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Gli Hitler di oggi



Una riflessione sul valore che diamo alla vita tra presente e passato prossimo.


Ottanta anni fa circa, quasi sei milioni di ebrei furono uccisi perché considerati un ostacolo per il dominio da chi si reputava appartenente ad una "razza superiore". Ai loro occhi gli ebrei apparivano come delinquenti, corrotti, inferiori e potremmo continuare questo elenco di "banalità". Oggi, a parte una piccola sfortunata minoranza - per fortuna -, tutti concordano sia che Hitler fosse un pazzo, un uomo violento e cattivo, sia che non verrà più permessa una tragedia del genere. 

Eppure ci sono tanti piccoli Hitler che agiscono silenziosamente e che noi facciamo finta di non vedere e di non sentire. Mariti che uccidono le mogli, neonati gettati nella spazzatura, violenze indicibili: basta che ascoltiate cinque minuti un telegiornale e di sicuro ne sentirete parlare. Peccato che quelle siano solo una parte di tutte le vittime. Ma mai una volta che si senta parlare dei bambini abortiti. Mai.

Nel passato ci sono state diverse prese di posizione nei confronti dell’aborto.Nelle culture matriarcali  l’aborto generalmente veniva ritenuto un insulto alla divinità femminile e si pensava che rifiutare una vita donata dalla Dea portasse sfortuna. Nell’antica Grecia, invece, c’era la così detta kalokagathia, cioè l’uomo doveva essere bello e buono, e perciò si ricercava la perfetta forma fisica, e così si iniziò a parlare di eugenetica - il primo fu proprio il filosofo Platone -. Nella società romana, invece, l’uomo era il pater potestas e spettavano a lui tutte le decisioni: aveva anche il diritto di vita o di morte su un figlio.

Nella società cinese e indiana molte bambine vengono abortite ancora oggi solo per il fatto di essere femmine. Purtroppo è una dura realtà che pochi si ostinano a combattere. Basta pensare che attualmente negli USA e in Europa si può acquistare una crema antirughe ottenuta dai bambini abortiti. E non sono gli unici casi raccapriccianti. Anche in Cina una azienda usa i feti per la produzione dei propri cosmetici. In Inghilterra, i medici di una clinica specializzata in aborti vendevano i feti dicendo che “Un bambino deve avere 28 settimane di vita perché sia riconosciuto legalmente come essere umano. Prima di questo momento equivale a spazzatura". E’ quasi un affare per le donne: un feto viene pagato tra i 70 e i 150 dollari. 

Mentre noi stiamo zitti, c’è gente che fa soldi sulle vite umane: perché un bambino non nato cos’è se non una vita umana? Molti, invece, vorrebbero considerare il concepito un bambino solo dopo il terzo mese di gravidanza, limite ultimo consentito per l’aborto ( ancora più se contempliamo l'aborto "terapeutico")... quindi ieri era un “grumo di cellule”, oggi è un bambino. E’ un po’ come dire: “ieri ero un alcolizzato, oggi non più, sono guarito” : ma la persona che sei oggi, eri anche ieri. Serve molto più di un giorno per uscire fuori dal problema dell’alcool. Così per una vita umana: ventiquattro ore non possono fare tutta la differenza che vorrebbero farci credere nello sviluppo di un bambino nel grembo materno.

Eppure questo è il nostro mondo, non quello di ottanta anni fa: si impedisce a un bambino di venire alla luce per produrre una nuova crema antirughe, si fanno esperimenti sugli embrioni, si lasciano morire i malati perché considerati un costo sociale. Ma pensate se quel bambino fossi stato tu e la tua vita considerata come un qualsiasi prodotto commerciale: la tua vita venduta per raccimolare 100 dollari. Una soluzione va cercata e va in questa direzione la campagna ‘ Uno di noi’, che sta raccogliendo firme in tutta l’Europa proprio per difendere le vite umane concepite e non ancora nate.

Giovanni Paolo II scrisse nell’Evangelium Vitae: "Ritroviamo l'umiltà e il coraggio di pregare e digiunare, per ottenere che la forza che viene dall'Alto faccia crollare i muri di inganni e di menzogne, che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle la natura perversa di comportamenti e di leggi ostili alla vita, e apra i loro cuori a propositi e intenti ispirati alla civiltà della vita e dell'amore". Allora davvero cerchiamo di togliere i paraocchi, di fare in modo che tra qualche anno nei libri di storia non si parli di una seconda Shoa, questa volta contro chi non è ancora nato.
(Ilenia Viale)

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