Corriere.it rivela una nuova tendenza americana: quella di usare il web per abbandonare i figli precedentemente adottati in Paesi lontani.
L’inchiesta di Reuters ha mostrato inoltre che alcuni di questi minori subiscono in seguito gravi abusi. Il quotidiano riporta la storia di Quita: “I Puchalla avevano preso Quita, una ragazza con problemi di salute e comportamentali, da un orfanatrofio in Liberia, e l’avevano tenuta per due anni. Quando hanno deciso che non ce la facevano più, hanno messo un annuncio su Internet.
La coppia ha accompagnato la ragazza dai suoi nuovi «genitori» in un campo di case mobili dell’Illinois, dove nel giro di qualche ora gli adulti si sono conosciuti e passati la prole, senza l’ombra di coinvolgimento di alcuna istituzione pubblica. «Sembravano meravigliosi», ha dichiarato Melissa Puchalla a proposito degli Easons, i nuovi "custodi" di Quita”.
Ha poi evidenziato l’inchiesta dei giornalisti di Reuters che i genitori adottivi avevano in realtà gravi problemi psichiatrici e tendenze alla violenza, e che in passato erano stati accusati di abusi sessuali su bambini a cui badavano. Dopo i bambini nei cassonetti, l’abbandono degli adolescenti su Internet: il cosiddetto “re-homing” pare essere diventata una pratica diffusa in America. E la fanno da padrone i social network e le piattaforme online, che mostrano i vantaggi di essere economici e immediati.
“Nato nell’ottobre del 2000, questo bel bambino, Rick, è arrivato dall’India un anno fa ed è ubbidiente e desideroso di piacere”, si legge su uno dei 5.029 annunci analizzati da Reuters, che coprivano un arco temporale di cinque anni. Leggi di riferimento scarseggiano e sono comunque bypassabili, oppure lo si fa illegalmente.
Il benessere dei genitori viene prima di questi bambini, poveri per ben due volte: economicamente, perché provengono da Paesi in Via di Sviluppo ed emotivamente, perché l’amore non è una cosa di cui ci si può stancare.
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