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Gli antidoti all'opposto dell'amore




Lo conosciamo bene l’opposto dell’amore. Lo vediamo, lo riconosciamo, lo viviamo ogni giorno. Tutti i volontari al servizio della vita conoscono l’opposto dell’amore. Questo senso di sconfitta che resta quando l’amore se ne va, quando scende come un tramonto sulla superficie dell’umanità.

L’opposto dell’amore toglie la vita, nelle università africane, come nei mercati dell’Asia, come nei viali di Parigi e toglie la vita nel grembo materno e nella malattia. Oggi siamo smarriti. Ma lo smarrimento si ferma con la ricerca di quello cha abbiamo perduto. La ricerca, questa azione primaria della rete scorre sui nostri social. Da Facebook che ci informa dei nostri amici a Parigi, a Twitter dove col passare delle ore si ricompongono le notizie sui dispersi restituendo foto in bianco e nero cariche di desolazione. 

L’opposto dell’amore toglie la vita e allora dalla vita dobbiamo ripartire. Madre Teresa a ragione gridava che “se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c'è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me”. Se l’opposto dell’amore non è solo la causa ma l’effetto, l’eredità strisciante nei nostri dialoghi, dobbiamo allora cercare l’antidoto della vita, del rispetto della dignità umana, dell’umanità come famiglia e valore universale. L’opposto dell’amore non si ferma che con l’amore.

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