Per contrastare l’eutanasia non serve scomodare il Papa: basta citare Giacinto Pannella. Ma sì, proprio lui, Marco, lo storico leader radicale, il grande vecchio del fronte libertario.
Forse non tutti sanno, infatti, che qualche decennio fa il Nostro non era esattamente dell’idea di oggi e, a proposito della cosiddetta “dolce morte”, dichiarava: «E l’eutanasia per quando?, m’è stato chiesto in un recente dibattito sull’aborto. Deluderò i nemici in agguato e amici impazienti, ma io sono contro. Nessuno ha il diritto di compiere la scelta della morte dell’altro finché in chi soffre e fa soffrire ci sia un barlume o la speranza di un barlume, di volontà o di coscienza» (L’Espresso, 1/2/1975).
Se qualcuno per strada vi chiedesse la firma per l’eutanasia legale, potete dunque rifiutare, se siete pro-life, affermando che la pensate esattamente come il mitico leader dei Radicali. Semmai, potete aggiungere, è Pannella che non la pensa (più) come Pannella. Ma anche su questo, in realtà, meglio andarci piano. Meglio cioè evitare giudizi che escludano a priori la possibilità di un cambiamento in extremis. Perché fino a quando in Pannella ci sarà «un barlume o la speranza di un barlume, di volontà o di coscienza», tutto può ancora succedere. Anche che Pannella torni, almeno sull’eutanasia, a pensarla come la pensava prima. O addirittura che si converta del tutto: che bel finale sarebbe. Mai dire mai, e tante preghiere.
(Giuliano Guzzo)