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Una lacrima mi ha salvato: la storia di Angèle e la forza della vita.

Dall'immobilità sul letto, alla proposta dell'eutanasia, fino al risveglio: grazie a una lacrima silenziosa.

Tempi.it racconta la storia di Angèle, 57 anni, francese, operaia. Nel 2009 Angèle inizia a soffrire di una forte emicrania. All’ospedale di Strasburgo non riescono a capire che cosa abbia e le sue condizioni peggiorano: inizia a parlare con difficoltà, fatica a respirare, perde conoscenza. I medici decidono di intubarla e di lasciarla cadere in coma farmacologico. 

Angèle è immobile su un letto, non si muove, non sente, non mangia. La situazione va avanti così per un po’ di tempo, durante il quale i medici continuano a spingere il marito a decidere per l’eutanasia di Angèle. Un dottore, che lei stessa chiamerà “dottor Sensibilità” ,consiglia al marito di prenotarle un posto al camposanto e di iniziare a contattare le pompe funebri. 

Il marito e i familiari tutti si oppongono nettamente a questa prospettiva. La figlia Cathy, andando a trovare la madre, le rivela che sarà nonna per la terza volta e le confessa il bisogno di averla vicina anche in questa nuova gravidanza. Dove non può la medicina, possono i sentimenti: dagli occhi di Angèle scende una lacrima, poi il movimento di un mignolo. Non c’è più dubbio, neanche per i dottori: sta succedendo qualcosa di meraviglioso. 

Infatti, da questo momento Angèle rinasce, le viene finalmente diagnosticata la malattia: sindrome di Bickerstaff. La rieducazione, il periodo che la porta fino alla completa guarigione, è lungo e faticoso. Ma tutto procede per il meglio e, una volta rimessasi, Angèle scrive la sua vicenda in un libro, grazie all’aiuto del giornalista Hervé de Chalendar. In “Una lacrima mi ha salvato” (ed. S. Paolo), Angèle racconta di aver sentito tutto, di aver cercato di urlare alle parole del dottore che la dava per spacciata, prova dolore quando i dottori le pinzano un seno. 

Ma non riusciva a farsi capire: “quello che provo non corrisponde a ciò che trasmetto”. La sua vicenda le ha insegnato che “bisogna saper superare le proprie sofferenze e avere fiducia nella vita. Se oggi mi sento più fragile del solito, domani posso avere la fede di riuscire a superare le montagne”. Ed è ciò che indirettamente, impariamo anche noi. Giovanna Sedda

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