Insieme a Daniela scopriamo perché siamo così prolife, così innamorati della vita. Da "Braccialetti rossi" alla domanda di senso: perché a me il dono e il dovere di aiutare ad aprire il cuor?
In piena kermesse Sanremese, si distinguono due
tipologie di persone: chi di Sanremo ne ha solo ribrezzo e chi, invece,
guardandolo, si improvvisa esperto critico musicale e magari anche l’Enzo Miccio
della situazione (nonostante, magari, la mattina si vesta a occhi chiusi dal
sonno, accorgendosi poi, sotto la luce del sole, di aver combinato un bel
disastro). Confesso: quest’anno mi sento di appartenere spudoratamente alla
seconda categoria.
Ma, se è vero che l’essere umano è fatto per elevarsi al
Bello, al Bene, allora, con questo articolo, voglio consapevolmente sublimare
questo primordiale istinto femminile in qualcosa di migliore, che possa aver un
senso più profondo di una dipendenza twitteromane ad un hashtag come #Sanremo2015.
Il merito di questo mio slancio, però, devo ammetterlo, non è del tutto mio. La
motivazione vera è che appena ho sentito nel web la nuova sigla di Braccialetti
Rossi, composta e cantata da Niccolò Agliardi e la sua band (pressoché
sconosciuta prima dell’esordio della fiction), ho avuto un flusso di pensieri
infiniti. Belli, brutti, forti, volati via e ripresi per un istante… ma
comunque troppi per non imprimerne almeno qualcuno su un foglio, di carta, word
o internet che sia.
Braccialetti Rossi, per chi ancora non la
conoscesse, è la famosa fiction di Rai1 che ha sbancato parlando proprio di
quello che più l’umanità vuole nascondersi: la potenza infinita del dolore che
si abbraccia con l’amore.
Non avete
letto male… avete, spero, capito benissimo: scrivo “vuole nascondersi” non a
caso. Alla prima opportunità possibile, infatti, di provare a capire questo
intreccio complicato eppure salvifico, subito non si perde occasione: lo share
televisivo conferma alla grande.
Viaggia sulla stessa intensità la sigla di queste puntate, dal testo tanto semplice quanto evocativo, dalla musicalità tanto carica eppure quasi silenziosa, tra i pensieri che si fanno avanti. Passo passo si apre una finestra nel tempo, e mentre, magari, stai guidando in una strada di campagna che non finisce più, tra le curve attorcigliate, ti ritrovi dove mai avresti pensato ….
Viaggia sulla stessa intensità la sigla di queste puntate, dal testo tanto semplice quanto evocativo, dalla musicalità tanto carica eppure quasi silenziosa, tra i pensieri che si fanno avanti. Passo passo si apre una finestra nel tempo, e mentre, magari, stai guidando in una strada di campagna che non finisce più, tra le curve attorcigliate, ti ritrovi dove mai avresti pensato ….
«Ci
sono anch’io ai bordi del campo
ad
alzare un saluto
ho
corso per tutta la notte per dirti
che
il buio è diverso dal vuoto»
Ti ritrovi, infatti, tra mura vecchie, dal profumo
aspro di storia e Vita che si fondono… proprio lì, in quel luogo, lottano
ferocemente.
Lotta la Vita, contro la morte.
Lotta la storia, per un nuovo sorriso.
Lotta un volontario, per una nuova mamma con in braccio il suo bambino.
Lotta la storia, per un nuovo sorriso.
Lotta un volontario, per una nuova mamma con in braccio il suo bambino.
Sì, mi ritrovo tra le mura di un CAV, che più caro di altri, mi insegna ogni
volta come “alzare un saluto” è la discrezione e la dolcezza necessaria per
accogliere chi crede che ci sia unica via nei confronti di una gravidanza
inaspettata o problematica. Eppure una volontaria è lì, ad ascoltare, a capire
e comprendere, ad ingegnarsi nell’allontanare il peso del pregiudizio e delle
paure. Corre per giorni, per mesi a volte: telefona, scrive, contatta e non si dà pace fino a che non riesce a
trovare l’alternativa giusta per fa sì che tra i sogni di quella donna, (sì,
quella che aveva visto paurosa e intimorita raccontarsi di fronte a lei) possa
esserci anche il bimbo che il suo grembo ha già deciso di custodire.
Il buio è diverso dal vuoto: hai ragione, caro Niccolò… forse non le conosci le nostre operatrici CAV, ma pensa un po’… loro di questa frase ne hanno fatto filosofia di vita. E ci credono talmente tanto che ogni giorno cercano di squarciare il buio di tutte le mamme che incontrano esattamente provando a far sì che, con un bimbo, venga alla luce. La luce riempie, scalda, accarezza… come potrà farlo una nuova vita, che piccola e fragile, tra le nostre braccia griderà al mondo di esserci. Se quella Vita, quel suono non riempie il vuoto, il silenzio, la disperazione... ditemi voi cosa potrà farlo in migliore.
Io, nel dubbio, vi dico che di vuoti riempiti da gioia profonda, ad oggi, ho avuto la fortuna di vederne parecchi.
«È
tutta per te,
è
una cascata di pioggia scura:
non
smettere affatto di piangere forte
che
il bene si avvera».
La macchina continua ad andare: le mie mani sono
sul volante eppure penso che la pioggia scura, in questi anni mi ha bagnato i
vestiti, la pelle e a volte le ossa.
Non solo a me.
Rivedo i volti di ragazzi che in qualche notte
d’estate, d’inverno, a bordo piscina, o con email chilometriche mi hanno
raccontato di quanto freddo abbiano sentito sotto alla tempesta, troppo spesso
soli e incompresi. La pioggia, che non dà mai troppo preavviso prima di
scendere, se non altro nasconde le lacrime. I veri duri all’inizio non sanno ma
proprio in quelle lacrime, subito asciugate per paura che qualcuno le veda, c’è
il principio della rinascita più autentica.
Certo che il bene si avvera, prima o poi, caro
Niccolò. Essenzialmente siamo noi il bene, ma se lo decidiamo dopo esserci
accolti nella maniera più incondizionata!
Ecco che il sole piano pianino si fa vivo: bisogna
pazientare un po’, ma questo “farabutto”, in realtà, si rende conto di essere
così bello che a volte è un po’ “prima donna”. Armiamoci di pazienza: ne vale davvero
la pena.
La campagna che ho intorno, comunque, sembra non ascoltare i miei pensieri: nel momento in cui penso alla luce, nuvoloni grigi si avvicinano (o sono io che vado verso di loro?). Porteranno vento e pioggia, ancora… questa volta, però, solo fuori di me. Non importa, perché io lo so. Lo so, che l’arcobaleno, prima o poi, splenderà delicato e lucente….nel frattempo sorrido.
La campagna che ho intorno, comunque, sembra non ascoltare i miei pensieri: nel momento in cui penso alla luce, nuvoloni grigi si avvicinano (o sono io che vado verso di loro?). Porteranno vento e pioggia, ancora… questa volta, però, solo fuori di me. Non importa, perché io lo so. Lo so, che l’arcobaleno, prima o poi, splenderà delicato e lucente….nel frattempo sorrido.
«E non sai quanta bellezza
sta
negli occhi disperati,
stropicciati
come te»
No che non lo sai: non lo sai perché la testa è
troppo confusa, i pensieri troppo pesanti e tu persa nel vuoto della rabbia
mista a indecisione. Serve qualcuno che,
casualmente (o provvidenzialmente, come preferisci) arrivi di fronte a te e, con
impatto misuratamente irruento o delicato, ti dica che il tuo viso rigato dalle
lacrime, con qualche cicatrice (visibile o meno), è bellissimo così come è. È
la carta vincente per far vedere al mondo che puoi realizzare qualcosa di
grande, perché più di tanti hai capito cosa vuol dire sentire l’assenza di un
senso leggero che ringrazia per una nuova giornata, che è felice anche per poco.
Hai capito o no, mamma in preda al panico e alla
rabbia perchè dentro di te non batte più un solo cuore, ma due? Hai capito, giovane dal sentore di un futuro
tradito e aspettative negate? Hai nelle tue vene tutta la forza necessaria per
prendere in mano la situazione e lavorare perché la tua Vita possa farsi
meravigliosa.
Credici, perché puoi…e infondo infondo lo sai anche !
Credici, perché puoi…e infondo infondo lo sai anche !
«Ci
sono anch’io
in
questo concerto di spine e di perle
tu
ridi per quando hai tenuto la faccia
composta
davanti alle sberle»
Sono quasi a casa mentre Agliardi canta questo verso e quando me ne rendo conto sul mio volto si distende un sorriso.
Sono quasi a casa mentre Agliardi canta questo verso e quando me ne rendo conto sul mio volto si distende un sorriso.
Sì, caro Niccolò, anche questa volta hai ragione. Si
ride molto più di gusto dopo essere stati a lungo col broncio. È una risata
leggera, che ne sa di una felicità sottile e vulnerabile: esattamente come ogni
cosa preziosa. La Vita è strana e le sue sberle, come le chiami tu, fanno davvero
male a volte. Ho visto troppi ragazzi feriti e mamme sfregiate da ciò che non
meritavano, e sono ancora troppo pochi gli anni di servizio che conto in questo
volontariato, per un numero così grande. La mia accoglienza in un ascolto
empatico e in braccia aperte alle loro si è chiesta più e più volte cosa io
potessi fare di fronte a tanto dolore… perché a me il dono e dovere di aiutarle
ad aprire il loro cuore e cercare un cammino di accettazione, perdono e
risoluzione?
Forse, Niccolò, hai ragione ancora una volta, ci
dovevo essere anche io in questo concerto di spine di perle, dove la Vita è
perfezione e distruzione al tempo stesso. Ci dovevo essere perché siamo fatti
non solo per noi stessi, ma anche per gli altri. Ci uniscono fili invisibili,
destini che si intrecciano e il bisogno assoluto di essere accolti per ciò che
siamo davvero, anche nella nostra più assoluta fragilità! E allora, sì, “ci
sono anche io”: promesso, mia cara Vita.
E’ una promessa quella di servirti per un sorriso,
senza risparmiarsi neppure una lacrima! Che siano giovani, mamme o giovani
mamme!
Quando inizia un’altra canzone mi rendo conto che
questo viaggio, oggi, è stato molto più lungo del solito, ma fortunatamente
sono arrivata a casa in tempo. Mi piace troppo questa canzone! È così semplice
che apre mondi infiniti di immaginazione e di appropriazione… è un binario sul
tempo, in avanti o all’indietro, come decidiamo di percorrerlo (oltre che
essere un ottimo disintossicante di qualità alla mia dipendenza).
Grazie, Niccolò, per il regalo che mi hai fatto, con questo testo e questo ritmo incalzante… e scusami se non ho ricordato neanche per attimo i tuoi (e i miei) amati braccialetti rossi (che ogni domenica mi fanno comprendere l’importanza di avere sempre un pacchetto di fazzoletti a portata di mano).
È che …la tua storia, la loro storia, forse
somiglia un po’ alla nostra: a quella di chi non smette di credere che per
sorridere pienamente alla Vita, anche nei momenti peggiori, non bisogna né
fuggire né nascondersi, ma solo avere il coraggio di afferrare la mano che è
tesa vicino a noi e cominciare a rialzarsi, camminare e correre insieme.
D’altronde io mi ricordo, sai, (solo i testi delle
canzoni, per le cose importanti necessito di almeno una ventina di post-it
sparsi per casa): eri sempre te che in passato cantavi…
“Io non ho finito!”
Neanche noi, Niccolò… neanche noi!
Daniela S.
(Foto Dawn Ashley: happiness CC)
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