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Una veglia per la libertà.


Anche a Roma la veglia delle "sentinelle in piedi" in difesa della libertà di espressione.

Sabato 5 aprile, dalle 17 alle 18 in piazza Pantheon, si terrà a Roma la prima veglia romana delle Sentinelle in Piedi, realtà nata per difendere la libertà di espressione, minacciata dal ddl Scalfarotto, già approvato dalla Camera e ora in discussione al Senato.

Il ddl, pur presentandosi come strumento di tutela contro ingiuste discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali e transessuali, non specifica in alcun modo cosa si intende per ‘omofobia’, ‘transfobia’ né per ‘discriminazione’. Si lascia così al giudice l’assoluto arbitrio di valutare come ‘omofoba’ ogni semplice opinione contraria alle rivendicazioni politiche dei movimenti LGBT.

Chiunque affermasse in pubblico la propria contrarietà all’introduzione del matrimonio omosessuale o ribadisse il diritto di ogni bambino di crescere in una famiglia con un padre e una madre, può correre quindi il concreto pericolo di essere denunciato all’autorità giudiziaria e di subire la condanna alla reclusione fino a un anno e sei mesi.

Le Sentinelle in Piedi non sono un movimento, né un’associazione. Sono una resistenza di cittadini che tra fine 2013 e inizio 2014 ha portato nelle piazze italiane migliaia di persone. La rete delle Sentinelle è apartitica e aconfessionale: vegliano donne, uomini, bambini, anziani, operai, avvocati, insegnanti, impiegati, cattolici, musulmani, ortodossi, persone di qualunque orientamento sessuale, perché la libertà d’espressione non ha religione o appartenenza politica, riguarda e interessa tutti.

Proprio per questo, sabato 5 aprile, sarà benvenuta ogni persona che, unendosi alla veglia, sceglierà di difendere una libertà basilare e fondamentale – la libertà di pensiero e di espressione – riconosciuta e tutelata dall’art. 21 della nostra Costituzione. Vegliare oggi per poter continuare a parlare domani

Fonte: SiP

Omofobia? Contrastiamo piuttosto ogni discriminazione

Nonostante i gravi problemi italiani, si sostiene l'urgenza della legge sull'omofobia. la violenza e la discriminazione verso le persone omosessuali sono punite da sempre dall’ordinamento. Mentre ogni giorno vengono distrutti figli, concepiti naturalmente o in provetta, ma non si ritiene urgente una riforma.

«Ciò che soprattutto indigna riguardo al dibattito sull’omofobia è l’affermazione dell’urgenza della legge» commenta Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita. «Se, da un lato, si vive l’approvazione della proposta in un clima da ultima spiaggia, dall’altro si evita accuratamente di affrontare argomenti ben più importanti ed urgenti. 

Ogni giorno vengono distrutti figli concepiti naturalmente o in provetta ma non si ritiene urgente una riforma dei consultori familiari per trasformarli in strumenti univoci di tutela del diritto alla vita, capaci di restituire alla donna la libertà di non abortire; non si fa nulla per evitare che famiglie spinte dalla crisi sotto il livello di povertà siano spinte a rifiutare il figlio inatteso; non si prende in considerazione la richiesta di definire lo statuto dell’embrione umano per attuare compiutamente il principio di uguaglianza tra tutti gli esseri umani come richiesto da tempo da una proposta di legge di iniziativa popolare ribadita in tutte le legislature per iniziativa parlamentare.

«Invece si arriva a mettere a rischio gli equilibri politici per arrivare ad una legge inutile, visto che la violenza e la discriminazione verso le persone omosessuali sono punite da sempre dall’ordinamento giuridico, e dannosa se – come sembra – si vuole imporre uno stravolgimento del concetto stesso di famiglia, quale descritta nella Costituzione italiana e chiaramente supposta dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

«Si vuole lanciare in Italia ed in Europa una grande campagna contro ogni discriminazione?» si chiede Casini. «Ebbene, noi ci stiamo. Ma nel rispetto di discriminazioni vere e non presunte e secondo priorità fissate dai diritti umani. È, del resto, quello che i pro life europei stanno già facendo in tutti i 28 Paesi comunitari per chiedere il riconoscimento di ogni uomo, anche il più piccolo e non nato, come UnoDiNoi».

Comunicato Stampa MpV 
 
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