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La difficoltà di essere donne



Fiocco rosa o fiocco blu: un simbolo per annunciare la gioia di una nuova creatura venuta al mondo. In alcuni paesi, però, quel colore può davvero essere determinante per il futuro dell’individuo. 

La condizione della donna è stata più volte rivalutata nel corso della storia e troppo spesso sottovalutata. Nel Medioevo nacque la così detta ‘misoginia’: letteralmente odio verso le donne; nel Rinascimento la loro posizione venne rivalutata, e iniziarono ad avere un ruolo all’interno della società, per la precisione nell’ambiente delle corti. Nonostante i piccoli passi compiuti per affermare e vedere affermata la dignità femminile, ancora oggi, purtroppo, in alcuni paesi del mondo, soprattutto in Oriente, la donna è considerata inferiore, a volte alla pari di un oggetto. 

Una descrizione efficace della condizione della donna in un paese orientale, in questo caso l’Iran, è il capolavoro di Azar Nafisi, intitolato “Leggere Lolita a Teheran”. Le protagoniste del best- seller sono proprio delle donne, le quali vengono sottoposte a dure restrizioni dal regime di Khomeini, iniziato nel 1979. 

Partiamo allora proprio da alcune situazioni del libro per capire meglio la grande differenza tra il mondo occidentale e orientale, e la fortuna che abbiamo a vivere in questa società.
Nel libro, le ragazze si vedono privare i benefici più semplici e naturali, che oggi si danno per scontati. Un esempio per tutti è che queste donne non conoscono la sensazione che si prova ad avere il vento sulla pelle o tra i capelli perché sono costrette a vivere dietro a una corazza di tessuto, un lungo chador nero che le deve ricoprire interamente: anche solo un capello o un dito del piede scoperto potrebbe attirare l’attenzione maschile. Mentre per noi il vento sulla pelle è una consuetudine e un’abitudine per qualcuno è un privilegio, è una novità che ispira, in quanto nuova e mai provata prima.
Un altro episodio raccontato nel libro narra di una bambina di appena sei anni che si è da poco trasferita dagli Stati Uniti a Teheran e perciò non ha ancora familiarizzato e appreso tutte le norme vigenti. A scuola viene effettuato all’improvviso un controllo delle unghie e le sue sono considerate troppo lunghe dagli ispettori: le vengono tagliate talmente corte da farle sanguinare le dita. Infatti le donne sotto il regime di Khomeini, non potevano usare cosmetici, mettersi lo smalto, potevano camminare per strada solo se accompagnate dal marito, dal padre o dal fratello e dovevano muoversi senza dare nell’occhio, come se non esistessero: in caso contrario venivano lapidate.
Nelle pagine finali, inoltre l’autrice si rende conto che lei è ostile verso il regime perché le ha tolto qualcosa che lei rivuole indietro. La sua è una mancanza, mentre per sua figlia è un’assenza: la piccola infatti non può paragonare le proibizioni di adesso con il gusto della libertà precedente come può fare la madre, avendo conosciuto solo limiti e restrizioni: non correre, non mettersi lo smalto, non sa cosa vuol dire sentire il calore del sole sulla propria pelle.
E' molto efficace la conclusione: il più grande desiderio di Nafisi è che nella Carta dei Diritti dell’ uomo ci sia il diritto all’immaginazione e ognuno possa usufruirne quando più ne necessita. 

Leggendo questo libro, davvero non si può non pensare a quanto può essere difficile essere donne in alcuni Paesi, tenendo conto che il sesso è solo una circostanza casuale, perché nessuno può deciderlo. Inoltre nascosta tra le righe sembra emergere una parola: dignità, nel loro caso, rubata.
La dignità femminile purtroppo non viene riconosciuta in tutti i paesi del mondo: spesso le donne vengono maltrattate, o considerate alla stregua di un oggetto. E spesso chi invece ha la fortuna di avere una dignità, non se ne rende conto e non capisce il privilegio che ha tra le sue mani, discorso che vale soprattutto per le nuove generazioni.
Sono tematiche difficili, e per questo spesso vengono evitate, ma questo peggiora la situazione: qualcuno dovrebbe aprire gli occhi a tutte quelle ragazze che in un secondo perdono la loro dignità, compiendo atti a dir poco vergognosi! A volte, però, si sente nell’aria la domanda ‘Ma cos’è per loro la dignità, se non hanno esitato a perderla? Come fanno ancora ad alzarsi al mattino e a guardarsi allo specchio?’. Risposta: sono persone deboli a cui nessuno ha insegnato il significato e l’importanza della vita e della propria dignità.

(Ilenia Viale/ giovaniprolife)

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