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Francesco d'Assisi: il Santo della vita nascente.

Nella rappresentazione della natività riscopriamo il valore della maternità e la dignità della vita nascente.

Francesco d’Assisi è universalmente considerato il poeta del creato. Il suo Cantico delle creature, composto probabilmente negli anni venti del 1200, è considerato tra i primi prodigiosi passi della poesia italiana anche da quanti sono estranei al credo cattolico. Ma è stato anche il grande contemplatore della maternità. Negli stessi anni in cui vedeva la luce il Cantico di frate Sole, Francesco è stato non solo il cantore della creazione ma anche dell’incarnazione: nel 1223 Francesco da vita al primo presepe della Cristianità.

Nella notte di Natale il Santo predispone una raffigurazione vivente della natività, secondo quanto ci scrive Tommaso da Celano nella sua biografia del Santo. La creazione viene esaltata per mezzo del canto di lode e passa attraverso la mediazione del linguaggio poetico. Al contrario la generazione, il mistero dell’incarnazione, viene lasciato alla meditazione personale, alla contemplazione diretta della scena della natività. Nello sguardo di stupore, si compone un silenzioso poema francescano composto dal solo nome di Gesù. Tommaso da Celano riporta così l’evento: “fu talmente commosso nel nominare Gesù Cristo, che le sue labbra tremavano, i suoi occhi piangevano e, per non tradire troppo la sua commozione, ogni volta che doveva nominarlo, lo chiamava il Fanciullo di Betlemme”.

Come ha sottolineato lo storico Jacques Le Goff (Francesco d’Assisi, Laterza, 2006) in un'epoca, quella degli anni tra il 1100 e il 1300, dominata dalla scolastica e dalla marginalità della figura femminile, oltre che dell’infanzia, Francesco non esita a mettersi in umile venerazione della donna e del bambino e a invitare tutti i contemporanei, e non solo, a fare lo stesso: Francesco è in questo pienamente evangelico.

Pienamente evangelico almeno per quattro ragioni... Anzitutto perchè recupera la dignità della donna e il principio di uguaglianza insito nella rivelazione cristiana. Non solo se guardiamo l’epoca in cui vive il poverello di Francesco, riconosciamo nell’episodio di Greccio una conferma dell’attenzione per gli ultimi e gli emarginati dalla vita sociale. Evangelico perché l’immediatezza comunicativa della raffigurazione vivente della natività, ci richiama alla semplicità e all’immediatezza del messaggio cristiano. Infine perchè la natività ci ricorda la dimensione umana dell’incarnazione, quella corporeità che Francesco vivrà in maniera totale attraverso le stimmate.

Francesco pone così sul piedistallo della storia l’incarnazione del “Figlio prediletto” e con essa la tutta la tenerezza della maternità. Così facendo ci ricorda che il “Vangelo della vita sta al cuore del messaggio di Gesù” e la sua gioia dirompente ci conferma che “nel Natale è svelato anche il senso pieno di ogni nascita umana, e la gioia messianica appare così fondamento e compimento della gioia per ogni bimbo che nasce” (Evangelium Vitae, § 1).

(TE)

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