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Cheese. Il Quarenghi: tra impressione dei colori e impressione nell’anima.


 “Oh, ragazzi, chi è che scrive un articolo sul Quarenghi, finita la settimana?” La mia mano si alza quasi involontariamente. “Ok, allora fai tu un articolo di chiusura, Dani… va bene?” “Okok Giò, stai tranquilla”.

“Ok? Ok di cosa! Ma perché ti vai sempre a impelagare in queste faccende” chiede la mia parte coscienziosa, a quella incosciente.
Quella incosciente nemmeno risponde… pensa, ripensa e, meno incosciente di quel che sembra, capisce che è proprio impossibile: il Quarenghi a parole non si può raccontare.
È … trepidazione e gioia immensa. Occhiaie e sorrisi. Lacrime e abbracci. Mare e pensieri.
È Vita: elegante nella sua essenzialità, semplice perché autentica, meravigliosa perché fatta di storie, tante, impastate con amore.
Si vive e non si descrive. Si porta nel cuore come un puro e nostalgico presente.


Sapete, ho cominciato a sognare con questa squadra (dai grandi assenti, in foto) ormai qualche anno fa. Mi sono innamorata dell’affetto che supera i chilometri, della passione che guida ogni progetto e dei talenti, tanti e diversi, che messi insieme ogni volta fanno fiorire veri e propri miracoli. Ecco… li vedete quei sorrisi? Sono una scelta. La scelta di essere felici e di portare felicità, esattamente lì dove la Vita fa più male.
Io questo lo chiamo Amore… e ve lo assicuro: crea una gran dipendenza!





La testa però, devo dire la verità, l’ho persa completamente quando mi sono davvero resa conto di cosa volesse dire , seriamente, essere in movimento per la Vita. Incontrare, dialogare, ascoltare, parlare, scoprire, capire centinaia e centinaia di ragazzi ogni anno, nei contesti più vari. Con loro, crescere… maturare nella consapevolezza di una vocazione che ti sussurra chi sei.
Ho capito, nel tempo, che difendere la Vita è anche Ringraziare: per il dono che siete, per la Bellezza che portate dentro senza rendervene conto, e capire che di fronte a tutto questo non si può essere esenti dal gridare al mondo che la Vita è un’opportunità, da curare con consapevolezza e coraggio.
Ogni mamma lo deve sapere: il suo bambino, che magari ora non vuole e la spaventa, potrà farla felice e, prima ancora, essere felice… semplicemente perché avrà scelto di fargli vedere la luce del sole, e il sole, si sa, scioglie anche i ghiacci più persistenti.



Il Quarenghi, allora, diventa l’occasione e la cornice idillica dove tutto questo si condensa, moltiplica, contamina, arricchisce e rinnova. Ogni anno.
Si condensano le motivazioni per cui più quattro anni fa decisi di dedicare parte del mio tempo per far sì che ogni giovane potesse conoscere tutto ciò, che non è solo volontariato, ma è una filosofia di Vita: quasi un modo di stare al mondo.
Si moltiplicano, rinnovano e arricchiscono le amicizie e tutto ciò che esse portano con sé. Chiacchiere infinite che sfidano anche le notti più lunghe, risate libere e liberatorie (di quelle che può prenderti o mal di pancia o un crampo alla mascella -non è uno scherzo, l’ho personalmente sperimentato-) e l’intimità di storie che col passare dei giorni si raccontano, anche nelle piaghe più nascoste. L’uno si ritrova nell’altro…. e alla fine, a ripercorrerle insieme, quelle trame irripetibili e a volte fin troppo complesse, non sembrano nemmeno far così paura.
Il Quarenghi comincia laddove finisce ogni aspettativa, misera e o grandiosa che sia: è quello che ti accade tra la faccia disorientata dell’arrivo e i lacrimoni della partenza… esattamente la meraviglia di quel che mai t’aspettavi (… m’aspettavo).



E se non si può raccontare, questa settimana più unica che rara... allora, forse, questa è la foto esatta perché possiate capire, da voi, di cos’è fatto questo acceleratore di attimi ed emozioni.
Mi piace pensarlo esattamente così il Quarenghi: come un abbraccio, che silenzioso esce fuori dal tempo. Si basta a se stesso, perché lì, c’è tutto quello di cui ha bisogno: l’energia di due corpi che si stringono, l’incontro di due anime che si accolgono esattamente come sono e la consapevolezza che quello è un posto perfetto da abitare, anzi da Vivere.
Nessun timore, nessuna remora: solo l’autentico scambio di qualcosa che si comprende in piena empatia.

Ecco perché ogni anno mi sento di tornare verso casa, al momento della partenza per questo viaggio: tra quelle persone, tra le loro anime belle e i loro spiriti audaci e combattivi il mio cuore riposa… dà e riceve speranza. Il mio cervello si riossigena di aria e pensieri buoni e io… io faccio la scorta di meraviglia e incanto, perché non mi scordi di vederli pure dove, talvolta, non ne scorgo nemmeno un po’.



Clic. Istantanea di un frammento di Bellezza in un viaggio a “protezione 0 spalmata sopra al cuore”.
Siete la miglior conclusione che si possa desiderare per un articolo.
Basta così… voi siete più che abbastanza! <3

Daniela Sensini


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