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Cristiani, ebrei e musulmani: l'eutanasia è una negazione dell'uomo.



Alcuni giorni fa abbiamo già lanciato l’allarme per l’incredibile appello a favore dell’eutanasia infantile lanciato il Belgio. Gli autori erano niente meno che pediatri “di fama” stando a quanto riportato dal quotidiano fiammingo De Morgen (leggi l’articolo qui). L’appello giunge nel momento in cui la commissione salute del Senato belga è chiamata a discutere un emendamento per applicare anche ai minori la legge nazionale sulla “dolce morte”, che già oggi consente la scelta dell’eutanasia per gli adulti.

L’applicazione dell’eutanasia in Belgio è già di per se problematica e molto contestata. Alcuni mesi fa una serie di denunce hanno scosso fortemente l’opinione pubblica del paese. Diversi malati sono stati infatti uccisi, attraverso il protocollo previsto per la “dolce morte” senza che ne loro, ne tanto meno i familiari, ne avessero fatto richiesta (ne abbiamo parlato qui). Ora la proposta di estendere l’eutanasia anche ai bambini è al centro del dibattito.

Contro l’eutanasia infantile si sono pronunciate tutte le principali confessioni religiose della nazione. Per l’occasione sono state messe da parte le differenze e i leader di cattolici, protestanti, ebrei e musulmani hanno pronunciato un dichiarazione congiunta che non lascia dubbi: “l’eutanasia di persone fragili, bambini o persone dementi, è una contraddizione radicale della loro condizione di esseri umani. Non possiamo entrare in una logica che conduce a distruggere le fondamenta della società”.

Il dibattito è ancora acceso, nel frattempo rimane la realtà, inquietante, dell’eutanasia già consentita dalla legge: in Belgio due decessi su cento è dovuto alla “dolce morte” e questi numeri nascondo anche quanti sono stati uccisi contro ogni espressione della propria volontà e della famiglia. L’esperienza belga pone in evidenza almeno due cose su cui dovremmo riflettere.

La prima è che la degenerazione dell’eutanasia in eliminazione “dei malati socialmente onerosi” è già realtà. Una realtà che rischia di essere ancora più buia nel momento in cui inizia a guardare i bambini malati per ucciderli anziché curarli. Quanto accade in Belgio ci dice inoltre l’urgenza di “una generale mobilitazione per costruire una nuova cultura della vita” come ha scritto Giovanni Paolo II nella sua enciclica Evangelium Vitae, già nel 1995 (leggi qui). Quello che i movimenti prolife europei hanno iniziato con l’impegno per l’inizitiva “Uno di noi” e che continua con generosità nelle nostre città con il Movimento per la Vita Italiano... e di cui ogni può far parte.

(Giovanna Sedda)



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