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Quarenghi: obiezione di coscienza, dal “No alle armi” al “Sì alla Vita”.
Seconda giornata di formazione per i duecento ragazzi riuniti a Maratea per partecipare al Seminario Quarenghi. La tematica affrontata oggi è tra le più interessanti e attuali per il mondo prolife: l’obiezione di coscienza. Ad intervenire sull’argomento, la Dott.sa Marina Casini, ricercatrice presso l’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica di Roma.
“Viviamo un epoca in cui tolleranza e libertà trionfano e campeggiano, ma quando si parla di obiezione di coscienza questo non vale più” ha affermato la Dott.sa Casini, evidenziando l’esistenza di un “controsenso sui diritti individuali”. L’obiezione di coscienza coinvolge coscienza individuale e collettiva, rispondendo alla limitazione del diritto di libertà individuale dell’operatore sanitario e rivolgendosi a valori sociali quali l’accoglienza e il rispetto della dignità umana.
Obiezione militare e sanitaria si legano nel titolo dell’intervento “Dal no alle armi al sì alla vita” come nella comune volontà di non collaborare alla distruzione della vita umana. Obiezione non è qui sinonimo di astensione ma è azione concreta di promozione dei veri diritti umani, perché- come ci ha ricordato la Casini “dove c’è violenza non c’è pace e non c’è accoglienza”.
L’obiettore di coscienza è dunque operatore di pace e di giustizia e con la sua azione realizza appieno la sua vocazione professionale, che è quella di accogliere e difendere la vita incondizionatamente. Per questo, la figura dell’obiettore va sostenuta, difesa e promossa e costruisce lo spazio privilegiato dove portare avanti l’attenzione culturale nei confronti della tutela del bambino concepito e non ancora nato. L’obiezione diventa anche impegno per ognuno di noi, nelle diverse professioni e nelle diverse realtà: anche nella promozione della iniziativa popolare Uno di noi, che è stata definita “obiezione di coscienza dei cittadini d’Europa”.
L’entusiasmo dei ragazzi alla conclusione dell’intervento dimostra come le nuove generazioni abbiano il desiderio di interrogarsi e di impegnarsi in prima persona, come emerso anche dal confronto avvenuto in mattinata.
Grande commozione dei ragazzi anche per l’intervento-testimonianza di Enzo Martusciello, responsabile del Sermig -Servizio Missionario Giovani – di Napoli. Martusciello ha raccontato la sua esperienza all’interno del gruppo, fatto di persone che condividono lo stesso sogno: “sconfiggere la fame con opere di giustizia e di sviluppo, vivere la solidarietà verso i più poveri e dare una speciale attenzione ai giovani cercando insieme a loro le vie della pace”. Da lui, l’invito ai giovani del Quarenghi a “crescere nell’amore, cioè nel dono di sé stessi”.
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