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La Vita che lotta contro la morte.

Una donna in coma, ma formidabile e tenace che custodisce nel suo grembo una vita bella e speranzosa. 

E’ la storia di Carolina Sepe, una giovanissima madre ferita da un colpo di pistola durante un litigio nel quale è stato ucciso il padre. Ricoverata nell’ ospedale Cardarelli di Napoli, Carolina combatte tra la vita e la morte insieme a suo/a figlio/a di 18 settimane che scalpita nel suo pancione, e ha una voglia matta di spiccare il volo e mostrarsi al mondo.

Passando dal cuore della madre - tenuto in vita grazie ai macchinari - al cuore della piccola creatura, si ascolta il fermento della Vita che non si arrende alla malignità del mondo, a quell’aborto terapeutico che confonde il feto come pericolo per la madre. E’ giusto che l’uomo e la scienza siano decisi nell’abbattere gli ostacoli che impediscono la libertà dell’uomo di dire sì alla vita con determinazione. Perché è fondamentale e primario difendere il valore assoluto ed inviolabile della vita. Perché è importante salvaguardare i due cuori che non possono vivere se uno non si nutre, in tutto e per tutto, dell’altro. Quei due cuori che costituiscono una forza pulsante, talmente energica, che bussa alle porte delle nostre coscienze e ci interroga su quanto sia importante la nostra esistenza e quella degli altri in una realtà cinica, abbandonata al disastroso decremento demografico e all’individualismo.

Una vicenda diversa, ma molto simile è quella che ripercorre le orme di Santa Gianna Beretta Molla. Medico italiano, incinta, con un tumore all’utero, decise di rifiutare le cure che arrecassero danno al feto per metterlo alla luce. Pochi giorni dopo il parto non resistette e morì, sacrificando la sua vita per salvare quella della sua creatura.

Lei stessa, come si apprende dai suoi appunti, univa i valori del sacrificio e dell’amore: “Amore e sacrifizio sono così intimamente legati, quanto il sole e la luce. Non si può amare senza soffrire e soffrire senza amare. Guardate alle mamme che veramente amano i loro figlioli: quanti sacrifici fanno, a tutto sono pronte, anche a dare il proprio sangue purché i loro bimbi crescano buoni, sani, robusti!”. La scelta di amare è stata la chiave per prendere una decisione così coraggiosa e non facile. Come la definì il Cardinale Carlo Maria Martini: “Donna meravigliosa amante della vita, sposa, madre, medico professionista esemplare offrì la sua vita per non violare il mistero della dignità della vita”.

Carolina e Gianna sono due eroine, hanno sconfitto la cultura della morte decidendo di buttare il cuore oltre l’ostacolo e sono state promotrici della speranza senza confini che ha come ritratto il viso di un bambino sorridente con uno sguardo sorpreso, pieno di aspettative e innocente sul mondo.

Forza Carolina, siamo con te!

Marco Delli Noci




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