L'Organizzazione Mondiale del Lavoro lancia un appello per tutelare le mamme lavoratrici: sette donne su dieci nel mondo sono senza diritti.
Sarebbe stato bello, ieri, ascoltare qualche commento su Maternity and paternity at word: Law and practice across the world, ma il report dell’Ilo – acronimo che sta per International Labour Organization – evidentemente non interessa a nessuno o comunque a pochi. Ed è un peccato perché nelle quasi 200 pagine di quel documento, fra le altre cose, si legge un dato drammatico: il 71,6% delle donne nel mondo non è tutelato in caso di maternità. E del nostro Paese, nel rapporto, a pagina 74 si parla con riferimento al fenomeno delle lettere di dimissioni in bianco sottoposte alle lavoratrici già al momento dell’assunzione, in modo che queste possano essere licenziate nell’eventualità di una gravidanza.
Sarebbe stato pertanto bello, ieri, ascoltare l’indignazione di qualche femminista, di una giornalista o intellettuale impegnata su questa orrenda discriminazione a danno delle donne. Ma nessuno ha fiatato. E allora ti viene davvero il dubbio che parlare dei diritti della donna, per molti, sia solo un modo per far finta di occuparsi di un problema. Un modo per sembrare gente che vuole l’uguaglianza fra uomini e donne e ovviamente fra tutte le donne, salvo quelle che osano rimanere incinte. Per quelle, se vogliono, c’è la possibilità di abortire gratuitamente, altrimenti picche: non un aiuto concreto, ma solo solitudine e, se per caso hanno un lavoro, il licenziamento. E pure l’umiliazione,dulcis in fundo, di sentir dire che il vero problema sono le quote rosa, le preferenze di genere o il congedo di paternità.
Giuliano Guzzo
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