Sono tornata a casa da qualche giorno dal Meeting di CL, intitolato quest’anno “Emergenza uomo”. Ero una dei giovani volontari dello stand del Movimento Per la Vita che in questi giorni girovagavano per tutta la fiera alla disperata ricerca delle 5000 firme che, alla fine, siamo riusciti a raccogliere!
La novità di questo meeting per noi dell’equipe giovani è stata quella di essere ospitati da diverse famiglie dell’associazione Papa Giovanni XXIII. Sono arrivata dalla “mia famiglia” la sera di mercoledì. Sono arrivata alla fermata dell’autobus di un paesino minuscolo, sulle colline riminesi, e con il mio valigione semi-vuoto, eppure maledettamente pesante, ho imboccato una salita infinita, al termine della quale un cancello spalancato e una casetta con un grande giardino mi hanno accolto.
Davanti al cancello una ragazzina con un bimbo di pochi mesi in braccio. Dietro di lei, la sua ombra, un bambino su una bicicletta tutto sporco di terra, con un sorrisone da paura. “Ludovica?”- ha detto la ragazzina, così piccola, eppure così adulta negli atteggiamenti. Così è iniziata la mia visita a quella famiglia. Federica – così si chiamava quella donnina undicenne- mi ha parlato di sé e dei suoi 5 (cinque!!!!) fratelli. Giacomo, il piccolo bimbo di 7 mesi che era in braccio a lei, attratto dai miei occhiali e dai miei capelli, mi si è letteralmente buttato addosso. E Pietro… Pietro continuava a ripetere il mio nome e a chiedermi di guardarlo mentre era sulla sua bicicletta. Poi è comparso Giuseppe, 8 anni, sguardo timido, sorriso silenzioso. Intanto la mia valigia era ancora lì, in mezzo al verde. Giacomo pesava più del previsto e l’unica cosa che desiderassi in quel momento era un letto comodo su cui stendermi.
Ero lì, tra tutta quella gioia, quell’entusiasmo, quello stupore e non riuscivo a godermelo. In quel momento si è affacciata Rosita, la mamma. Rosita era radiante. La luce sul suo viso illuminava tutto quello che le stava intorno. Mi ha invitato a salire e così sono entrata in casa loro. Lì ho conosciuto Giovanni, quindicenne riservato, che guardava con curiosità la sconosciuta che avrebbe occupato il suo letto. Infine è comparsa Chiara, la più grande. Sedici anni e, almeno all’inizio, nessuna voglia di parlare.
Mi chiedevo dove mi avessero mandata. Nessuna stanza singola per me, nessun bagno subito disponibile (il bagno era uno per ben 9 persone!). E mentre mi pensavo queste cose, Rosita ha iniziato ad impastare. E gli altri intorno a lei la guardavano e guardavano me. E mi facevano domande. E morivano dalla voglia di conoscermi e di farsi conoscere. Si interrompevano a vicenda, desiderosi di raccontarmi un pezzo della loro vita. In quella cucina, in quell’impasto di piadine fatte in casa (veramente eccezionali!), ho capito quanto fossi stata superficiale fino a quel momento. La sera è arrivato Enrico, il papà. Abbiamo cenato tutti in giardino. Abbiamo mangiato cose deliziose e abbiamo parlato, parlato e… PARLATO!
Ci siamo raccontati, ci siamo confidati, tutti insieme. I più piccoli a una certa ora hanno ceduto alla stanchezza. Ma i quattro più grandi sono tutti rimasti ad ascoltare. TUTTI! Quanta sintonia, quanta felicità si respirava in quella cucina. Quanto amore! Sono andata a dormire con Chiara, con cui avrei diviso la stanza quella notte. E siamo rimaste sveglie fino a tardi, molto tardi. E quella ragazza, che mi era sembrata così silenziosa e anche un po’ scocciata del mio arrivo, improvvisamente diventava una mia amica, una persona a cui sentivo di voler bene.
I giorni successivi sono stati davvero meravigliosi. Sono stata poco in quella piccola casa accogliente, ma quando ero lì gustavo ogni singolo istante. Quella casa era veramente piena. Piena di gente e, soprattutto, di amore! Enrico, Rosita, Chiara, Giovanni, Federica, Giuseppe, Pietro e Giacomo mi hanno fatto capire come in realtà la vera crisi non è quella economica. Mi hanno fatto capire che l’unica vera emergenza è quella di amore. E che, in fondo, basta veramente poco per essere felici. La mia emergenza, la nostra emergenza, deve diventare quella di amare. Amare chi ci è accanto, amare chi è in difficoltà, amare chi non può difendersi. Insomma desideriamo di meno e godiamoci quello che abbiamo; lamentiamoci di meno e amiamoci di più! Grazie, grazie davvero a quella splendida casetta troppo piccola, dove l’aria sapeva di felicità!
(Ludovica Cerasuolo)
Nessun commento:
Posta un commento