L'India lancia l'allarme: il mercato degli uteri in affitto in al centro di una inchiesta ministeriale che indaga il fenomeno in bilico tra schiavitù e profitto. Ce ne parla il sociologo Giuliano Guzzo.
Se fosse un film sarebbe una pellicola horror, da seconda serata; di quelle storie cupe, che iniziano male e, il più delle volte, finiscono peggio. Purtroppo però il dramma dell’utero in affitto, in India, non è un film bensì una realtà drammatica e redditizia, molto redditizia: si stima che, complice l’assenza di un quadro giuridico che lo regolamenti, il mercato complessivo – che si sostanzia nella disponibilità di donne che, seguite in apposite strutture, concepiscono tramite fecondazione extracorporea, portano in grembo e poi danno alla luce un figlio da cedere alla nascita – oggi abbia già sforato il tetto stellare dei 2 miliardi di dollari [1]. Una montagna di denaro che forse è la vera ragione per la quale, finora, in pochi si sono preoccupati di verificare in che cosa realmente consista questo businness. Ma in questi giorni è uscito un documento che fa finalmente chiarezza.Si tratta di un dossier intitolato Surrogate Motherhood-Ethical or Commercial?[2] - approvato dal ministero e che reca in calce la firma della dottoressa Ranjana Kumari del Centre for Social Research – redatto in seguito ad una ricerca condotta nelle cliniche indiane dove si effettua la maternita surrogata. Il lavoro, eseguito studiando i casi concreti e intervistando 100 madri surrogate e 50 genitori committenti, pur non avendo la valenza di pubblicazione scientifica rappresenta un’inchiesta estremamente interessante perché, per la prima volta, mette a nudo la realtà di un mercato eticamente molto discutibile ma, almeno fino ad oggi, poco esplorato nelle sue dinamiche concrete. Come già accennato, gli esiti di questa ricerca sono a dir poco allarmanti e dicono che ...
Continua a leggere l'articolo qui: http://giulianoguzzo.wordpress.com/2013/07/23/india-lorrore-della-maternita-surrogata/
Autore: Giuliano Guzzo
Foto: Giovani Prolife/Persico