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Nazioni Unite: Aborto e genocidio sono inscindibili, eppure...

La Convenzione del 1948 dice che le "misure miranti a impedire le nascite" sono una forma di genocidio. Eppure Nazioni Unite e ONG continuano a diffondere aborto e sterilizzazione.


Spesso si è parlato dell’aborto come del Genocidio nascosto. Il giornalista di Antonio Socci parla di “genocidio censurato” nel suo libro omonimo, in cui si denunciano i numeri dell’aborto e il ruolo della politica tanto nazionale tanto internazionale nella sua diffusione.

Quello che non molti sanno è invece che proprio la  “Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio” adottata dall’ONU nel ‘48 considera gli impedimenti alla nascita di nuovi individui in un gruppo una delle manifestazioni del genocidio. Questo significa che l’aborto è un elemento della definizione stessa del crimine di genocidio: un legame giuridico inscindibile.

L’art. 2 ci ricorda che “nella presente Convenzione, per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religiose, come tale: (a) uccisione di membri del gruppo; (b) lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo; (c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; (d) misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo; (e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.

L’art. 2 pone una pesante questione giuridica non solo sulla pratica dell’aborto ma anche delle sterilizzazioni che oltre a impedire le nascite rappresentano una lesione dell’integrità fisica. La domanda a questo punto sorge legittima: com’è possibile che aborto e sterilizzazione siano considerati strumenti di violenza costitutivi del reato di genocidio e al tempo stesso le Nazioni Unite rilascino il proprio consenso, e le proprie risorse, a ONG e conferenze regionali che promuovono aborto e sterilizzazione come strumenti di sviluppo?

Il cortocircuito è stato spesso nascosto dietro il criterio della scelta: se impieghiamo aborto e sterilizzazione su un gruppo preciso è genocidio, se li affidiamo alla libera scelta dell’individuo, cosa che spesso neanche avviene come raccontano numerose testimonianze, possiamo addirittura sovvenzionare le ONG che li diffondono. Ma diffondere l’aborto e sterilizzazione in preciso paese, in una precisa area abitata,  in un preciso gruppo etnico o sociale fa cadere miseramente il criterio della scelta. Si  svela così la profonda incoerenza delle scelte ONU e di molte ONG.

(TE/Giovani Prolife)


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