Il periodo successivo al Quarenghi è sempre stato usato come un periodo di riflessione, per registrare i buoni risultati e per capire come migliorare le cose andate meno bene.
La prima riflessione deriva dai luoghi in cui il Life Happening si è svolto: il Polo universitario di Novoli e il monastero benedettino di S.Marta. Abbiamo scelto S.Marta, il posto in cui 40 anni fa fu fondato il primo Cav d’Italia, perché volevamo che i partecipanti respirassero il “clima” di quegli amici fiorentini che dettero il primo impulso alla nostra esperienza. È importante che l’Equipe giovani capisca di far parte di una storia di amicizia oltre che di un impegno pro vita.
L’altro luogo scelto è il Polo universitario di Novoli, in cui si è svolta la conferenza "Obiezione di coscienza, nulla da obiettare?", questo ci indica il nostro dovere di prendere sul serio l’essere studenti, come ricordato da S.E. Mons.Mario Meini e la prof.ssa Assuntina Morresi, dobbiamo essere, prima di tutto, validi studenti per ottenere quella formazione personale che ci farà essere dei professionisti apprezzati. Non siamo “collezionisti” di attestati di partecipazione ad eventi pro life, ma siamo persone che vogliono formarsi.
Grazie al concorso scolastico europeo e a professori sensibili alle nostre tematiche, i nostri gruppi giovani locali possono entrare nelle scuole secondarie per dare input di bioetica a studenti liceali. Dal confronto con i ragazzi ci accorgiamo di quanto questo scambio sia importante, il Mpv non può delegare questa responsabilità di formazione.
Ma accanto a questo impegno consolidato, è necessario riscoprire il lavoro dei Movit, gruppi universitari del Mpv, e valutare l’opportunità di fondarne altri, dato che, attualmente, ne esistono 3 in tutta Italia. Perché fondare altri Movit? Per calare ciò in cui crediamo nel nostro presente di studenti e provare ad avvicinare ai nostri valori giovani di altri ambienti. L' Università è il luogo dell'alta formazione, sede primaria della ricerca scientifica, dove tutte le idee si dovrebbero confrontare senza nessun pregiudizio, ecco perché è qui che dovremmo essere più presenti! Purtroppo in passato, e per nostra responsabilità e per diffidenza di alcuni docenti, non siamo stati capaci di far sentire le nostre idee in questo luogo. I Movit cercano di smuovere l’inerzia e devono diventare “ruote motrici” del cambiamento culturale; per farlo devono essere fondati nelle città universitarie, hanno senso solo se sono realmente collegati agli atenei, se offrono formazione nelle università e per gli studenti universitari, cercando di coinvolgere docenti, dottorandi e altri gruppi studenteschi. L’obiettivo è riflettere scientificamente sulle grandi sfide della bioetica e non occuparsi di rappresentanza studentesca. Il desiderio di potenziare i Movit non dovrà essere a discapito dei gruppi giovanili locali che continueranno a formare giovani fra 18 e 35 anni (liceali, neolaureati e coloro che hanno deciso di non intraprendere percorsi universitari) e a collaborare coi cav e i mpv locali. Insomma fondare altri Movit non è una svolta elitaria; siano consapevoli che il nostro gruppo giovani debba essere lievito per il popolo della Vita e non per una giovane élite.
Marco Alimenti
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