Il Natale, è una festa più universale di quanto vorrebbero farci credere.
La pretesa che i simboli natalizi offendano altri fedeli è
presto smentita da tanti luoghi di missione dove credenti di altre religioni si
uniscono ai festeggiamenti cristiani. Questo perché la gioia di una nascita e
la speranza della pace portata dal Natale sono elementi antropologici
universali che superano le differenze culturali.
Per Edith Stein il Natale “emana un fascino misterioso, cui
ben difficilmente un cuore può sottrarsi. Anche coloro che professano un’altra
fede e i non credenti, cui l’antico racconto del Bambino di Betlemme non dice
alcunché, preparano la festa e cercano di irradiare qua e là un raggio di
gioia. Già settimane e mesi prima un caldo flusso di amore inonda tutta la
terra. Una festa dell’amore e della gioia, questa è la stella verso cui tutti
accorrono nei primi mesi invernali”. In
questo senso il Natale è una festa universale perché racchiude la speranza di
riconciliazione di tutti gli uomini.
Ma per il cristiano “è anche qualcos’altro. La stella lo
guida alla mangiatoia col Bambinello, che porta la pace in terra [...]Sì,
quando la sera gli alberi di Natale luccicano e ci si scambiano i doni, una
nostalgia inappagata continua a tormentarci e a spingerci verso un’altra luce
splendente, fintanto che le campane della messa di mezzanotte suonano e il
miracolo della notte santa si rinnova su altari inondati di luci e di fiori : ‘E
il Verbo si fece carne’. Allora è il momento in cui la nostra speranza si sente
beatamente appagata.”
TEP.
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