato la
decisione di diventare sacerdoti. Con finale effetto sorpresa di
entrambi e del resto della famiglia.
(Giovani Prolife / GS)
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Il doppio coraggio di una madre nel dire due volte sì.
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