Caterina Simonsen, la ragazza di Padova affetta da malattie rare, insultata perché ha ringraziato la sperimentazione animale: noi siamo con lei
Caterina Simonsen, 25 anni grazie alla sperimentazione animale.
Si potrebbe così sintetizzare il suo messaggio affidato ai social network. E' quanto lei ha scritto: «Io, Caterina S. ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un futuro»
Come certo sapete è stata bersaglio di insulti da parte degli animalisti italiani. Persone che hanno apertamente detto che preferivano una cesta di topini vivi e lei morta.
Caterina ha manifestato incredulità davanti a queste frasi. Di quella incredulità che ti fa aggrottare la fronte finché le sopracciglia non toccano i capelli.
Ma com'è possibile?
Sentiamo il bisogno, in quanto giovani prolife, non solo di dare il nostro sostegno a Caterina, ma di prendere apertamente posizione in questa faccenda, come già alcuni personaggi di pubblica notorietà hanno già fatto.
Sappiamo infatti che insieme alla nostra grande iniziativa europea dei cittadini "UNO DI NOI" è passata al vaglio del milione di firme, ma per il rotto della cuffia, anche una iniziativa che si definisce "stop vivisection".
In sintesi, questa iniziativa auspica il divieto di sperimentazione sugli animali, costringendo la ricerca medica a sperimentare i farmaci e le terapie direttamente sull'uomo.
Questo perché, dicono, comunque i farmaci e le terapie devono essere sperimentate sull'uomo prima di essere messe in commercio… dunque perché prendersela coi poveri topini?
Questa iniziativa è falsa, bugiarda e disumana.
FALSA, perché parla di vivisezione quando in realtà il suo oggetto è la sperimentazione animale. Allarmano la popolazione mostrando fotografie di scimmie seviziate, senza indicare il contesto o indicandone uno farlocco. Hanno necessità di suscitare orrore e raccapriccio, e raccontano la favola dei ricercatori sadici che si divertono ad aprire i pancini degli animali… come se ne avessero bisogno.
Ma chi veramente fa ricerca, sa bene anzitutto che vi sono dei protocolli piuttosto restrittivi sull'uso degli animali (altro che animali aperti per divertimento!) ; inoltre lo scopo della ricerca non è seviziare, né le sofferenze sono inflitte gratuitamente. Nè tantomeno ogni sperimentazione comporta delle sofferenze. Nè la sensazione di sofferenza in un topo è paragonabile a quella che ha un uomo.
BUGIARDA, perché afferma l'inutilità di questa sperimentazione, dal momento che "comunque le terapie vanno sperimentate sull'uomo prima di essere messe in commercio".
La bugia è talmente grande ed evidente che non posso pensare ad un errore derivante da crassa ignoranza. E' infatti chiaro che quando si sperimenta una terapia, il primo passo è che essa sia plausibile in teoria. Ma dato che non di sola teoria si vive, ma anzi lo scienziato deve sempre arrendersi all'evidenza dei fatti e non adeguare questi alle proprie convinzioni ed ai propri scopi, è chiaro che la terapia debba trovare un momento di verifica empirica.
Ecco che la sperimentazione diventa un dovere: prima di capire se un qualcosa è letale per l'uomo, almeno si verifichi se è letale per il topo o per la scimmia.
E non è la stessa cosa: molte terapie valide in teoria si fermano già alla fase di sperimentazione animale. O tornano indietro. O fanno progressi proprio attraverso gli animali.
DISUMANA, perché postula una cosa terribile anche solo da scrivere e da leggere: che la vita umana non vale la vita di un topo. Che anzi è meglio salvare la vita di un animale (anche se, essendo cavia di laboratorio, senza il laboratorio non sarebbe affatto nata) che quella di un uomo.
C'è dietro tutta una visione antropologica pessimistica e anti-uomo. L'uomo è crudele, avido, superbo, lussurioso, eccetera eccetera. Quanto è meglio la bestia!
Per un prolife queste affermazioni sono inaccettabili. Oserei dire che chi mette vita umana e vita animale sullo stesso piano non può definirsi prolife. Perché noi - diversamente da quanto ci dicono - non difendiamo un "bios", una lucina su un monitor o un "bip" elettronico che ci dicono che l'essere è vivo e non morto. Difendiamo la vita umana, difendiamo l'uomo! E se non abbiamo capito l'uomo cos'è, dove sta la sua dignità e la sua nobiltà, allora non possiamo dirci prolife!
Per questo noi non possiamo mettere uomo e topo sullo stesso piano. Per questo non possiamo che sentirci offesi, quando vediamo quanti al contrario lo pensano.
Per questo noi stiamo dalla parte di Caterina.
di V per Vita
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