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Speriamo che NON sia femmina

Australia: l'aborto selettivo è tutelato, il medico no


Avete presente quando state aspettando che il dottore vi visiti, o che il notaio vi riceva, oppure che passi questo pomeriggio noioso dalla nonna che non ha assolutamente niente di lontanamente divertente in casa (tranne la sua soap-opera preferita)? 
L'unico diversivo che si riesce a escogitare, se c'è una penna e un foglio di carta, è fare i disegnini. 
Chi, come me, non sa disegnare, si diverte a fare i ghirigori. Si diverte a fare delle lineette, per poi unirle e fare una figura. Oppure faccio delle sagome vuote, per poi riempirle. 


Quando si commentano episodi di disprezzo della vita umana nel mondo sembra che qualcuno stia facendo lo stesso gioco: traccia due puntini, e poi uniscili. Tracciane altri due, e uniscili ai primi due. Poi crea una sagoma. Poi divertiti a colorare la sagoma. 


Sappiamo infatti che in alcuni paesi l'aborto, già odioso di per sé, ha trovato modo di diventare ancora peggiore: l'aborto selettivo. Tradotto: maschio sì, femmina no. 
Ne avevamo già scritto qui

E come sapranno i nostri affezionati lettori, questo sta avvenendo non nelle civiltà arretrare e sessiste, ma in paesi europei, come ad esempio nella "civile" Inghilterra. Ma, come abbiamo dimostrato, è chiaro che se consenti l'aborto dopo il terzo mese, periodo in cui è riconoscibile il sesso del nascituro, l'aborto selettivo è un fatto inevitabile. 
Si chiara ragionamento a fortiori: se l'aborto è possibile sempre, a maggior ragione è possibile quando c'è un motivo. Per sbagliato che sia. 
Il che ci porta alla terribile conseguenza che non è possibile, ferma la legge che permette l'aborto così largamente, fermare l'aborto selettivo. 
Ricordiamo che in Italia non è possibile l'aborto oltre il terzo mese di gravidanza: quindi, a meno di avere ecografisti dotati di preveggenza, dovremmo stare tranquilli sotto quel punto di vista. 

Sappiamo anche che l'obiezione di coscienza è una lisca che va di traverso a molti. Dappertutto si fa un discorso identico: se sei medico, non ti puoi rifiutare. Se sei medico, devi praticare gli aborti. 
Inascoltata la replica: se sono medico, è per salvare vite, non per sopprimerle. 
Dovunque l'obiezione di coscienza è concessa (che generosi!) ci sono però non solo delle odiose farragini burocratiche da dover sopportare, ma un clima di diffidenza e di ostilità. Perfino in Italia, dove i medici obiettori sono la gran maggioranza. 

Ora: ricordate il giochino di prima? Mettiamo insieme due puntini. 

Ecco: mettiamo insieme l'aborto selettivo e l'obiezione di coscienza. E otterremo quello che è successo ad un medico australiano. 
Come riporta TEMPI, un medico di Melbourne, Mark Hobart, ha diagnosticato ai genitori una notizia terribile riguardo al nascituro: « E' una femmina.» 

L' "orrore" di questa notizia ha portato nei genitori ad una decisione altrettanto devastante: « E allora aborto! » 
Al che il medico ha risposto che lui di aborti non ne fa. Ma disgraziatamente ha mancato, come invece prescrive la legge, di indicare un medico senza scrupoli per il quale far morire una bambina per l'odioso crimine di essere femmina non è affatto un problema. 

E allora via, è scattata una indagine interna. Mark Hobart rischia il posto. 
«Come ha potuto rifiutare l'aborto selettivo? » Si chiederanno. « Il sacrosanto diritto di un genitore di sbarazzarsi di una figlia femmina in arrivo!» 

Ancora non sappiamo come finirà. 

Ma ci viene un dubbio, sempre più forte. Come è facile constatare, l'aborto selettivo colpisce soprattutto, e forse esclusivamente, le bambine. 
Possiamo ancora considerare l'aborto una delle conquiste del femminismo? 
Non approfondisco qui l'argomento, lo lascio alla riflessione del lettore. 

Ma sarebbe come dire che il consumo di caviale è una conquista per gli storioni... 

EP/Giovani Prolife




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