La verità è che la quasi totalità delle discussioni, almeno sul versante bioetico, è completamente superflua. Non parzialmente: del tutto. I più ancora faticano ad ammetterlo, ma è così. Si potrebbero infatti evitare aspre divisioni e polemiche inconcludenti, specialmente in tema di aborto, se solo si accettasse quella che le persone di buon senso ancora chiamano realtà. La realtà di un soggetto, un essere umano, non ancora nato ma che risponde a stimolazioni esterne già a 20 settimane (Arch Dis Child.1994;71(2):F81-7), e a 29 ha una propria facoltà uditiva (Early Hum Dev.2000;58(3):179-95), al punto da far registrare – sempre alla 29° settimana di gestazione – variazioni cardiache quando ascolta la voce della madre (Dev Sci.2011;14(2):214-23).
Si tratta pertanto di qualcuno che, nel grembo materno, già intrattiene una vita relazionale (Neuroendocr. Lett.2001;22:295–04), capace di memorizzare fra le altre proprio la voce di sua madre (Acta Paediatr.2013;102(2):156-60). Qualcuno con un’esistenza di ritmi giorno-notte (Semin Perinatol.2001;25(6):363-70), di riconoscimento di profumi (Clin Perinatol.2004;31(2):261-85) e, come già detto, di memoria (Neurorep.2005;16(1):81-4). Qualcuno, come noi, in grado di sperimentare anche il dolore (Semin in Perinat.2007;31(5):275-82; Anesthes.2001;95(4):828-35) La verità, allora, è che gran parte delle discussioni, almeno sul versante bioetico, non richiede intelligenza, ma meno miopia. Perché il vero problema non è ciò che non si capisce ma quello, anzi colui, che ci si ostina a non vedere.
Giuliano Guzzo
Fonte: http://giulianoguzzo.wordpress.com/
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