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Promuovere la vita nelle parole di Rita.

La testimonianza di Rita Colecchia, Presidente del MPV e del CAV di Termoli, tratta dalla trasmissione “Vivere la Vita” trasmessa il 29 Gennaio 2015 su Molise tv.

Rita, raccontaci di te…
Io vivo a Termoli, sono sposa di Lello dal 1991, ho due magnifici ragazzi, una ragazza di 17 anni Miriam e Jacopo di 12 anni e insegno religione presso l’Istituto Alberghiero di Termoli da 20 anni. Sono presidente del MPV di Termoli dal 2005. Oggi è diventato MPV e CAV di Termoli e svolgiamo questo volontariato con un gruppetto di persone che veramente si spende per promuovere la vita in vari modi.

Da dove nasce il tuo impegno come volontaria MPV?
La proposta di abortire la fecero anche a me ed è da questa esperienza personale che è nato il mio volontariato al servizio della vita. C’era già in embrione perché da quando eravamo fidanzati e novelli sposi volevamo iniziare questo tipo di volontariato, però all’epoca ci sono stati altri percorsi di vita, altri cammini. Ci capitò che nel 2000 rimasi incinta per la seconda volta e quando facemmo l’ecografia morfologica, il ginecologo che era un mio grande amico, era cresciuto con me, mi disse che il bambino aveva una patologia molto seria che non gli permetteva di vivere. E li mi disse: “ io so come la pensi ma te lo devo dire, probabilmente il tuo bambino non potrà vivere, io ti consiglio di effettuare l’aborto.” Ero al quinto mese di gravidanza e nell’aborto che mi dicevano essere terapeutico, io non vedevo una terapia, ma la soppressione di una vita umana. 

Mi è stato consigliato di partorire prematuramente perché questo bambino non aveva prospettive di vita. Io gli risposi, in quel momento mio marito non era con me, c’era mia madre, ” tu lo sai come la penso, questo figlio non è mio è di Dio e solo Dio deciderà della sua vita.” Per cui lo abbiamo accompagnato in tutta la gravidanza fino al termine con la preghiera, con le coccole, con la tenerezza, anche affiancata da una psicologa che già faceva studi sulla psicologia del feto nel grembo materno. Da quel momento, da quella grande proposta negativa che mi venne rivolta dal ginecologo, di abortire, nacque una forza di aiutare altre mamme come me. 

Francesco Pio è venuto alla luce a fine Gennaio del 2001, prima della Giornata per la Vita di quell’anno e salì al cielo il martedì successivo. Quindi veramente il nostro volontariato secondo noi è stato un disegno di Dio e la nostra famiglia con tante famiglie di Termoli svolge un servizio di accompagnamento alle donne in difficoltà che non riescono ad accogliere il proprio figlio perché ci sono delle sofferenze. Una meraviglia del nostro volontariato che volevo sottolineare è che non si salva solo la vita del bambino, si salva anche la mamma. Si pensi alle diverse implicazioni della sindrome post aborto.

"Diritto all'aborto"? No, pressioni su 1 donna su 5


Il Secolo XIX ci informa con un articolo dal titolo che sa di amaro. "Aborto: pressioni su una donna su cinque".
Diffidate da chi vi parla di aborto come libera scelta. Il quotidiano ligure ci informa sulle reali condizioni che spingono una donna ad abortire: "pressioni da parte del partner, l’insistenza dei familiari e quella degli operatori socio-sanitari".
Uomini che non si vogliono prendere le responsabilità, famiglie che hanno paura della vergogna, ginecologi che offrono facili soluzioni a un "problema": è questa la realtà, signori e signori. L'aborto non è un diritto nè una libera scelta. A volte non è neppure consapevole.
Così una donna su cinque, tra quelle che affrontano una gravidanza difficile o inattesa, decide di interrompere la gravidanza. A lanciare l’allarme è la Comunità Papa Giovanni XXIII che ha presentato a Bologna le attività svolte nel 2013 a favore delle maternità difficili.
Al "vorrei tenere un figlio ma non posso", la risposta più frequente è hai diritto a non potere, a scegliere della vita di tuo figlio. Anzi no, non si parla mai di vita del figlio, sarebbe sconveniente. A parte l'Associazionismo che di frequente si trova a svolgere il ruolo delle Istituzioni Pubbliche, nessuno risponde che il vero diritto è quello di poter accogliere il proprio figlio e di assicurargli il dono più prezioso, la vita. A questo le Istituzioni dovrebbero accompagnare un'adeguata politica sociale, di reale tutela e sostegno della donna e del bambino. Dovrebbero, condizionale. Esiste una soluzione più facile: eliminare il problema alla radice. Peccato che il problema sia un bambino e che sottomettere la vita di una persona a delle condizioni economiche, fisiche o psicologiche di qualcun altro che decida per lui... beh, non si inscrive in maniera perfetta nell'idea di diritto. Per di più, la stessa Comunità sottolinea come "se adeguatamente aiutate, la maggior parte delle donne, pur avendo preso in considerazione l’idea di abortire, decide di far nascere il proprio figlio".
Potremmo creare azioni di lobby, che oggi vanno tanto di moda. Ma il nostro è un volontariato concreto, che si sporca le mani, che non si ferma alle idee, che dà delle risposte concrete.
E allora... Viva la libertà, ma quella vera! E viva la solidarietà, il più importante perno della civiltà!

GS

Aborto: l’orribile spettacolo arriva live su Youtube.


Emily Letts, 25 anni, del New Jersey, ha abortito perché non si sentiva pronta ad avere un figlio.
Fin qui tutto ormai spaventosamente normale. Ma la brillante donna ha pensato di propagandare il suo gesto, rendendolo pubblico fino all'estremo: ha pubblicato il video del suo aborto su Youtube. Chi sostiene ancora –erroneamente- che la maternità sia un fatto privato, può oggi contrapporre il fatto che l’aborto sia un fatto pubblico (perché?).
A parte le riflessioni sul buon gusto della scelta (in altre parole, che me ne importa a me di vedere il tuo aborto?), risulta ancora più agghiacciante la testimonianza che accompagna il video (non aspettatevi che inserisca il link): “la società vuol far passare le donne che abortiscono come colpevoli ma non dovrebbe essere così. Io non mi sento né triste né colpevole. Mi sento in soggezione davanti al fatto che io possa concepire un figlio, che possa creare una vita”.
Riflettiamo, criticamente.
  • Quale società e in che modo vuole condannare le donne che abortiscono? È sempre facile la generalizzazione quando si vuole normalizzare un proprio comportamento. Io sono la società, me ne sento completamente parte e mi sento rappresentata da questa parola, ma sicuramente non giudico le donne che abortiscono. E come me, penso la maggior parte delle persone. E non mi si venga a parlare delle realtà prolife-terroriste. È una bugia che ci siamo stancati di sentire. Da anni, moltissime associazioni prolife nel mondo si occupano, ad esempio, di sindrome post-aborto, e di aiutare e accogliere le donne che hanno abortito.
  • Lei non si sente né triste né colpevole. Il fatto che Emily cerchi una giustificazione pubblica fa riflettere sulla veridicità dell’affermazione. Gli psicologi potrebbero dire molto in merito ma, siccome non è il mio mestiere, mi limito solo a un’osservazione generica. Ammettendo, e già faccio un grande sforzo di fantasia, che questa affermazione sia vera, chi dice che tutti siamo uguali e reagiamo allo stesso modo? E se mi si rispondesse a questa domanda che “lei non voleva sicuramente dire questo”, allora mi spiegate il senso del video? Se è una scelta personale con delle reazioni personali, perché renderla pubblica? Scusate l’azzardato e di poco gusto paragone ma… mi si autorizza a fare un video della devitalizzazione del mio dente (non un bello spettacolo)? Voglio dimostrare che a me non fa male.
    Da mass-mediologa (o aspirante tale) potrei dilungarmi sull'uso, non solo sbagliato ma raccapricciante e in continua espansione, dei mezzi di comunicazione e in particolare dei social media. Ma a questo, mi sono data una risposta tempo fa. I social come tutto ciò di cui ci avvaliamo, sono strumenti. E in quanto tali non sono né buoni né cattivi. Dipende dall'utilizzo che ne fa la persona, che è il reale soggetto. E che dovrebbe, prima di veicolare una qualsiasi informazione, chiedersi se il messaggio è opportuno e quali sono gli effetti che questa avrà su altre PERSONE. Sì, perché dietro gli schermi, a volte ci dimentichiamo che ci sono persone, con sentimenti reali!
  • Sulla soggezione ad essere donna, purtroppo non posso esprimere che un parere personale. Ma come si fa a vergognarsi del dono più grande che ci è stato dato? Mi sembra l’ennesima maschera dietro la quale nascondersi, per non affrontare la gravità di un gesto irreversibile e non privo di conseguenze sulla donna (dimostrabili scientificamente, non presunte o lette su Internet). Anche su questo punto, i miei amici psicologi potrebbero dire tanto. Non vi nascondo che, per scrivere questo post, avrei voluto studiare psicologia. Ma siccome così non è, lascio spazio alle riflessioni di ognuno.
Accompagno queste riflessioni con una storia di vita, una storia da CAV. Una donna di 32 anni, che non riesce ad avere figli con il compagno con cui è impegnata in maniera stabile e con il quale ha importanti progetti di vita, tra cui la costruzione di una famiglia. Nel raccontare la sua storia alla psicologa, si sofferma sull’aborto che ha subito quando aveva 17 anni e sui sentimenti che accompagnano questo ricordo che le danno ancora oggi la sensazione di “vuoto cosmico”. Parole, le sue, molto forti, che raccontano la sofferenza che ancora vive e i rimorsi che le impediscono ora di concepire un altro bambino. 
Aldilà dei dettagli e dei sentimenti che traspaiono anche dalla sua non comunicazione non verbale, dai suoi occhi velati di tristezza, per me, la frase più forte è “nessuno mi ha detto che era vita”. Due colloqui nei consultori, con una psicologa che le ha strettamente consigliato la soluzione per il suo “problema”, “fino a che sei ancora in tempo”.
Sento spesso questa frase: “nessuno mi aveva detto che dentro di me c’era una vita” o “nessuno mi ha realmente detto che cosa stavo facendo”. Per questo, sono triste (al contrario di Emily Letts), perché la propaganda fatta con armi di cattivo gusto, false e tendenziose, arriva alle donne. Ma è anche ciò che mi spinge a lottare per la vita: le donne che abortiscono sono spesso vittime di una cattiva informazione. Noi volontari prolife siamo qui per questo, per contrastare questo fenomeno di tristezza indotta. Chiamatelo "giudicare"... 

GS

Obiezione di coscienza e legge 194: l'eccezione alla regola.

In un clima d’antagonismo nei confronti dei medici obiettori, accostare il tema della laicità dello Stato a quello dell’obiezione di coscienza è divenuto un tabù, sul quale è concesso discutere solo in certi ambienti e a determinate condizioni. 

Oggi uno Stato autenticamente “laico” è quello che riconosce il diritto ad abortire e che tenta di circoscrivere il più possibile quello ad astenersi, come sembra emergere anche dalle considerazioni che hanno portato il Consiglio d’Europa ad accogliere il reclamo presentato alla Ong “International Planned Parenthood Federation European Network” che accusava l’Italia, a causa dell’alto numero di obiettori, di non garantire l’applicazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza.

La relazione annuale sull’attuazione della legge 194/78 presentata al Parlamento il 13 settembre 2013 evidenzia come anche in Toscana, al pari di molte altre Regioni italiane, dal 1983 al 2011 il numero degli obiettori tra i ginecologi sia cresciuto dal 51% al 65,8%. Davanti a questi dati, il pubblico si divide e sembra prevalere chi afferma che siamo di fronte a una compromissione del diritto di ciascuna donna all’IVG. Ma c’è ancora chi sceglie il dibattito, chiamando a parlare esperti medici, legali e religiosi, come è avvenuto all’ospedale Careggi di Firenze dove, venerdì scorso, i ragazzi del Movit - l’associazione universitaria dei giovani del Movimento per la Vita - di Firenze e Siena e quelli del Movit dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma hanno organizzato una tavola rotonda dal titolo “Laicità dello Stato e obiezione di coscienza”.

L’incontro, moderato da Lucia Leoncini, magistrato ordinario in tirocinio, è iniziato ricordando il significato autentico di laicità dello Stato, che non significa “indifferenza”, ma piuttosto il riconoscimento di un’incompetenza degli organi pubblici a giudicare le istanze interiori del singolo e che implica, quale corollario a questa garanzia di non intromissione, l’imparzialità dello Stato medesimo. A seguire Francesco Zini, ricercatore di Filosofia del diritto dell’Università di Verona ha illustrato i profili tecnico-giuridici dell’obiezione di coscienza, ricostruendone la storia in qualità di “eccezione a una norma giuridica” ma che, in quanto prevista e disciplinata dalla legge, deve comunque essere adempiuta.

Tra i relatori, Jean- Marie Mupendawatu, segretario del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari ha richiamato i cattolici all’impegno in difesa della vita in tutte le sue fasi, portando ad esempio la lettera che nel 1990 l’allora re del Belgio Baldovino scrisse in occasione della sua sospensione dalla carica per evitare di controfirmare la legge che avrebbe legalizzato l’aborto nel suo Paese. In chiusura è intervenuta Donatella Nannoni, medico ginecologo. La dottoressa con la propria testimonianza ha evidenziato l’importanza di partire dall’esperienza per individuare i problemi di ogni singolo caso e per far emergere proprio dai bisogni della donna la soluzione migliore da adottare, nell’ottica di intraprendere insieme a lei una strada alternativa all’IVG. Emerge dunque un dovere del medico il quale, “in scienza e coscienza”, è chiamato a tentare di salvare il proprio paziente, per quanto piccolo, nascosto ed indifeso egli sia.

Eleonora Gregori Ferri.

Figlia del silenzio



"Si vede crescere normalmente. Abbiamo consultato la letteratura internazionale e, se riusciremo a farla nascere, sarà il primo caso al mondo di una donna che arriva in coma con così poche settimane di gestazione." Queste sono le parole del Dott. Caradente riferite alla piccola Maria, una bambina che sta lottando con una tenacia incredibile per poter nascere. Sua madre Carolina Sepe lotta anche lei la sua solitaria e silenziosa battaglia per la vita. 

Già perchè Carolina Sepe, 25 anni di Avellino, lotta contro il coma. Da quella fatidica sera del 25 Agosto quando Domenico Aschettino, ora in carcere, le ha sparato alla testa dopo aver ucciso suo padre. 

Il marito Giampiero non si è mai rassegnato. E' tutti i giorni ore a parlare con la moglie, a farle ascoltare le canzoni che un tempo hanno ascoltato insieme. Tutti i giorni rinnova sui social network la sua richiesta di preghiera per la salute della moglie...e della figlia. 

La piccola Maria dovrebbe nascere intorno a Natale. Uno splendido regalo per suo padre, per sua madre avvolta nel silenzio. E per tutti noi.

Giovanni Gori

Super-child: il bambino dai poteri straordinari

Superman_by_LeMex on Deviantart

Nicola Weller è una donna inglese di 29 anni, mamma di una bambina di quattro anni che si trova improvvisamente ad aspettare il secondo. Non voluto: Nicola usava la spirale per evitare una seconda gravidanza. Eppure, quando la vita bussa alla porta, non si può prevedere. Così, Nicola rimane incinta anche se non è convinta di tenere il bambino.

La situazione si complica quando la donna viene mandata dal medico di base all’ospedale Bridport Community nella contea inglese di Dorset per sottoporsi ad alcuni controlli. L’esito del controllo si rivela un’amara sorpresa: alla donna viene diagnosticato il cancro all’addome. La reazione di Nicola è quella che si può immaginare davanti a una situazione tanto tragica: “Ero devastata. Mi è semplicemente caduto il mondo addosso. Ero terrorizzata dall’idea di lasciare mia figlia senza madre”.

A Nicola viene fissata la data dell’intervento a cui precede una ecografia. Ma, come nella migliore delle favole, mentre la donna aspetta di sapere dove sia collocato esattamente il tumore… “l’infermiera improvvisamente si è alzata ed è uscita dalla stanza. In pochi minuti è ritornata con altri tre radiologi”.

È allora che a Nicola viene comunicata la notizia più inattesa: il tumore è scomparso. Gli ormoni prodotti dalla gravidanza sono riusciti a sconfiggere il suo male e la mamma è salva grazie al nuovo arrivato: Brandon.

«Incontrare il figlio che mi ha salvato – ha detto la madre – è stato bellissimo. È davvero un bimbo forte. Lo abbiamo persino soprannominato “Superman”: è nato con il braccio destro puntato in avanti [...] “È come se qualcuno lo avesse mandato dall’alto per salvarmi la vita. Non volevo quel bambino e ora invece sono piena di gioia per il fatto che c’è».

Cantava, un cantautore italiano, qualche anno fa… “La forza della vita”.

Giovanna Sedda

Gloria, tetraplegica, scopre una grande emozione: diventare mamma.


Riportiamo di seguito una lettera che viene riportata dai principali social network. La scrive Gloria, una ragazza tetraplegica, che ci racconta la sua gioia nell'aspettare e dare alla luce il suo bambino. Una storia che riempie di emozione e di speranza e ci ricorda come la diversità allontana ma l’accoglienza unisce…

"Era il 31 marzo dell’anno scorso quando scoprii di essere incinta (è già passato quasi un anno),sembra ieri quanta emozioni, dopo un aborto e quando abbiamo deciso di riprovarci il mese dopo è avvenuto il miracolo…..la prima eco all’ottava settimana ho potuto vedere il cuoricino del mio amore battere forte….al 4°mese mi dicono che arriva un maschietto…io ero già li a pensare com’era…ero cosi impaziente di vederlo….è stata una bellissima gravidanza senza troppi fastidi, sono andata in vacanza, diciamo che non mi sono risparmiata nulla e ne sono contenta….l’ho vissuta proprio a 360°….che bei ricordi….alla 32°settimana la mia gine mi ha detto che il piccolo poteva nascere prima e di stare un po’ piu attenta x arrivare almeno al 36° settimana, rallento un po’ i ritmi e cerco di fare quello che riesco…. la sera del 29 novembre sento qualche dolorino ma non mi sembravano tanto forti da dover andare in ospedale, vado a letto e a mezzanotte i dolori aumentano ma sopportabili, vado in bagno e si rompono le acque…mi faccio una doccia calda mi preparo e all’una arrivo in ospedale.. in macchina scherzavo e ridevo con mio marito…al primo figlio si è proprio inconscienti ma meglio cosi,non sapere cosa accadrà…quando arrivo mi dice l’ostretrica che sono solo di 1 cm e che comunque devo rimanere in ospedale perche si sono rotte le acque, alle 3 mandano mio marito a casa perchè gli dicono che è troppo presto….dal monitoraggio solo deboli contrazioni…mi mettono in camera con altre due ragazze che hanno già i loro pargoli ma i miei dolori aumentano e vado avanti e indietro dal bagno... arriva l’ostetrica e mi propone di andare nella camera dei monitoraggi e di fare una bella doccia calda, seguo il suo consiglio e ci sto x un’ora, l’acqua calda mi attenua i dolori…arriva alle 6 m i visita e mi dice che sono di 6 cm e che dobbiamo andare in sala parto, alle 6.45 chiamo mio marito, lui era cosi tranquillo che gli avevano detto quando è andato via la sera prima se non partorisce x domani sera si fa l’induzione…(cavoli io pensavo domani sera, sono arrivata all’una di notte…)lui era già x strada quando l’ho chiamato… arriva mi vede che sono già in pieno travaglio…grazie al lui e al suo amore e all’ostretrica(arrivata al cambio delle 7)che è stata veramente molto umana e amorevole, alle 8.38 sento il mio amore piangere…un’emozione indescrivibile… tremavo come una foglia…me l’hanno subito messo sulla pancia, era un batuffolino cosi piccolo…3300kg x 50 cm di puro amore…ancora ora quando ci penso mi viene da piangere….cosi è venuto al mondo il mio Nicholas…oggi ha tre mesi e mi riempie la vita di gioia, il suo sorriso è ossigeno x il mio cuore…l’amore piu’ grande che possa esistere…. Ah dimenticavo è nato lo stesso gg della mia madre e cosi ha fatto un regalo in piu’ anche alla nonna… Grazie amore mio di riempire le nostre giornate…." Gloria
 
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