L’aborto non è un diritto titolava Avvenire dopo la mancata approvazione della “risoluzione Estrela” da Parte del Parlamento Europeo. La discussione sul voto è ancora aperta, cerchiamo di capirne i retroscena.
Ma cosa conteneva la risoluzione, come è andata la discussione parlamentare, quale valutazione politica, sono tutte domande a cui la nostra stampa ha dato risposte diverse, addirittura discordanti. Cerchiamo di capire insieme. Per chi non lo sapesse, la risoluzione su “Salute e diritti sessuali e riproduttivi”, che prende il nome dalla firmataria Edite Estrela, è un testo non vincolante del Parlamento Europeo proposto dal Partito socialista-democratico. Il testo proponeva la qualificazione del “diritto all’aborto”, addirittura nella forma di diritto umano, senza alcuna concessione al diritto alla vita del concepito.
Ancora una volta –si stuferanno alla fine?- viene riproposta l’associazione tra diritti sessuali-riproduttivi e il diritto all’aborto che di riproduttivo –evidentemente- ha ben poco. Anche sul profilo della salute della donna perseguita attraverso l’aborto esistono pensanti riserve, basti pensare alla sindrome post-aborto: appare evidente l’ennesimo tentativo ideologico di voler nascondere l’umanità del figlio concepito, il suo diritto alla salute, addirittura alla semplice esistenza. La risoluzione Estrela è stata in una parola la riedizione europea della propaganda abortista che da anni imperversa nei contesti internazionali e che da tempo segnaliamo sul nostro blog (vedi qui se vuoi saperne di più).
La cosa emblematica è che la risoluzione tanto discussa, in realtà non è stata mai discussa dal Parlamento Europeo, ne tanto meno bocciata. Alla prima presentazione, nel mese di ottobre, il Parlamento rinviò l’esame a dicembre. Cosa è successo a questo punto? Il Partito Popolare Europeo ha presentato una risoluzione alternativa approvata dal Parlamento. Ciò ha fatto “decadere” la proposta Estrela che in questo modo non ha mai varcato la soglia dell’emiciclo parlamentare. La votazione sulla risoluzione del PPE ha visto 334 sì, 327 no e 35 astenuti.
Il merito di questo risultato politico è e rimane del PPE che ha preparato la proposta e l’ha votata in modo compatto. A ricordarlo è Eugenia Roccella che sull’Occidentale ha descritto la risoluzione Estrela come “n testo puramente ideologico anche perché i paesi che hanno attuato questo tipo di politiche (per esempio Svezia, Francia, Inghilterra) sono quelli con le maggiori percentuali di aborti in assoluto, e con spaventosi tassi di gravidanze e aborti tra le minori. Si tratta quindi di politiche fallimentari, che non dovrebbero essere esportate e proposte come buone pratiche” (leggi l’articolo qui).
L’astensione degli eurodeputati PD rappresenta un importante segno di contraddizione, ma chi vuole affidare a loro il risultato ottenuto lo fa in modo strumentale. Al contrario di quanto sostenuto da diverse testate “di sinistra” l’astensione di alcuni europarlamentari italiani non è stata decisiva per il voto: erano sei, non sette. L’Huff. Post di Repubblica spacciandoli per sette cerca di attribuirgli la responsabilità del risultato creando così un “vergognoso” incidente per il Partito Democratico. Vergognoso è che non sappiano contare nemmeno fino a dieci. Si legge testualmente “I 'magnifici' sette eurodeputati cattolici del Pd? Il capo-gruppo David Sassoli, Silvia Costa, Franco Frigo, Mario Pirillo, Vittorio Prodi e Patrizia Toia”. Contateli anche voi. I magnifici sette sono in realtà soltanto sei.
Le valutazioni politiche sulla vicenda infatti sono diametralmente opposte a seconda della provenienza ed entrano nel vivo della novità della sinistra italiana. I sei “dissidenti” sono stati subito additati come “renziani” tracciando un solco sui temi bioetici. Da una parte chi grida al tradimento dell’ortodossia ideologica, dall’altro chi spera in una possibilità di dialogo sulla bioetica durante la segreteria targata Renzi.
L’associazione degli atei ha prontamente parlato di “condotta fuorviante e brutale”. Apre una finestra invece Tempi.it intervistando l’eurodeputata, disobbediente, Silvia Costa che ha spiegato così la propria astensione: “Innanzitutto perché la relazione Estrela non bilanciava l’aborto con il diritto del nascituro e perché il diritto alla vita veniva completamente ignorato. Inoltre perché eliminava l’obiezione di coscienza, promuoveva l’accesso diretto delle minorenni all’aborto senza il consenso dei genitori e la procreazione assistita per single omosessuali” (leggi l’intervista qui: Tempi.it).
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