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Legge 40 ancora sotto attacco

In nome del popolo, ma contro la sua volontà... C’è un Paese in cui gli esiti referendari sono un dogma quando riguardano i “beni comuni”, ma sono trascurabili quando riguardano la persona. Un Paese dove i giudici decidono in aperto contrasto con quanto deciso dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e dove tali decisioni sono scucite da avvocati di partito e difese da associazioni di partito. Dittatura? No, è il Bel Paese, dove nella serenità popolare continuano gli attacchi alla Legge 40.
Questa volta la bordata arriva dal Tribunale di Milano che ha chiesto alla Corte costituzionale se esiste una questione di legittimità sul divieto di fecondazione eterologa. L’avvocato che assiste i proponenti del ricorso è Marilisa D’Amico, consigliere PD di Milano. “Ormai ricorsi come questo sembrano succedersi a raffica e arrivano in genere da giudici evidentemente molto interessati alla materia”. Il commento di Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita.
I giudici della Corte Europea
per i Diritti dell'Uomo
L’ennesimo ricorso arriva nonostante il pronunciamento della Grande Camera della Corte europea dei Diritti dell’Uomo che ha riaffermato la titolarità dei parlamenti nazionali sulla legislazione a riguardo. Casini ricorda inoltre che “Nel caso italiano la disposizione della legge 40 non solo è stata adottata a grande maggioranza dal Parlamento ma vi è stato anche un successivo referendum nel quale il popolo italiano ha manifestato con una maggioranza schiacciante la volontà di non cambiare la legge. Come se non bastasse la Corte Costituzionale ha già respinto al mittente ricorsi simili a quello in oggetto. Non è quindi chiaro cosa i giudici milanesi pensino di ottenere". 

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