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Quanto amore c'è dietro la clownterapia.

Una meravigliosa lezione d’amore quella di Patch Adams al Clown& Clown festival di Monte San Giusto. 

Amore e colore, vita e speranza… sensazioni che ognuno ha percepito e riportato con sé in maniera differente. “Poche parole” dice il Dottore “poche spiegazioni…piuttosto dinamismo ed esercizio per riuscire a provare la sensazione elettrica di amare se stesso e l’altro… di cominciare, così, oggi, adesso, una rivoluzione proprio da qui”. Forse, allora, in tal senso, anche io, sabato, ho dato vita a una piccola rivoluzione, o più semplicemente ho sistemato tra me e me dei punti fermi di un principio rivoluzionario già vivo e presente… quello stesso principio che ormai tempo fa mi ha spinto a battermi in prima persona per difendere la Vita, per aiutare anche con un semplice abbraccio una mamma che in momento critico non ha bisogno di troppi moralismi.

Mi è sempre piaciuto buttarmi in esperienze nuove….ed è per questo motivo, che sabato mi sono ritrovata a guardare Patch, seduta a terra come una bambina sognante, forse nemmeno a due metri di distanza. Durante il workshop da lui curato ho avuto modo di parlare con tante persone, clown e non, di emozionarmi, di ridere, di piangere, di scambiare abbracci con gente mai vista prima e che sicuramente non rivedrò mai più, di ballare e cantare… semplicemente di Vivere e Amare. Quattro ore intense, che poi, però, in sincerità, hanno portato con sé pensieri ancora più forti… pensieri che forse, per quella che è possibile chiamare “deformazione passionale”, mi hanno ricondotto al nostro Volontariato per la Vita.

Come può, infatti, l’esortazione accorata di Patch all’Amore totalizzante, che culla, abbraccia, accarezza e che quindi in qualche modo cura, non farmi pensare ai centinaia di volontari CAV in tutta Italia? Nessun naso rosso per loro, ma solo il coraggio di perseverare anche di fronte a chi con arroganza ritiene che il loro servizio non solo sia inutile, ma dannoso e lesivo per le donne che decidono di avvicinarsi. Sapete, ho pensato a quanto Amore ci può essere in un volontario che spende la sua Vita per salvarne altre di vite, ho pensato a quanta passione smuove un volontariato come quello dei Centri Aiuto alla Vita e ho pensato anche, in qualche modo, a che “patimento” possa essere il sentirti raccontare storie spesso dolorose per cui una donna si trova dilaniata in quel che invece dovrebbe essere il momento più bello della sua vita, il più magico e miracoloso al tempo stesso, nel quale, senza nemmeno accorgersene, diventa garante di una nuova Vita che si fonde con lei.

Un patimento, sì, avete letto bene sopra…. quell’unico sintomo che attesta se l’amore è davvero con la A maiuscola. Per amare bisogna patire, soffrire! Perché bisogna spogliarsi almeno un po’ di sé per indossare gli abiti più scomodi dell'altro, fino a che davvero non si arriva all’empatia giusta che permette di comprendere anche una situazione difficoltosa, come magari potrebbe essere una mamma impaurita per la sindrome che è già stata diagnosticata al suo bimbo prima della nascita. Inutile a dirsi e inutile a farsi… Patch sabato aveva proprio ragione: ognuno potrebbe diventare lo psicoterapeuta dell’altro se solo provasse un amore empatico autentico. E’ la mancanza di autenticità, di fiducia che oggi uccide la Vita, e che poi porta con sé tutte le sue conseguenze che talvolta vanno a sfiorare il patologico. Siamo completamente immersi in una società a cui non importa più di rielaborare le vicende, in una società che non si cura di esortarci a Vivere pienamente. Ciò che è più comodo e veloce va bene…. fino a che, però, non crea nelle crepe profonde nell’animo delle persone, che manifestano sintomi di queste nelle maniere più svariate.

Ecco perché ogni tanto si dovrebbero prendere boccate d’ossigeno, come quella che mi ha dato Patch Adams, in questo specifico caso. Il suo è un invito chiaro, che ribadisce anche nel suo libro: “Voglio dire che anche se il dolore ci fa male, dobbiamo mantenere l’amore e la pace per le nostre Vite. Dobbiamo cogliere ogni opportunità per gridare il nostro entusiasmo. Siate esempio di gioia”. Eh, se solo riuscissimo a farle più spesso nostre queste parole e se soprattutto, a fronte di tutto ciò, ricordassimo più spesso che la Vita in sé è più grande del male, di qualsiasi angoscia, paura, disperazione… allora sì che capiremmo che ne vale la pena patire un po’ per affrontare tanti falsi ostacoli insormontabili. Beh…io comunque, alla fine di tutto, una realtà credo di averla afferrata e qui ve la voglio ribadire.

Popolo della Vita, volontari, famiglie…siamo dei veri e propri rivoluzionari, sì, dei RIVOLUZIONARI D’AMORE, di felicità e di gioia: i sorrisi degli oltre 150.000 bimbi fatti nascere dai CAV, la riconoscenza di migliaia di famiglie felici e la gioia nel riunirsi tutti insieme in ogni occasione, secondo me, sono il chiaro sintomo che tutto ciò che abbiamo umilmente donato si è propagato davvero nell’aria come un polline dolce… un polline che ne sa di Vita, appunto! La strada è lunga, è vero, ma credo che alla provocazione iniziale di Patch potremmo rispondere che abbiamo già camminato parecchio e che di impronte rivoluzionarie ne abbiamo lasciate già davvero tante! L’ultima parola la lascio a lui, però, al dottore… un augurio? Una dritta? Una “sfida”? Non saprei… per me un ottimo senso da inseguire! “Celebrate il miracolo della Vita ogni singolo giorno, cercando dentro di voi a cosa credere incondizionatamente… Vivete. Vivete ogni vostro istante in maniera davvero piena”.

Daniela Sensini

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