La scrittrice si confronta con il fenomeno dilagante delle "mamme in affitto": un mercato crescente alimentato dall'egoismo in bilico tra desiderio di avere un figlio "a tutti i costi" e feroce sfruttamento della povertà.
Avevamo parlato dell'allarme lanciato dalle autorità indiane sul fenomeno delle madri surrogate: quelle donne costrette dalla miseria ad "affittare" il proprio utero in cambio di denaro. Una pratica sempre più preoccupanti che sfiora la schiavitù e la degradazione (leggi qui). In sostanzia queste povere madri sono seguite in apposite strutture, concepiscono tramite fecondazione extracorporea, portano in grembo e poi danno alla luce un figlio da cedere alla nascita. Un mercato discutibile che ad oggi ammonta a 2 miliardi di dollari.Costanza Miriano, scrittrice e ambasciatrice dell'iniziativa "uno di noi" per il riconoscimento giuridico del concepito, affida alle pagine di Avvenire il suo commento lapidario: "caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità". La scrittrice pensa anche alla madre "chiedo anche a te perdono a nome dell’umanità, perché certo hai accettato di fare una cosa più grande di te per necessità, prendendo pochi spiccioli di quelli che tu e il tuo bambino avete messo in movimento".
Eppure per un mercato oltre all'offerta di donne pronte a mettere in vendita la propria possibilità di essere madri deve esserci anche una domanda di candidati genitori. A loro la Miriano domanda di non alimentare con altro dolore il dolore che hanno già vissuto non potendo divenire genitori in altro modo: "i figli non sono un diritto, e anche se il vostro dolore è grande, un vuoto accolto può diventare apertura ai bisogni degli altri in molti modi diversi, per esempio l’affido e l’adozione".
Tuttavia questo mercato si mantiene grazie a strutture mediche sorde all'etica della vita. Quanti medici accettano di servire la causa del desiderio ben pagato piuttosto che quella della tutela della vita povera e indifesa delle madri surrogate e dei loro figli temporanei? E ancora perché questa compravendita discutibile non fa discutere? Perché il silenzio delle femministe di fronte a questa nuova forma di sfruttamento? Perché l'occidente non smette di sfruttare i poveri per i suoi desideri e capricci?
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Foto: TE Persico/giovani prolife
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