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Morte di una sposa bambina.

Rawan, una bimba di 8 anni è morta in seguito alle lesioni subite durante la sua prima notte di nozze. Succede ad Hardh, la zona tribale al confine con l’Arabia Saudita, nello Yemen. 

La decisione di vendere la bimba e darla in sposa ad un quarantenne è stata presa dai genitori della piccola. Le autorità locali negano l’accaduto, mentre la stampa inglese, la prima a dare la notizia, si dice pronta a confermare e ad attestare il fatto. Ma del resto non c’è di che stupirsi: il fenomeno delle “spose bambine”, infatti, secondo quanto testimoniato dalle Nazioni Unite è  una pratica più che diffusa nei paesi dell’Asia meridionale, dell’Africa subsahariana e in altri Paesi in via di sviluppo (Cina esclusa).

Le gravidanze precoci provocano ogni anno più di 70.000 morti. Di questi, la maggior parte sono ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni, alle quali vengono negati i diritti umani fondamentali e a cui vengono fatte subire, rispetto alle spose maggiorenni, maggiori violenze, abusi e sfruttamento. Si tratta di bambine costrette ad abbandonare precocemente il proprio nido familiare e a fare i conti con una realtà crudele, subendo, nel migliore dei casi, conseguenze pesanti per la loro sfera affettiva, sociale e culturale.

Secondo le dichiarazioni dell’UNICEF “i matrimoni precoci contravvengono ai principi della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che sancisce il diritto, per ogni essere umano sotto i 18 anni, ad esprimere liberamente la propria opinione (art. 12) e il diritto a essere protetti da violenze e sfruttamento (art. 19), e alle disposizioni di altri importanti strumenti del diritto internazionale”.

Gli attivisti chiedono che lo sposo e la famiglia di Rawan, vengano arrestati e portati a giudizio, anche in nome di tutte le altre bambine che subiscono lo stesso destino, forse più silenzioso, di Rawan. Le statistiche di Human Rights Watch, infatti, confermano che il 14% delle donne yemenite viene dato in sposa prima dei 15 anni e se si pone il limite a 18 anni la percentuale sale al 52%. Le percentuali salgono ancor di più se ci si sposta nelle aree rurali del paese, dove spesso prevalgono leggi ibride, con residui tribali e innesti di diritto islamico.

Al momento, in Yemen, non esiste un età minima per il matrimonio. Nel 1999, infatti, il limite dei 15 anni fu abolito dal parlamento. Nel 2009 ci fu un altro tentativo, nel Paese, per porre l'età minima del matrimonio a 17 anni. Questo tentativo fu però bloccato da un gruppo di giuristi che sostenevano fosse in contravvenzione alla Sharia (legge islamica). Infatti, come ricorda ancora l’UNICEF: “occorre essere consapevoli che le radici di questo fenomeno risiedono in norme culturali e sociali legate sia a pregiudizi di genere che a strategie sociali proprie delle economie di sussistenza, in primo luogo l’esigenza di “liberarsi” prima possibile del peso rappresentato dalle figlie femmine, ritenute meno produttive per l’economia familiare”.

Giovani prolife/A S

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