In molti hanno titolato alla svolta epocale commentando l’interista di Papa Francesco. Ma cosa ha detto il papa sulla bioetica?
Nell'intervista concessa al direttore de La Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro, emergono due gli elementi principali: Francesco da una parte la conferma della dottrina sociale riguardante la biotica, non avevamo dubbi, dall’altra l’invito a una teologia della vita pastorale e non assolutizzata sul fronte dottrinario.
Sul primo punto Francesco non lascia spazio a fraintendimenti: “Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione”. Quanto basta a smontare i titoli sensazionalistici. Sul secondo punto invece occorre meditare seriamente. Il pontefice invita a “trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l’edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo”.
Troppo spesso infatti la bioetica è presentata o mascherata come la morale dei no: no a questo, no a quello. Esattamente come accade per la lettura dei comandamenti il rischio è quello di smarrirne il senso, la carica della proposta, ciò che realmente Dio vuole. E quando parliamo di vita sappiamo che “la gloria di Dio è l’uomo vivente” (Ireneo di Lione, Contro le eresie, 4,20,5-7).
Dunque il rischio è quello di presentare la bioetica personalista priva della sua carica propositiva. La dottrina sociale sui temi della vita è parte integrante della proposta evangelica e come tale deve seguirne lo stile: raggiungere l’universalità attraverso l’integralità evitando i particolarismi dell’integralismo. Un stile che Francesco delinea in tre parole: “la proposta evangelica deve essere più semplice, profonda, irradiante. È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali”.
Le parole di Francesco ci riportano alle radici stesse del nostro volontariato. Il nostro è il Movimento Per la Vita, guardate bene, un movimento Per. Questo smentisce ogni sorta di etichetta negativa, prima di qualsiasi Contro o No viene il nostro Per, il nostro Sì alla vita, che è da sempre un Sì alla vita della donna e del bambino insieme, come pure del malato, dell'anziano, del disabile senza discriminazione alcuna.
Parafrasando potremmo dire che anche il nostro volontariato e la nostra proposta deve farsi più semplice, profonda, irradiante. In una parola se il nostro impegno prolife vuole essere autenticamente cristiano e autenticamente universale deve farsi missionario. Cosa vuol dire ce lo spiega Francesco: “L'annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus”.
(TE)
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