Lo Stato ha introdotto il divieto di aborto oltre le venti settimana e reso più rigidi i requisiti per le cliniche abortive: una strategia fatta di gradualità e azione politica che premia l’impegno prolife.
Il Texas è il tredicesimo Stato ha rendere più rigida la
legislazione sull’aborto. Il 14 luglio 2013 la legge con le nuove disposizioni è
stata approvata dal Senato con i due terzi dei voti a favore. Ciò nonostante
l’ostruzionismo dei gruppi democratici tra cui la prolusione della senatrice
Davis, durata ben 13 ore per far decorrere i tempi legali per l’approvazione.
Ciò si deve in particolar modo alla convocazione di una seduta straordinaria da
parte del governatore repubblicano Perry.
La legislazione texana ora vieta l’aborto oltre la ventesima
settimana (salvo pericoli gravi e imminenti per la madre), innalza gli standard
di sicurezza delle cliniche abortive equiparandole agli ospedali, e rende più
stringente il controllo medico per l’impiego della RU486. La svolta segue le denunce delle condizioni degli ambulatori specializzati negli aborti che hanno scosso profondamente l'opinione pubblica americana. In particolare il documentario di Live Action di cui abbiamo già parlato nel nostro articolo "Lo spettro di Kermit sulle cliniche".
Ci sono evidentemente due grandi strategie per ottenere un
risultato che sia al tempo stesso politico, ma anche legislativo, e quindi
vincolante. La prima consiste nel chiedere tutto e subito, facendo affidamento
sulla bontà delle proprie posizioni e sulla larga condivisione dell’opinione
pubblica. La seconda è quella dei piccoli passi, quando gli argomenti, per convincenti
che siano, vanno seminati pazientemente sull’opinione pubblica con la giusta
gradualità.
Negli USA il fronte dei diritti gay ha scelto la linea dei
piccoli passi ottenendo risultati insperati, prima il riconoscimento legale,
poi le unioni, poi il matrimonio per finire con le adozioni. Probabilmente nei
movimenti prolife americani avranno pensato perché non fare la stessa cosa? I
piccoli passi puntano a far scomparire l’aborto limitandolo progressivamente.
Una progressione che è sia geografica, Stato dopo Stato, sia legali, limiti
sempre più stringenti. La nuova linea dei prolife americani segue le vicende
giudiziarie della Corte Suprema e dei tribunali minori che spesso hanno
vanificato le iniziative legislative locali.
Il successo del Texas “nel suo sforzo storico di proteggere
la vita” ci dice che il compromesso con la gradualità politica a volte paga. Anche
se alcuni ritengono che il “Rome Wasn't Built in a Day” sia una insopportabile
compromissione rimane il dato di fatto: la nuova legge ridurrà le cliniche
abortive del Texas da 42 a 5. Resta ancora molto da fare, questo sì, ma da
qualche parte occorre pur iniziare.