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Appello dei pediatri: uccidiamo i bambini.

Un collettivo di medici scrive al governo belga per consentire l’eutanasia dei bambini.


L’incredibile appello arrivato ieri (6 novembre) alla commissione salute del senato in Belgio è firmato da sedici pediatri “di fama”. L’appello arriva ovviamente nel giorno in cui la commissione è chiamata a discutere un emendamento per applicare anche ai minori la legge nazionale sulla “dolce morte”, che già oggi consente la scelta dell’eutanasia per gli adulti.

Il collettivo di pediatri firmatari dell’appello si richiama al solito slogan della propaganda pro eutanasia fondato sulla paura del dolore. Secondo quando riporta il quotidiano De Morgen i medici chiedono l’applicazione dell’eutanasia per i loro piccoli pazienti “che devono affrontare sofferenze terribili”. Evidentemente per i dottori “di fama” il ricorso alla terapia del dolore, che accompagna la cura degli stadi terminali, è troppo semplice. Meglio lanciare “un appello disperato” al senato.

Lo stesso quotidiano fiammingo DM, di ispirazione socialista, ci mette del suo: occorre recuperare il divario tra esistente tra la realtà dove l’eutanasia sui minori è praticata, anche se non frequente, e il quadro giuridico che ancora non la consente. Un ragionamento aberrante: la legge vieta una cosa, ma siccome a volte qualcuno trasgredisce la legge… cambiamo la legge! I commenti dei lettori si schierano all’opposto. Un lettore ha commentato esterrefatto: un bambino a dieci anni non è libero, giustamente, di bere una birra, ma sarebbe libero di scegliere se vivere o morire? Un altro, disgustato, non esita a parlare di “assassini nichilisti”. Particolarmente sensibili i lettori tedeschi che non hanno mancato di evocare il paragone con l’ideologia nazista.

Ovviamente con quali criteri dovrebbe avvenire l’apertura all’eutanasia infantile rimane un enigma: a chi spetta la decisione? Al minore, al genitore, al giudice? E se il bambino non volesse morire? E con quali vincoli per il personale medico? In realtà tutti gli interrogativi posti dall’eutanasia ci lasciano il sapore amaro prima ancora di saperne le risposte. Ci bastano le domande per scoprire da una parte il freddo cinismo del calcolo materiale dall’altro l’ombra dell’ideologia che offusca il valore della dignità umana. Anche oggi, in Belgio, come nel resto del mondo, “la prima sfida è quella della vita”.


(Giovani Prolife/Giovanna Sedda)
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