Dalla periferia dell’esistenza al cuore dell’umano. Esperienza di vita al meeting 2014
“Avete presente quando vi dicono che proprio le esperienze da cui non ci si aspetta nulla sono quelle che probabilmente più ci sorprenderanno? Banalità delle banalità. Ma, è vero!”.
Inizia così la riflessione fatta da Irene a seguito della sua esperienza all' ormai storico stand del MpV al meeting di Rimini, e prosegue “ così il lunedì del tutto sprovvista di aspettative o idee, ho preso il treno per Rimini.
Ad accogliere me e la mia esperta e immancabile compagna di viaggio Ludovica ci sono le fantastiche fontane dell’ingresso Sud e l’insegna d’entrata “Meeting 2014”. Dentro si muovono veloci e ordinati plotoni di polo bordeaux, giovani in giacca e cravatta, famiglie con bambini e zainetti pieni di gadget coloratissimi. L’imponente macchina organizzativa rivela la sua funzionalità subito, al primo sguardo: sebbene ci siano moltissime persone in movimento dappertutto, si ha la netta sensazione che tutto sia al proprio posto”. Ed è proprio cosi! Di anno in anno un’ organizzazione puntuale e precisa offre ai partecipanti alla fiera momenti di ascolto e riflessione, momenti di comunione e svago, e a noi la possibilità di far conoscere che cosa è il Movimento per la Vita, e cercare persone che vogliano partecipare anche loro ai nostri progetti. Quest’anno al padiglione A3 lo stand era gestito dalle signore del Cav di Rimini aiutate dai giovani, tra cui Martina e Francesco, Irene e Ludovica, Daniela e Marino, Lucia, Francesca e Chiara, che coordinate da Pino Morandini, vicepresidente nazione del Movimento per la Vita, hanno potuto offrire un programma di incontri su temi cari al volontariato prolife. Così anche in questa occasione si è potuto notare come il Movimento sia una grande famiglia in cui è difficile non sentirsi accolti fin da subito: basta un po’ di gelato, una tavola grande attorno a cui sedersi e l’età diventa veramente solo un numero, invisibile per chi ha voglia di condividere la propria storia con gli altri.
Ogni giorno il programma dello stand prevedeva sia la voce autorevole di professori ed esperti sia le testimonianze di vita di tante volontarie dei Cav o delle case di accoglienza; così, in un salottino pieno di puff bianchi e palloncini colorati, ci siamo ritrovati a discutere con serietà ma sorprendente semplicità dell’esempio di coloro che, in modalità diverse, hanno deciso di spendere energie e passione per stare accanto e sostenere chi è spesso relegato nelle periferie dell’esistenza umana. Le relazioni hanno riempito le poltroncine del nostro salottino di tante persone di ogni età: qualcuno passava giusto cinque minuti, prendeva un volantino e se ne andava; altri si sono seduti e hanno ascoltato rapiti fino alla fine. “E a volte i racconti fanno tremare il cuore; come la storia di Aurora, una bellissima ragazzina bionda e con due perle azzurro cielo al posto degli occhi. Ad appena 12 anni e mezzo ha il coraggio di lasciarsi aiutare dalle volontarie della casa di accoglienza del proprio paese e portare avanti la gravidanza, che tuttavia la allontana dall’affetto dei suoi familiari e le fa sentire forte il freddo dell’isolamento e della solitudine. Ma nella casa di accoglienza Aurora trova una seconda famiglia, oltremodo premurosa, che la assiste in ogni momento. Oggi Stefano, il suo piccolo uragano con gli stessi occhi della mamma, non ha ancora tre anni ma già è il principino di tutte queste zie acquisite che lo coccolano insieme ad Aurora: lei non smette mai di sorridere quando lo guarda, nemmeno se fa i capricci” ci ricorda ancora Irene.
Ma di momenti belli ce ne sono stati tanti. Visite alle mostre, come quella intitolata “Egitto. Quando i valori prendono vita”, curata dal gruppo SWAP (Share With All People), associazione studentesca di giovani egiziani dell’università Cattolica di Milano. Nel viaggio di riscoperta delle proprie origini, hanno deciso di illustrare la rivoluzione che ha sconvolto l’assetto del potere in Egitto negli ultimi anni mettendone però in luce tutti quegli aspetti che telegiornali e mass media non ci descrivono. Davanti alla sofferenza e alla morte, dice la ragazza giovanissima che ci guida all’interno della mostra, la responsabilità nei confronti della vita assume altri significati e la profondità della libertà giustifica il motivo per cui uomini e donne possono arrivare al punto di sacrificare la vita perché altri siano liberi.
Alla fine della mostra abbiamo lasciato sul loro quaderno il nostro Grazie, il grazie di tutti i giovani del Movimento per la Vita che con questi ragazzi, così come con i tantissimi giovani che ogni anno danno vita e lavorano per il Meeting, condividono la speranza forte ed eroica di poter cambiare qualche angolo di mondo o, per lo meno, di riuscire a migliorare le situazioni di “periferia” che ci vivono accanto. Riuscirci tramite progetti, come il “Progetto Gemma” tanto caro ai volontari per la vita, che in questi giorni di fiera è stato al centro del nostro volantinare, un progetto che si può sintetizzare così: più persone adottano un sorriso più sorrisi riusciremo a far nascere. È un’ambizione grande che ci guida, forse condita di una buona dose di ingenuità e spregiudicatezza. Ma come scriveva il grande Enzo Jannacci, celebrato nel percorso “Mondo piccolo – Roba minima. Le periferie esistenziali in Giovannino Guareschi e Enzo Jannacci” “la bellezza dei vent’anni è poter non dare retta a chi pretende di spiegarti l’avvenire, e poi il lavoro e poi l’amore…”
Così termina Irene la sua riflessione mentre a noi rimane da vedere se quello che abbiamo seminato in quella settimana fatta di discorsi, sorrisi, emozioni porteranno frutto. Il frutto a cui auspichiamo è che molte delle persone che si sono interessate decidano di adottare il nostro progetto, così da far nascere nell’anno venturo tante belle piccole promesse di felicità.
Irene&Martina
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