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Lumen Fidei: la "vita luminosa"

Papa Francesco: i giovani desiderano una vita grande, la strada è avere fede nel Dio della Vita, come Abramo. Il risveglio della fede passa per un nuovo senso sacramentale della vita dell’uomo.

La prima lettera enciclica di Papa Francesco presentata oggi è dedicata al tema della fede in Dio. Nelle sue righe non fatichiamo a scorgere il volto del Dio della Vita a cui già Giovanni Paolo II richiamava lo sguardo dei fedeli nella sua Evangelium Vitae. Per Francesco “quel Dio che chiede ad Abramo di affidarsi totalmente a Lui si rivela come la fonte da cui proviene ogni vita”. Sempre riferendosi ad Abramo possiamo scorgere il legame intimo tra fede e vita: la fede permette di [...] confermare che la sua vita non procede dal nulla o dal caso” (LF 11).

La vita è anche la condizione della rivelazione cristiana e il punto di partenza della salvezza. La “vita luminosa” (LF 30) di Gesù “apre uno spazio nuovo all’esperienza umana e noi vi possiamo entrare” (LF 18). Così la vita del cristiano diviene “vita nella fede” cioè nella certezza dell’amore ricevuto riassunto da San Paolo con l’espressione “Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto?” (1 Cor 4,7). La verità iniziale da cui far partire la conversione e in cui rinvenire “l’inizio della salvezza è l’apertura a qualcosa che precede, a un dono originario che afferma la vita” (LF 19). Questa verità illumina anche il volontariato per la vita che operosamente si pone al servizio della vita nascente e della vita morente. Infatti il dono di Cristo ci “dona la luce che illumina l’origine e la fine della vita, l’intero arco del cammino umano” (LF 20).

Di fronte alle incertezze contemporanee sul senso della vita, sulla sua dignità, Francesco ci ricorda che la vocazione all’amore è il caposaldo della realizzazione umana poiché solo l’amore vero può illuminarci verso “una vita grande e piena” (LF 27). In questo appare chiaro come il risveglio della fede non può non passare “per il risveglio di un nuovo senso sacramentale della vita dell’uomo” (LF 40). Questo vale in particolar modo per noi giovani... Il Papa conosce “il nostro desiderio di una vita grande” (LF 53) a ciascuno di noi ricorda come la fede nel Dio della Vita non costituisce un “rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita” (LF 53).

Tuttavia quando l’uomo dimentica l’amore ecco che “viene a mancare il criterio per distinguere ciò che rende preziosa e unica la vita dell’uomo” (LF 54). Sopra ogni realtà umana va infatti posto il perdono perché “la parola con cui Dio afferma la nostra vita è più profonda di tutte le nostre negazioni” (LF 55). La conclusione dell’enciclica, come già nell’Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II, è dedicata a Maria “Madre dei viventi” (EV 105). Colei che accogliendo la vita ha dato il via alla storia della cristianità. Maria è al tempo stesso colei che per prima non esita a correre in aiuto di Elisabetta, la mamma in difficoltà con la sua gravidanza, modello di tutti i volontari per la vita.

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