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Interessanti... lacune


L'opera di Eglantyne Jebb e le lacune della dichiarazione dei diritti del fanciullo  


Questa signora qui raffigurata, che pare una nobildonna inglese di inizio secolo, è in effetti una madama inglese di inizio secolo. 
Si chiamava Eglantyne  Jebb ed era nata nello Shropshire (tanto caro al romanziere Forster) nel 1876 e fu ben presto caratterizzata da quello spirito filantropico molto diffuso in quel tempo in Inghilterra. Creò degli enti di carità di respiro internazionale, in particolar modo rivolti ai bambini. Per esempio ai bambini tedeschi e austriaci nel 1919, anno di fine della guerra che Germania e Austria avevano perso, e che l'Inghilterra aveva vinto. 
Il suo prodigarsi per bambini rimase a lungo. 

Perfino la Disney trovò doveroso farle un ideale omaggio: il personaggio protagonista del film "pomi d'ottone e manici di scopa", del 1971, si chiamava infatti Eglantyne Price. Ricordate? 
E ricorderete che il riferimento è calzante: Eglantyne Price salva i bambini dai bombardamenti di Londra. E cerca finanche un modo di porre fine alla guerra! 


Ma il capolavoro di Eglantyne Jebb fu nel 1923, quando riuscì a far approvare dalla Società delle Nazioni la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, detta anche dichiarazione di Ginevra. 
Questa dichiarazione, composta di pochi punti, ebbe un enorme effetto. 

Tanto che le nazioni unite nel 1959 vollero rinnovare e ampliare la visione di Eglantyne Jebb (che era morta nel 1928) creando la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, a sua volta rinnovata 30 anni dopo. 
E' appunto la versione del 1989 che leggiamo oggi. 

In essa possiamo apprezzare molti aspetti positivi: in particolare riguardo all'istruzione, allo stato di emergenza e alle calamità, alle discriminazioni. Apprezziamo particolarmente il riferimento alla "dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili". 

Ma noi prolife maliziosi non possiamo non ricercare un aspetto. 
Cosa è, per questa dichiarazione dei diritti del Fanciullo redatta delle Nazioni unite, un "bambino"? 
Una definizione non di poco conto, dal momento che una dichiarazione come questa impegna gli stati firmatari (tra cui ovviamente l'Italia) a legiferare senza discostarsene. 

Frugando tra gli articoli scopriamo una cosa molto molto interessante. Ecco la definizione di fanciullo che ne dà la Convenzione:

Articolo 1 

Ai sensi della presente Convenzione s'intende per fanciullo ogni essere umano in età inferiore ai diciotto anni, a meno che secondo le leggi del suo Stato, sia divenuto prima maggiorenne. 

Due elementi non possono non colpire. 
Anzitutto non si utilizza il termine "persona". Non si cerca cioè un termine socio-giuridico che rinvii ad una ulteriore definizione, fornito appunto o dal riconoscimento sociale o dal diritto. 
Ci si basa invece su un dato fisiologico: ESSERE UMANO. 
La persona infatti è una definizione giuridica. E' un essere umano "incoronato" dalla legge, perché a quell'essere umano riconosce diritti e tutele. 
Tutte le persone sono esseri umani (in alcuni paesi anche gli animali lo saranno presto); non tutti gli esseri umani sono persone. 
Gli embrioni infatti non sono così fortunati: non vengono genericamente "incoronati" dalla legge, che non li tutela se non in via mediata (lasciando da parte per un attimo il complesso discorso legato alla legge 40). 

Ma la dichiarazione dell'89 va oltre queste definizioni: parla non di persona ma di essere umano. Bypassa completamente il discorso del riconoscimento o meno dello status di persona. 
E non finisce qui! 

La legge, come dice sempre uno dei miei maestri, è più interessante per quello che non dice che per quello che dice. 
Infatti questo articolo non dice a partire da quando si è fanciulli,  e quindi meritevoli di ogni tutela. Fornisce solo il termine ultimo: 18 anni. In termini giuridici si dice che indica il dies ad quem, ma non il dies a quo

Una lacuna del genere, dopo fiumi di carta sprecati per dire che l'embrione non è vita umana, non è di poco conto. Vuol dire che la dichiarazione non condivide la visione discriminatoria degli ordinamenti, che si inventano il termine "persona" e, esattamente come era nell'antica Roma con il termine "cittadino romano", si permetteva di riservare la tutela a chi, e solo a chi, poteva fregiarsi di questo appellativo. 

Pertanto possiamo concludere che, ai sensi di questa definizione, non sarebbe errato definire l'embrione un bambino e in quanto tale tutelato da questa dichiarazione, che è impegnativa per gli stati firmatari.

Vuol dire quindi che la dichiarazione dei diritti del fanciullo, sotto sotto, è prolife? 
Non ci spingiamo a ipotizzarlo. Ma di certo non si accoda alle visioni pro-choice, che si permettono di dire chi è "in" e chi è "out" per null'altro motivo che un calcolo personale. 
Di certo, segue la strada originaria di Eglantyne Jebb: aiutare i bambini, tutti, sempre, e tanto più quando sono più bisognosi di aiuto.
Perché se si fanno discriminazioni, che razza di filantropia è? 


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