Quanto costa avere un figlio? Di questi tempi di crisi molte giovani coppie si pongono la domanda. Passeggino, carrozzina, culla, corredino, vestitini, pappe, biscottini, pannolini.
L’altro giorno ho avuto la prova empirica, nell’andare a comprare delle cose essenziali per una famiglia bisognosa: una confezione di latte in polvere (di buona marca ma la più economica), biscottini da sciogliere nel latte, una confezione di acqua (per preparare il latte è meglio l’acqua oligominerale), totale venti euro.
Durata nel tempo: una settimana, forse due per il latte. Beh, ho iniziato a pensare che forse la genitorialità responsabile è un ragionamento che fila di questi tempi, anche se, personalmente fino a ora mi sembrava un ragionamento freddo e calcolatore. Poi ho scoperto che c’è chi deve mettere in conto le spese per avere effettivamente un bambino.
Prendendo come punto di vista quello economico che ho imparato ad adottare mi sono chiesta: ma effettivamente avere un bambino artificialmente quanto costa? E ho fatto una scoperta agghiacciante. Anche per questo esistono i low cost. Mi viene da pensare a un outlet del bambino, abbastanza raccapricciante come idea. Sì, perché bastano 200 euro per avere un bambino artificialmente: a Bruxelles i giornali a fine agosto annunciavano che “è in arrivo la fecondazione low cost”.
A questo prezzo non si trova neanche più uno smartphone. Sul sito della fondazione belga “The walking egg” che promuove questo metodo, si legge che lo studio rientra in un progetto internazionale che mira alla sensibilizzazione sul problema della mancanza di figli nei paesi poveri. Secondo la fondazione, semplificando le procedure di diagnostica di laboratorio e di fecondazione in vitro e modificando i protocolli di stimolazione ovarica per la fecondazione in vitro, le tecniche di fecondazione artificiale possono essere offerte a rezzi accessibili a tutti. E in questo periodo di crisi, l’offerta si rivolge anche ai Paesi occidentali.
Forse presto troveremo l’offerta come deal del giorno su Groupon, al via i tre per due e le carte fedeltà. La crisi arriva dappertutto e non possiamo permettere che la fabbrica dei bambini ne soffra. I costi umani? Non c’è spazio per questi nelle logiche della matematica utilitarista. I sogni, anche quelli vanno bene, ma solo se a buon mercato. E se i risultati non dovessero essere ottimali, la scusa è pronta nel cassetto: “cari miei, che potevate pretendere a quel prezzo?”.
Giovanna Sedda
Giovanna Sedda
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