Tornano gli angeli del fango. Ed è una bella notizia
A volte la realtà è in grado di stupirci, di mostrarci cose che non avevamo proprio pensato possibili.
Sto parlando degli angeli del fango, quei ragazzi di Genova che stanno dando una mano a ripulire la loro città, alluvionata in seguito al nubifragio dei giorni scorsi.
Sì, siamo d'accordo: non è una cosa nuova. Il termine "angeli del fango" fu coniato per quei ragazzi che diedero una mano nell'alluvione del' 1966 a Firenze. E anche allora fu un fenomeno stupefacente.
Sì, d'accordo: forse non c'è niente di eroico nel saltare le lezioni a scuola (ammesso e non concesso che la scuola sia agibile). Forse questi ragazzi, senza scuola, senza discoteca né motorino, non trovano niente di più divertente che spalare fango per le strade deserte. Forse per loro è un passatempo come un altro, un passatempo allegro da fare tutti insieme.
Ma nondimeno, sono stupito.
Stupito da questa generazione, la mia, la nostra generazione.
Questi ragazzi cui non si dà un quattrino, tutti presi a smanettare sui loro perfidi touchscreen a scrivere scemenze alle persone lontane, anziché parlare con chi hanno vicino, ci stanno meravigliando.
Dalla generazione del 1966 forse ce lo potevamo aspettare: talmente impegnati socialmente e politicamente, sia al liceo che nelle università; sarebbe stato una vera contraddizione restare con le mani in mano.
Ma questa generazione sta dando ai propri detrattori una grande lezione.
La lezione è questa.
«Voi pensate che noi siamo una generazione perduta, tra divertimenti facili e l'onnipotente internet che divora i nostri cervelli. Forse è vero che questa roba ci nuoce, anzi è senz'altro vero; e lo sappiamo bene, lo sappiamo meglio di voi.
Quel che non è vero è che siamo una generazione perduta.
Se ci buttiamo su giochi stupidi, sui social network e ci chiudiamo alla realtà, è perché riteniamo che quei giochi, quei social, siano molto più veri di quello che c'è là fuori.
E non perché non sappiamo che è una comunicazione virtuale: lo sappiamo bene. Ma è una comunicazione tra persone vere, cioè noi. Forse non sarà per sempre, ma ancora per un po', noi siamo veri.
E abbiamo bisogno di messaggi veri, di sfide vere, di obiettivi chiari. Lontani dal trambusto, dalle proteste, dalle critiche spietate.
Dateci questo: dateci un obiettivo, qualcosa di vero, di sano, di bello da fare. E noi ci tufferemo dentro a questa cosa.
Abbandoneremo la nostra pigrizia e la nostra noia: cancelleremo tutte le nostre distrazioni.
Che bello! Finalmente qualcosa da fare. E vedrete come saremo bravi a farla. »
Fine della lezione.
Ecco quindi che questa generazione, così poco intellettuale, forse lo è perché ha nel cuore la sfiducia in un mondo migliore, in una società più interessante, più stimolante. La sfiducia in un mondo che non hanno creato loro, così come internet.
Ma date loro un obiettivo vero, e vi sapranno sorprendere.
Mostrate loro una avventura da vivere, un mondo nuovo da seguire, e lasceranno tutto per andarci.
Un grazie sentito ai ragazzi di Genova: state segnando un punto a favore della nostra generazione.
V per Vita
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