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La poltrona del Papa, un corto delicato sull’adozione.

Cristina Capotondi: l'esordio alla regia è un inno alla vita e alla famiglia.

Il 13 di marzo scorso, come molti di voi sapranno, il mondo ha festeggiato l’anniversario dell’elezione di Papa Francesco. In questo anno insieme, denso di avvenimenti, ce ne sono stati di toccanti, emozionanti. E tanti eventi curiosi. Senza dubbio uno degli episodi più curiosi è stato quando un bambino, incurante delle barriere, è andato da quel signore vestito di bianco che parlava a tutti. 

E che si è fermato per un attimo a parlare con lui. La sua presenza non lo infastidiva: addirittura si è seduto sulla sua poltrona! Molti hanno pensato: ma i genitori dove sono? Quel bambino fa il comodo suo? Tutti però hanno apprezzato il gesto di tenerezza del Papa: la carezza, il lasciarlo fare. Come se fosse stato suo nonno. C’è chi ha pensato di prendere quel gesto di tenerezza, ed esaltarlo con un cortometraggio. 

Cristiana Capotondi, attrice giovane e coi capelli rossi e le lentiggini, che tutti abbiamo apprezzato in “Notte prima degli esami”, ha voluto fare al Papa un regalo. A lui e al movimento Amici dei bambini, che si occupa di assistere le coppie in attesa di adottare. Una storia delicata, girata con un tocco leggero da lei stessa, in qualità di regista. Lo stesso bambino che si è seduto sulla poltrona del Papa recita nel corto. Alcuni passaggi mi hanno molto impressionato. Anzitutto, le scene iniziali, praticamente mute. Solo un gioco di sguardi ci spiega tutta la drammaticità delle donne che scoprono di essere infertili. Ed è in quel momento che entra in scena Papa Francesco, che dalla tv fa riferimento alla figura di Giuseppe, il padre amorevole che prende in mano la situazione. 

Ed il papà mancato della storia a Giuseppe si ispira, e si muove per adottare. Tanto che, quando il bimbo chiede: “chi è quell’uomo vestito di bianco?” La mamma risponde: “Lui è l’uomo che ci ha fatti incontrare”. In pochi minuti una storia di amore, una storia di famiglia. Pulita, semplice. Che ci insegna che far passare bei messaggi è difficile, perché serve una grande arte per non essere stucchevoli o moralisti. Ma quando ci si riesce, è bellissimo.

Giovani prolife / EP

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